Il pericolo è scampato. La tanto attesa invasione dei “barbari” provenienti da fuori Valle, alla conquista dei 65 posti a ruolo banditi nella nostra regione dal concorsone per insegnanti, non c’è stata. La scadenza per l’invio delle domande era fissata al 15 novembre scorso e la sovrintendenza agli studi, prima di chiudere definitivamente le iscrizioni, ha deciso di attendere fino a lunedì per consentire l’eventuale arrivo delle ultime raccomandate. Al momento, comunque, le domande ricevute sono circa 320 e il numero finale non dovrebbe discostarsi più di tanto da tale cifra. Tra queste, quindi, sarebbero pochissime quelle arrivate dal resto d’Italia: 10-15 per la scuola secondaria e circa la metà per la primaria.
A fare il punto della situazione sono stati i rappresentanti dei sindacati della scuola Cgil, Savt, Cisl e Snals, che ieri hanno incontrato una cinquantina tra aspiranti insegnanti e precari. “I vostri veri ‘avversari’ alle selezioni saranno i liberi professionisti – ha spiegato Katya Foletto della Cgil – architetti, ingegneri, avvocati e commercialisti che in questo periodo di crisi faticano, come tanti, a sbarcare il lunario e che si giocheranno le loro chances per ottenere un posto a tempo indeterminato nella scuola”.
L’ombra dei ricorsi anche in Valle d’Aosta
Nel frattempo, l’iter procede. “Il prossimo passaggio sarà l’apertura delle buste – ha spiegato Alessia Démé del Savt – per verificare il possesso dei requisiti, mentre la prova di pre-selezione si svolgerà il 17 e 18 dicembre”. Come già accaduto nel resto d’Italia, dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dal Codacons, ammettendo con riserva anche i laureati non abilitati, anche il Valle d’Aosta tra le domande ricevute potrebbero esserci molti richiedenti senza requisiti (una settantina in tutto, sommando le stime fatte da ogni sindacato, ndr). Si tratta principalmente di persone che sono già nell’ottica di presentare ricorso contro l’eventuale esclusione ed ottenere così una sospensiva che consenta di partecipare comunque alle selezioni. “I tempi per presentarlo saranno molto stretti – ha aggiunto Corrado Fosson della Cisl – e ovviamente si rischia di fare tutto il percorso per poi sentirsi dire, alla fine, che questo non è comunque valido. In ogni caso, si tratta di un ricorso da presentare in maniera individuale con un esito che fino all’ultimo grado di giudizio rimarrà incerto”.
Il disagio dei precari
Confusi e anche un po’ delusi, i presenti alla riunione hanno sfogato la loro rabbia. “Questo è un concorso riservato, altro che ordinario”, ha commentato qualcuno riferendosi ai limiti imposti dal bando sull’anno di laurea. “Tanto è già tutto scritto, finiranno ad insegnare quelli che non hanno mai messo piede in un’aula, mentre noi precari con 6-8 anni di esperienza maturata sul campo resteremo senza lavoro”, ha continuato qualcun altro, prendendosela con i liberi professionisti. E anche sull’ipotesi ricorso, molti si sono detti perplessi: “Sperare di ottenere un risultato in questo modo è come aspettare che ritorni la cometa di Halley”.
La questione dei TFA
Non è meno sentita, la questione riguardante i Tirocini Formativi Attivi, in ambito nazionale e locale. Anche in questo caso, i sindacati sono stati chiari. “A chi è riuscito a superare le selezioni fuori Valle consigliamo vivamente di continuare con il percorso intrapreso – ha spiegato Alessandro Celi dello Snals – anche se questo richiederà grandi sacrifici economici e di tempo, anche perché non è ancora chiaro se e quando il Ministero darà il via libera alla seconda tornata alla quale l’Università della Valle d’Aosta e la Regione hanno già dichiarato di voler partecipare”. Per chi sta già affrontando i TFA, i sindacati hanno promesso d’impegnarsi per ottenere “almeno il rimborso delle tasse universitarie”.
Anche in questo caso, gli insegnanti presenti in sala non hanno usato mezzi termini. “Siamo andati tutti a Torino sul carro bestiame a fare le selezioni perché qualcuno ha tentennato, quando era il momento di farsi avanti: ancora una volta si è perso del tempo prezioso e a pagare siamo sempre noi”.