E ‘ripresa questa mattina la requisitoria del pg Vittorio Corsi al processo d’appello per il delitto di Cogne. E i toni sono stati accesi e accusatori come quelli di ieri. Corsi questa mattina ha parlato del pigiama indossato dalla Franzoni e dell’arma del delitto, un mestolo o oggetto simile. Il quadro che ieri ha cominciato a disegnare il procuratore generale Vittorio Corsi, che per sei ore ha portato avanti la sua requisitoria, vuole confermare l’impianto della sentenza che ha condannato a trent’anni di reclusione Annamaria Franzoni. Alla presenza della mamma di Cogne accompagnata dal marito, il pg senza mezzi termini ha parlato di ?figlicidio?, di una rabbia furibonda che ha portato la donna a picchiare con un mestolo il figlio che piangeva troppo. Se per Corsi i fatti sono chiari l’anomalia è stata ed è la medializzazione di questo caso. Annamaria preparerebbe secondo il pg ogni sua apparizione pubblica con cura, con l’arte della dissimulazione, con il pianto, anche se poi ?si tradisce ogni tanto?, così come dell’intercettazione telefonica dove in una conversazione captata dai microfoni dell’Arma il 6 marzo 2002: “Dice ‘non so cosa mi e’ succ…?, poi si corregge in ?non so cosa gli e’ successo“.
Il pg Corsi non ha lesinato accuse anche nei confronti della famiglia di Annamaria, che definisce un vero e proprio clan, capace di costruire un personaggio portato poi all’opinione pubblica. Un clan capace di influenzare, tramite le conoscenze alto locate soprattutto del padre di Annamaria, Giorgio Franzoni, giornalisti e politici delle alte sfere. ?Hanno denunciato giudici, pm, vicini di casa, consulenti?. In sei ore di requisitoria Corsi non ha voluto dimenticare nulla, citando intercettazioni telefoniche che testimoniano come la famiglia abbia cercato di depistare gli agenti, come quando si è cercato di fare trovare un martelletto e presentarlo come l’arma del delitto, ?al limite della frode processuale“. Per questi motivi Annamaria non merita attenuanti per il pg.
La ricostruzione poi del giorno in cui venne ucciso il piccolo Samuele Vittorio Corsi l’ha presentata con precisione ?La donna è salita sul lettone di Sammy in posizione sovrastante, punitiva, che fa pensare al tentativo di bloccare un figlio che si nasconde sotto le lenzuola per evitare gli scappellotti“. Per Corsi, Annamaria Franzoni avrebbe avuto cinque minuti per agire senza essere vista mentre Davide, il fratello di Samuele, era fuori a giocare. “Lei è stanca, ha dormito male, tanto che in piena notte ha fatto chiamare un medico. Sammy piange, le monta la rabbia, prende un oggetto di rame e scende nella camera da letto. Devi dormire, testone! Devi dormire … Perde il controllo e colpisce. Poi copre il bimbo con un piumone. Un gesto di rimozione“. Porta poi Tommy allo scuolabus, rientra in casa, dà l’allarme e poi quello che è successo dopo è noto. Corsi ha chiesto indirettamente ad Annamaria di indicare almeno con quale oggetto abbia ucciso il figlio.
Nelle sei ore di accuse Annamaria Franzoni, a fianco del suo nuovo legale Paola Savio, imperturbabile, ha rigettato ogni provocazione soprattutto quella della costruzione mediatici di tutta la vicenda “Sono esterrefatta – ha detto in una pausa del processo – sembra che io passi come una persona che condiziona i giornalisti. Come se io potessi dire mettetemi quella dichiarazione o tagliatela. E’ una colpa – ha aggiunto – se siamo una famiglia unita? In quel momento eravamo attaccati da tutti, ci dovevamo difendere?. Oggi Corsi farà la sua richiesta, il 2 e 3 aprile toccherà all’avvocato difensore Paola Savio che nei giorni scorsi si è detta ?certa? dell’innocenza di Annamaria.