Dalla didattica a distanza alle mascherine, dalle vaccinazioni ai trasporti. Quando mancano due mesi alla prima campanella del prossimo anno scolastico, prevista per il prossimo 14 settembre, sono ancora tante le incognite sul tavolo degli uffici regionali. Ne abbiamo parlato con l’Assessore all’Istruzione, Luciano Caveri.
Come possiamo immaginarci la ripresa delle attività scolastiche a settembre?
Siamo nelle condizioni di garantire un’apertura corretta, ma stiamo in allerta, pronti anche ai rischi derivanti dalla famosa variante Delta, che potrebbe essere nuovamente aggressiva fra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Da questo punto di vista, con la sanità riapriremo le vaccinazioni degli insegnanti per giungere al massimo della possibilità vaccinale, prima della riapertura e stiamo ragionando per gli studenti sopra i 12 anni. Nel frattempo vedremo anche quale decisione verrà assunta dal Governo rispetto all’obbligatorietà. Il ministro Bianchi ha detto che non ci sarà, ma ci sono altre voci nel Governo che seguendo modellistiche di altri paesi europei, ci stanno invece pensando. Io personalmente sono per l’obbligatorietà della vaccinazione, lo sono per il settore sanitario ma anche per quello dei servizi pubblici, compresa la scuola.
La Valle d’Aosta sarà in grado di garantire il ritorno in classe al 100%?
La questione riguarda le scuole superiori ed è legata ai trasporti. Dipenderà dalla percentuale che verrà, nel mese di agosto, prefissata per i traporti. E’ chiaro che se i trasporti saranno al 50% di capienza non riusciamo a dare il giro, al 70% è problematico, l’80 – 85% sarebbe interessante, diverso ovviamente il 100%. Lavoriamo in stretta connessione con l’Assessorato ai traporti e cerchiamo di essere molto flessibili. E’ possibile anche che si fissino dei criteri, lasciando una discrezionalità legata all’autonomia scolastica. Molti miei colleghi assessori auspicano un ritorno in presenza al 100% per le classi prime e quinte, questa potrebbe essere un’ipotesi, e poi percentuali variabili a seconda dell’aggressività del virus. La mia speranza è di tornare al 100%, agevolati anche dalle vaccinazioni. Mi sembra che la tendenza in corso ,e lo si è visto nelle scorse ore con il modello francese del Green pass, è che laddove tu hai i vaccinati, questi possono convivere e tra l’altro si incomincia a dire che laddove si è tutti vaccinati, si può convivere senza mascherine.
Quali sono le maggiori problematiche sul prossimo anno scolastiche?
Quando presenteremo i dati la prossima settimana in una conferenza stampa cominceremo a registrare la chiusura di alcune scuole dell’infanzia, mentre aumentano le classi nelle scuole medie superiori. La scorsa settimana abbiamo affidato uno studio che dovrebbe completarsi a fine anno e ci dirà l’evoluzione dei prossimi 10 anni. Questo ci consentirà per tutte le classi di capire l’andamento per non disperdere delle energie. Bisognerà lavorare meglio sull’orientamento. L’obbligo scolastico dei 16 anni è stata una scelta giustissima, ma ci sono molti che si avventurano nelle superiori aspettando solo di compiere i 16 anni per uscire dal circuito scolastico. Questo non è possibile, la scolarità almeno fino al diploma va assicurata a tutti gli studenti valdostani, però bisogna lavorare moltissimo sull’orientamento, anche per fare capire che non ci sono scuola di serie A, i licei, e di serie B gli istituti professionali, anche perché poi ci accorgiamo che il mondo del lavoro richiede delle figure professionali che oggi non abbiamo. L’altro filone delicatissimo è quello dell’edilizia scolastica su Aosta.
Sull’edilizia scolastica restano confermati gli indirizzi delineati nel Defr?
Si, anzi sono stati prorogati per il prossimo triennio. Sul Liceo classico dobbiamo aver prima dell’apertura dell’anno scolastico queste otto classi che verranno montate nel parcheggio sottostante al liceo. Non sono contento che si debbano fare, però sono assolutamente indispensabili. Questo è legato al rallentamento dei lavori del Liceo scientifico di Viale della Stazione che procede lentissimamente, e probabilmente si andrà alla rescissione del contratto. Dopo l’estate con una delibera va fatto il quadro definitivo sulle scuole: l’abbattimento delle magistrali di via Torino, la decisione definitiva se il Manzetti va ristrutturato con costi enormi o se va abbattuto e sostituito con una scuola nuova, sapendo sempre che poi avremo lo tsunami della denatalità.
