Carolina Filippini, l’energia di una “cogneintze” per il restauro di Westminster

13 Marzo 2022

Il percorso, inizia a Torino, più precisamente al Politecnico, dove nel 2004 si laurea in Architettura. Subito dopo, durante la preparazione per l’esame di stato, lavora occasionalmente per il papà di una sua amica in uno studio di Ingegneria a Vercelli, ma nel frattempo la relatrice della tesi le suggerisce di partecipare al concorso per un Dottorato in Storia e Critica dei Beni Culturali e Ambientali al Politecnico di Torino, concorso che supera con successo alla fine del 2004. Il percorso si pone quale obiettivo lo studio della rappresentazione urbana delle città negli scritti letterari, in particolare di Parigi e Londra. Il Dottorato, finanziato dall’Unione europea, prevede un periodo da trascorrere all’estero e così Carolina opta per l’Inghilterra, dove approfondisce gli aspetti della città di Londra attraverso gli scritti di Dickens, con il supporto di un professore specializzato sull’autore presso la University of Kent at Canterbury.

Lo stile di vita britannico, e in particolare nella capitale inglese, colpisce positivamente Carolina che, terminato il Dottorato, decide di inviare la propria candidatura in tre diversi studi locali. Tutte le candidature riscuotono successo e la scelta ricade quindi su uno studio, il Dannatt Johnson Architects, che si occupa principalmente di restauro. Nel corso dei sei anni successivi, Carolina può misurarsi con molti progetti, alcuni dei quali anche molto interessanti come, ad esempio, quello della Chiswick House, una villa palladiana del 1700, del Castello di Dover, o ancora del Royal Naval College di Greenwich, i cui edifici sono siti Unesco

“L’impatto iniziale non è certo stato semplicissimo, soprattutto quello con la lingua – racconta Carolina – fortunatamente vivevo con quattro ragazze inglesi che mi hanno da subito coinvolta in tutte le loro attività. Per migliorare, da amante della lettura, mi sforzavo di scegliere testi in lingua, aiutandomi con il dizionario. Negli anni non ho mai avuto molti amici italiani, quindi sono sempre stata immersa nella realtà locale. Ormai penso in inglese, tanto che, quando rientro in Italia, mi capita talvolta di non trovare i vocaboli nella mia lingua madre”.

Anche la realtà del mondo del lavoro nel Regno Unito è molto diversa da quella in Italia: più dinamica e senza il sogno del “posto fisso”. In Inghilterra è normale cambiare e, anzi, si tratta della via maestra per progredire nella carriera. Con il passare del tempo Carolina osserva come, nella realtà inglese, ogni grande istituzione abbia al suo interno uno specifico dipartimento che si occupa della gestione e manutenzione dei propri edifici e decide dunque di candidarsi per una posizione aperta presso l’University College London. Superata la selezione, inizia così questo nuovo percorso da project manager, un ruolo che le consente di selezionare e guidare i liberi professionisti che si occuperanno di specifici progetti.

La progressione di carriera porta Carolina a lavorare per altre istituzioni, tra cui la Kingston University ed il British Museum, per approdare infine al Parlamento britannico: un’opportunità straordinaria in quanto non si tratta di un’autocandidatura, bensì sono gli stessi responsabili della struttura a chiedere a Carolina di occuparsi del restauro di questa prestigiosa e storica sede istituzionale.

Le grandi opportunità che la terra britannica ha riservato a Carolina la portano a presentare la richiesta di cittadinanza: “Volevo dimostrare riconoscenza a questo territorio che mi ha regalato tante soddisfazioni – racconta – la curiosità è data dal fatto che la mia richiesta è intervenuta proprio alle soglie dell’indizione del referendum sulla “Brexit”, una proposta che mi ha trovata profondamente contrariata, tanto da pensare di ritirarla”.

Ciò nonostante, le ripercussioni di questo evento non sono state così rilevanti e Carolina continua ad occuparsi dei lavori di restauro di Westminster. Nel tempo libero, invece, Carolina ama dedicarsi alla grande passione che l’accompagna da sempre: l’arrampicata sportiva. La conformazione territoriale non è certo delle più adatte per la pratica di questa disciplina sportiva, ma a Londra sono presenti molte strutture che consentono di svolgere l’attività “indoor”. In una di esse, gestita da una Onlus il cui obiettivo è quello di avvicinare all’arrampicata persone con diversi background sociali, culturali o con varie disabilità, Carolina svolge attività di volontariato, al fine di promuovere l’arrampicata come sport praticabile da tutti anche in una realtà urbana. Oltre a questo, ha iniziato a praticare un’altra disciplina che la appassiona molto, il circo contemporaneo, ossia un insieme di attività che comprendono diverse tecniche di tipo fisico e acrobatico. L’aspetto di queste attività maggiormente apprezzato da Carolina è senza dubbio l’ambiente fortemente inclusivo: in queste realtà convivono infatti tante tipologie di persone, di tutte le età e di tutte le fisicità.

Le prospettive per il futuro di Carolina sono state fortemente segnate dall’avvento della pandemia da Covid-19, che nel 2020 l’ha costretta a non poter rientrare in Valle per un periodo molto lungo. “Nel 2019 è nata mia nipote – spiega Carolina – poi è arrivata la pandemia, l’ho lasciata bebè e l’ho ritrovata bambina. Mi sono resa conto che mi stavo perdendo dei pezzi importanti della mia famiglia. Mi mancano tutti molto, in modo particolare mia sorella Francesca, e vedersi su Skype non è la stessa cosa”. Carolina non è certo una persona da “colpi di testa”, ma chissà che il prossimo futuro non la riporti a casa.

 

 

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