Coronavirus, l’Ospedale da campo saluta la Valle d’Aosta

Nei sei mesi di operatività ha accolto complessivamente 33 pazienti paucisintomatici, che hanno avuto mediamente una degenza di circa 20 giorni.
Immagine di archivio - ospedale da campo militare
Società

L’Ospedale da campo dell’esercito lascia la Valle d’Aosta. A Palazzo regionale si è svolta oggi, lunedì 7 giugno, la  cerimonia di commiato con i responsabili della struttura dell’Esercito Italiano.

Messa a disposizione dal Primo reparto di Sanità di Torino dell’Esercito italiano e allestita nell’Area Pepinière di Aosta, la struttura ha messo a disposizione 20 posti letto per pazienti Covid a bassa intensità sanitaria e 2 sub-intensivi. Nei sei mesi di operatività ha accolto complessivamente 33 pazienti paucisintomatici, che hanno avuto mediamente una degenza di circa 20 giorni.

Fino al mese di marzo, all’interno della struttura hanno operato vari profili sanitari dell’Esercito Italiano, oltre a 18 unità logistiche: nello specifico un medico responsabile della struttura, 4 medici, 9 infermieri, 3 operatori socio-sanitati e 8 Operatori Logistici della Sanità.

Saluto commiato ospedale da campo
Saluto commiato ospedale da campo

A seguito del progressivo avanzamento della campagna vaccinale e la diminuzione dei casi ospedalizzati, l’assetto sanitario presso l’ospedale da campo è stato ridotto a favore dei centri vaccinali regionali.

“L’aiuto fornitoci dall’Esercito è stato fondamentale nella fase difficile della pandemia, soprattutto in considerazione della situazione critica delle nostre strutture sanitarie e della presenza di un solo ospedale regionale”, ha sottolineato il presidente della Regione Erik Lavevaz, ringraziando i rappresentanti dell’Esercito. L’assessore alla Sanità, Salute e Politiche sociali, Roberto Alessandro Barmasse, ha espresso “soddisfazione per il grande spirito di collaborazione con l’Esercito che ha svolto un importante ruolo di supporto alla popolazione e che ci ha dato un grande aiuto sia per l’ospedale sia per le vaccinazioni e i tamponi: insieme si è sempre cercato di ottenere risultati”.

All’incontro hanno partecipato, oltre a Lavevaz e all’Assessore Barmasse accompagnati dal Capo di Gabinetto della Presidente della Regione Paolo Di Nicuolo, dal Capo della Protezione civile Valle d’Aosta Pio Porretta e al Direttore generale dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta pro tempore Marco Ottonello, il Vice Comandante dei Supporti Logistici dell’Esercito Italiano, Col. Alessandro Tassi, il Comandante del Centro Addestramento Alpino, Gen. B. Matteo Spreafico, l’Ufficiale Responsabile Regionale, Col. Giovanni Santo, il Comandante del Primo Reparto Sanità, Ten. Col. Filippo Tremolada, il Direttore dell’Ospedale da Campo, Ten. Col. Medico Tommaso Sciarra, l’Ufficiale Coordinatore Regionale, Ten. Col. medico Massimo Stella.

 

0 risposte

  1. L’esercito è stato fondamentale nel momento più critico della pandemia??
    Tenendo, in 6 MESI, 33 pazienti praticamente asintomatici o con sintomatologia minore che non potevano andare a casa per impossibilità di isolarsi??
    Io non credo proprio che sia stato fondamentale!
    Purtroppo l’ospedale da campo ha gravato sull’ospedale Parini per l’impossibilità di accogliere una determinata tipologia e quantità di pazienti.. questo di certo non ha alleggerito il carico di lavoro cui tutti quanti gli operatori della salute si sono trovati a dover far fronte durante i mesi più duri della pandemia.
    Inoltre, il dato che diffondete è oltre modo dissonante, 33 pazienti in 6 mesi in una struttura attrezzata con 20 posti letto, equivale ad una media di 5/6 pazienti al mese.. il che significa che il reparto è vuoto! Il che significa che lo spreco di risorse umane, attrezzature medicali, luce, acqua e corrente elettrica è stato ingente! E forse risorse ed attrezzature potevano essere impiegate in maniera più sapiente.
    Coglierei l’occasione del commiato per sottolineare invece che, a distanza di un anno e mezzo dall’inizio di questa pandemia, nessuno si è ancora disturbato a trovare una soluzione concreta per gestire il Covid e per far sì che l’ospedale possa proseguire con le sue attività ordinarie, senza dover sempre sacrificare i reparti esistenti, le attività elettive ed ambulatoriali e di conseguenza penalizzare in continuo chi ha bisogno di cure in cronico o in acuto.

    1. Pienamente d’accordo su tutto e aggiungerei la scarsa attenzione posta alle difficoltà di chi ha lavorato e sta tutt’ora lavorando nei reparti Covid sub-intensivi.
      Per esempio, per menzionarne una, non viene retribuita né l’indennità di malattie infettive né l’indennità di terapia sub-intensiva agli operatori sanitari.
      In otto mesi sono passati centinaia di pazienti con sintomatologia grave, tutti a carico dei reparti ospedalieri, senza nessun aiuto o “alleggerimento” da parte di nessuno.
      Ci saranno riconoscimenti o cerimonie per loro?

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