L’ex sede del Maria Adelaide di via Torino verrà, quindi, abbattuta?
I tecnici ci dicono così. Quando ti mettono sul piatto i costi di messa in sicurezza, dell’antisismico e degli interventi di tipo energetico, paragonati a quelli di una nuova costruzione, scopri che la nuova costruzione costa meno, laddove non ci siano valori di tipo storico sull’edificio. E’ chiaro ad esempio che l’ex sede del liceo scientifico non era abbattibile.
Come verrà affrontata la carenza di palestre ad Aosta?
La questione è delicatissima e problematica. I lavori pubblici non sono in grado di garantire l’apertura di più cantieri, abbiamo messo i soldi per la realizzazione di una o due palestre, in tempi rapidi, all’inizio dell’anno prossimo, e poi altre due o tre devono essere costruite. Purtroppo questa è una situazione di disagio che vale anche il mondo dello sport, per questo la realizzazione avverrà in sintonia con il Comune di Aosta ma anche con il Coni. A settembre – ottobre bisognerà arrivare a delle decisioni definitive che portino anche alla non costruzione della scuola polmone di Tzamberlet, che potrebbe rimanere per una piccola porzione con una soluzione di palestra.
Nella programmazione rientra anche la nuova Università
Abbiamo l’ambizione entro la fine prossimo anno di aprire l’Università. Stiamo valutando una soluzione per gli uffici che sia più vicina, di quelle fino ad oggi prospettate, perché è chiaro che fra la fine del primo lotto dell’Università e la costruzione della Beltricco e della Giordana passeranno alcuni anni. L’Università ha oggi una disponibilità finanziaria per poter realizzare qualcosa per gli uffici nell’area dell’università stessa. Deve essere una costruzione rapida, coerente con la scelta progettuale. Una volta si diceva prefabbricato, ma chi va a visitare il Liceo Bérard si rende conto che sono costruzioni fatte per durare 20 anni. Questa sarà una tecnica costruttiva sulla quale dobbiamo riflettere sempre più, soprattutto per la rapidità.
Un altro progetto riguarda l’inserimento a Palazzo Cogne di uno studentato
Abbiamo una trattativa aperta con la parte di Fondazione Crt che si occupa degli studentati. Abbiamo fatto un sopralluogo qualche settimana fa. Quella è una costruzione enorme, oltre allo studentato bisognerà far tornare una parte dell’associazionismo del Cral Cogne.
Le trattative sono aperte, tra l’altro lo studentato potrebbe servire anche in periodo estivo come ostello della gioventù e potrebbe ospitare anche i ragazzi che oggi non trovano posto nel Convitto Chabod o presso San Giuseppe. Il progetto è molto ambizioso, per la Fondazione Crt sarebbe interessante fare un investimento per la Valle d’Aosta.
Quali altri sono i dossier sui quali l’Assessorato sta lavorando?
Sono molti, ci sono dossier che verranno discussi nel corso dell’anno scolastico. Un tema significativo ad esempio è quello dei libri scolastici che vengono dati gratuitamente agli studenti valdostani. Si sta lavorando sull’orizzonte digitale, su nuovi rapporti rispetto alle possibilità di scelta dei libri. Stiamo ipotizzando in primavera di fare una vera e propria fiera per i libri di scuola, che possa consentire agli insegnanti di fare delle scelte ragionate. Questo è un tema importante, perché rappresenta un costo molto elevato per l’amministrazione ed è un prezioso supporto per le famiglie, caratteristico peraltro della nostra autonomia.
L’altro dossier riguarda la questione delle norme di attuazione dello Statuto, che verrà rivista, in particolare l’annosa questione dello status giuridico degli insegnanti. Sappiamo che crea dibattito, ma non si può volere la botte piena, cioè i concorsi regionali, e la moglie ubriaca, ciò lo status giuridico degli insegnanti dello Stato, perché è chiaro che sono due cose incompatibili. Sono autonomista e seguendo modelli di altre realtà, come la provincia autonoma di Trento, ritengo che immaginare di avere uno status giuridico regionale non sia un fattore eversivo. Quel modello ha funzionato perfettamente, non vedo perché non dovrebbe funzionare per noi. Questo ovviamente è un tema di confronto e dibattito con le organizzazioni sindacali. La revisione deve comunque avvenire con una riforma della norma di attuazione della scuola che risale al lontanissimo 1975.