Nove pazienti monitorati a domicilio, oltre agli utenti ricoverati nelle RSA di Pontey e Verrès, e l’obiettivo di estendere il servizio.
L’Assessorato alla Sanità ha cominciato che da martedì 14 aprile è stato avviato il servizio di telemedicina riservato ai pazienti positivi al Covid-19 in isolamento domiciliare.
Servizio prevede, tramite l’applicativo Phebo – un sistema di “e-Health Care” per supportare gli operatori sanitari nelle attività di telemonitoraggio -, il monitoraggio a distanza della temperatura corporea e dell’ossimetria (ovvero l’indice di saturazione di ossigeno nel sangue) attraverso un termometro, un saturimetro e un telefono cellulare su cui è installata l’app “eVoDroid”.
Il paziente – spiega l’Usl – viene “arruolato” mediante la segnalazione da parte dei medici dell’Unità sanitaria di continuità assistenziale, che ne valuta la situazione clinica. Gli operatori della Croce Rossa, in seguito, provvedono quindi a consegnare al paziente un telefono cellulare con l’app eVoDroid e un saturimetro.
Con l’attivazione su Phebo, il paziente viene inserito nel database della Centrale di telemonitoraggio, che monitorerà i parametri rilevati.
Il paziente – prosegue l’Azienda – è autonomo nel proprio telemonitoraggio e dovrà eseguire la misurazione dell’ossimetria tre volte al giorno (alle 8, alle 14 e alle 19) e della temperatura due volte al giorno (alle 8 e alle 19); con gli orari prestabiliti opportunamente segnalati dall’app.
Nel caso in cui i valori inseriti dovessero superare quelli di soglia stabiliti – ovvero la temperatura superiore ai 37,5° e/o una saturazione minore o uguale di 94% – un “alert” giungerà alla Centrale di triage che segnalerà l’anomalia alle Usca o al Soccorso sanitario 118, che a loro volta avvieranno la presa in carico del paziente e, se necessario, l’intervento immediato a domicilio. Per qualsiasi evenienza il paziente può contattare la Centrale di Triage dalle 8 alle 20 ed il 118 negli altri orari.
Secondo i dati a disposizione dell’Azienda Usl e del Coordinamento per l’emergenza Sars Cov-2 i pazienti “arruolabili” sono circa un centinaio.