Cime Bianche, nasce una raccolta firme per tutelare il Vallone

La raccolta firme è stata ideata dal CAI Valle d'Aosta per coinvolgere la popolazione e presentare il programma in Consiglio Regionale. Assieme all'Associazione Ripartire dalle Cime Bianche, sono state presentate oggi alcune proposte alternative al progetto dell'impianto sciistico.
CAI Vallone delle Cime Bianche
Società

Il progetto del collegamento funiviario intervallivo con Cervinia attraverso il Vallone delle Cime Bianche continua a sollevare dubbi e proteste riguardo ai criteri di fattibilità e soprattutto sull’effettivo valore che la costruzione di un nuovo impianto sciistico in un territorio naturale e vergine apporterebbe alla Valle d’Aosta.

Il CAI Valle d’Aosta e l’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche, hanno presentato oggi, mercoledì 17 novembre, durante una conferenza stampa, i loro progetti e la loro posizione in merito alla questione delle Cime Bianche. In particolare è stata presentata una raccolta firme, ideata dal CAI locale, per coinvolgere la popolazione e dimostrare l’interesse dei cittadini per la questione, in modo da presentare il programma in Consiglio Regionale.

Durante i vari interventi sono stati presentati gli svantaggi e i danni che questo progetto apporterebbe al territorio e all’ecosistema del Vallone delle Cime Bianche, sia da un punto di vista economico che ecologico. Sono intervenuti, portando le loro testimonianze e punti di vista, Piermauro Reboulaz, presidente del CAI Valle d’Aosta; Marcello Dondeynaz, referente Associazione Ripartire dalle Cime Bianche; Jean Maresca, operatore turistico ad Ayas; Marta Capetillo, tour operator in Scandinavia e Vincenzo Torti, Presidente Generale del Club Alpino Italiano.

Tra le molte argomentazioni portate a favore dell’abolizione del progetto, una delle più pressanti è quella relativa all’impatto ambientale e naturalistico degli impianti, distruggendo definitivamente una risorsa territoriale importante. Come afferma Torti  “Queste tematiche vanno affrontate con serietà per rispetto delle generazioni presenti e future, la politica non c’entra niente. Noi abbiamo a cuore il futuro della montagna dobbiamo riconoscere l’assurdità di qualcuno che propone una ricchezza diffusa con un progetto che va a distruggere una ricchezza già esistente. Noi siamo convinti che il futuro della montagna sia nella valorizzazione di luoghi autentici e meravigliosi”.

La prospettiva turistica

Una delle principali motivazioni della realizzazione degli impianti è la possibilità di offrire al turista un comprensorio sciistico ampio e intervallivo che colleghi i comprensori di Cervinia alla Valtournenche, alla Val d’Ayas e alla Valle di Gressoney. Ma questo punto viene ampiamente contestato dalle testimonianze degli operatori turistici intervenuti che lavorano con o nella nostra regione.

Come afferma Maresca, ad attrarre il turista in Valle d’Aosta sono soprattutto le particolarità del territorio e dei suoi abitanti. “I nostri clienti ci insegnano – con il loro stupore – che siamo all’interno di un territorio ricchissimo per le particolarità naturalistiche, ma anche per la storia e la cultura, un aspetto che ci differenzia da molti altri comprensori sciistici”.

Nello specifico, anche per il mercato del turismo scandinavo, ad oggi il più importante nella nostra regione, questo impianto sciistico non costituirebbe motivo di attrazione, anzi. Secondo Capetillo “il turista scandinavo è abituato a viaggiare, amante di sport e natura e amante del prodotto tipico e autentico. Vuole vivere la montagna sentendosi esploratore della natura incontaminata, vuole il piccolo ristorante, il prodotto tipico, sentirsi a casa… Oggi i giovani turisti scandinavi sono eredi di quei freeriders degli anni ‘90 e sono anche molto sensibili ai temi del cambiamento climatico, non a caso Greta Thunberg è svedese”.

Le proposte alternative del CAI

Se, dalle testimonianze di valdostani, turisti e tecnici del settore intervenuti, il progetto presenta diversi problemi di realizzazione, mantenimento e utilità, l’obiettivo del CAI e dell’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche non è solamente quello di criticare e distruggere. Infatti, la parola chiave degli interventi è “valorizzazione”, declinata soprattutto in due punti.

Il Vallone delle Cime Bianche presenta un ingente patrimonio di ricchezze naturalistiche, già riconosciute dall’Unione Europea che l’ha inserita nei Siti Natura 2000, ma anche archeologiche e geologiche con la cava di pietra ollare. Questa particolarità è estesa a tutto il territorio e, come afferma Marcello Dondeynaz, “va valorizzata con due proposte: trasformare Cime Bianche in un parco naturale, in quanto già area protetta, ma mai gestita, mentre il parco rappresenterebbe un presidio di sviluppo locale. Utilizzando circa metà del budget per la funivia si creerebbe un presidio per 40 anni creando 15 posti di lavoro.” La seconda proposta, infine, è quella di creare un ecomuseo della pietra ollare a fronte dei numerosi reperti archeologici in questo materiale rinvenuti nella zona del Vallone e nei comuni sottostanti.

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