Catturata una nuova immagine del buco nero: nel team di ricercatori anche la valdostana Elisabetta Liuzzo

Il secondo scatto a M87, il buco nero lontano 55 milioni di anni luce dalla Terra, realizzato con il contributo dell’astrofisica Elisabetta Liuzzo. L'immagine in luce polarizzata rileva la struttura del campo magnetico.
La ricercatrice valdostana Elisabetta Liuzzo e l'immagine del buco nero
Società

A distanza di due anni arriva il secondo scatto a M87, il buco nero lontano 55 milioni di anni luce dalla Terra. Nel 2019, considerata l’importante svolta scientifica, l’immagine venne nominata “foto del secolo”.

Il misterioso corpo celeste torna a far parlare di sé. Nei giorni scorsi il consorzio internazionale Event Horizon Telescope ha pubblicato un ritratto di M87 in luce polarizzata.

Tra le istituzioni partner, impegnate nel progetto, anche l’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, di cui fa parte la ricercatrice valdostana Elisabetta Liuzzo.

La svolta scientifica del 2019 mostrava come appare un buco nero al centro della galassia, oggi “abbiamo tra le mani un’immagine di luce polarizzata”.
Qual è la differenza? “È un po’ come un paio di occhiali polarizzati che servono per cambiare direzione alla luce” semplifica l’astrofisica Elisabetta Liuzzo. “In questo caso si sta guardando come la luce viene deviata dal mezzo che c’è tra noi e il buco nero”.

Rispetto all’immagine continua catturata due anni fa, questa “consente di ricavare maggiori dettagli sulla struttura del campo magnetico intorno al buco nero in regioni spaziali che non erano mai state studiate prima”. Specifica inoltre “campo magnetico la cui presenza era già stata dedotta dalle immagini del 2019, ma sulla cui struttura nulla si poteva dire”.

Rispondere alla macro domanda “com’è fatto il campo magnetico al centro del buco nero” è prima di tutto una sfida tecnologica. “Stiamo guardando con una risoluzione che ci permetterebbe di osservare una moneta sulla Luna”. Da qui la necessità di utilizzare strumenti adeguati. Tra questi una rete di otto telescopi sparsi nel mondo che ne formano uno virtuale grande come il diametro della Terra.

“Dal punto di vista scientifico – invece – sono più le porte che si aprono” afferma la ricercatrice. “Servono più osservazioni per vincolare i modelli teorici che ci spiegano come la materia viene emessa e viene accelerata a distanze così lontane dal centro della galassia”.

I dati utilizzati per ottenere la fotografia in luce polarizzata sono stati raccolti nel 2017. Rispetto alla prima rappresentazione, acquisita nel 2019, sono stati necessari, da parte del team composto da circa 300 ricercatori, ulteriori analisi e metodi di pulizia del dato.

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