“CULTURE E CITTADINANZA. LA POLITICA DELL’IMMIGRAZIONE: ANALISI E PROSPETTIVE”

La seconda giornata di lavori dell'annuale convegno organizzato dal Centro Comunale Immigrati Extracomunitari ha chiuso le analisi e i dibattiti incentrati sul tema dei minori immigrati in Valle d'Aosta. Il seminario...
Società

La seconda giornata di lavori dell’annuale convegno organizzato dal Centro Comunale Immigrati Extracomunitari ha chiuso le analisi e i dibattiti incentrati sul tema dei minori immigrati in Valle d’Aosta.
Il seminario dal titolo ?Culture e cittadinanza. La politica dell’immigrazione: analisi e prospettive? nella sua prima fase ha visto gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni locali, Regione e Comune di Aosta, per delineare quanto si è fatto in questi anni rispetto alla materia oggetto dell’incontro.

Nel definire le linee guida seguite dall’Amministrazione regionale, Patrizia Scaglia, dirigente del Servizio famiglia e politiche giovanili dell’Assessorato regionale alla Sanità, Salute e politiche sociali, ha spiegato come, a partire dall’inizio degli anni ’90, la prima realtà istituzionale a porsi il problema di dare una risposta alle richieste del mondo dell’immigrazione sia stato il Comune di Aosta con l’istituzione del CCIE. ?Un ulteriore passo avanti è stato poi rappresentato dalla legge 285 che ha permesso di ragionare in senso innovativo e con più soggetti del territorio su temi quali l’inserimento dei minori, l’accoglienza, la mediazione?. Nel presentare le diverse realtà che compongono la rete e i tavoli di lavoro sui temi dell’immigrazione, Patrizia Scaglia ha evidenziato la crescita di azioni e di progetti legati ai minori immigrati ?Nel 2003 i progetti presentati sono stati 8, tra il 2005 e il 2006 sono stati 28. Il numero dei soggetti istituzionali interessati si è allargato dalle scuole ai comuni e alle comunità montane, segno dell’attenzione nei confronti del tema degli stranieri. Si lavora sempre più in un sistema integrato e su progetti incentrati non solo sullo straniero ma anche sul territorio e la comunità locale?.
Nell’affrontare, infine, in maniera critica la logica alla base dei processi in atto, ha concluso affermando che ?le logiche sono variegate perché all’interno delle stesse istituzioni i tavoli di lavoro sono diversi. Bisogna fare un lavoro di mediazione anche tra le logiche in modo tale da impostare il lavoro sulla comunità locale in un discorso di integrazione più allargato?.

Giuliana Ferrero, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Aosta, ha relazionato su ?Diritti e Doveri, le politiche locali di immigrazione tra inclusione e pari opportunità? sottolineando l’estrema attualità dei temi in discussione. ?Parlare dei minori stranieri – ha detto – significa affrontare un problema molto spinoso, quello dell’immigrazione, dal lato più morbido?. Riportando alcuni dati dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha poi evidenziato come ?negli ultimi due anni la paura degli italiani nei confronti degli stranieri è aumentata, così come è aumentato un bisogno forte di regole, regole di vita nella città?.
Ad Aosta su 1500 residenti stranieri, 300 sono minori, pari al 20%. A livello nazionale il dato delle nascite dei minori italiani si attesta al 17% sull’intera popolazione italiana, segnando così una netta contrazione delle generazioni minorili nel tessuto sociale italiano.
Giuliana Ferrero nell’evidenziare come vi siano ancora molte zone d’ombra rispetto alla raccolta di dati sui minori stranieri ha detto ?non abbiamo elementi certi sui minori stranieri non accompagnati, che è un dato in crescita in Italia e comincia ad affacciarsi anche qui;, sul lavoro minorile, sui minori che chiedono asilo, sullo sfruttamento sessuale delle minorenni. Aumenta il numero di minori delle seconde generazioni, nelle quali, secondo ricerche europee, si registra un aumento degli atti devianti rispetto ai dati riferiti alla prima generazione di immigrati. Questo dato ci deve far riflettere: alcuni esperti in modo provocatorio ci dicono che i ragazzi stranieri delle seconde generazioni sono quelli che hanno assorbito e si sono confrontati con il modello occidentale. Sempre, quando ragioniamo sugli stranieri, siamo costretti anche a ragionare su di noi, sulla nostra società?. Infine, parlando di integrazione e del ruolo importante di regia ricoperto dai comuni e dagli enti locali, l’assessore comunale ha sostenuto che l’integrazione deve attuarsi tra le diverse politiche, tra i diversi livelli istituzionali e tra la sfera pubblica e la comunità ?perché spetta proprio ai comuni e alle istituzioni farsi carico delle paure di chi ospita e di chi è ospitato e costruire la convivenza ?.

Dalla visione prettamente locale si è passati all’analisi di tematiche relative all’adolescenza e alle diverse dimensioni e realtà che caratterizzano l’immigrazione più in generale.
Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione è così intervenuto sul tema ?Ius sanguinis ius soli – Le nuove frontiere della cittadinanza?.
?Gli immigrati vivono sul nostro territorio, lavorano, producono ricchezza, ma non sono considerati cittadini?
ha commentato. Trucco si è soffermato sugli aspetti giuridici relativi al mondo dell’immigrazione e della cittadinanza, con particolare attenzione ai nuovi scenari che si apriranno in materia qualora venga approvato il nuovo disegno di legge sull’Immigrazione depositato dal Governo.

A fare da collante tra le riflessioni e analisi emerse in mattinata è stato l’ultimo intervento di Roberto Benedice, psichiatra, professore associato di Antropologia culturale presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Torino. Beneduce si è soffermato sul tema dell’identità e su come quel ?Noi? cui tanto ci rifacciamo nel confronto con coloro che definiamo ?altri?, in realtà sia solo un soggetto immaginario perché ?quando parliamo degli altri – ha spiegato – lo facciamo come se fossero diversi da noi, come se riferirsi all’immigrato voglia dire parlare di qualcosa che è al di fuori di noi. Così facendo continuiamo ad ignorare quello che in realtà ci servirebbe: la storia dell’altro, i motivi che lo hanno condotto qui, i perché?. ?La Storia passata ha un ruolo fondamentale in questo processo, siamo tutti complici e silenziosi davanti all’essenziale – ha continuato Beneduce – perché continuiamo a parlare di processi immigratori, di paure, di criminalità, di problematiche legate all’immigrazione senza conoscere quegli aspetti del passato che rappresentano in realtà le risposte che cerchiamo?.
L’invito del professore, dopo aver riportato storie e analisi antropologiche e non solo, è stato quello di ?guardare a quel ?prima? che ha portato all’immigrazione e non solo al dopo?. E riprendendo il tema della paura ha concluso ?Prima di avere paura dobbiamo sapere di che cosa e questo può avvenire conoscendo la storia passata, che diventa sempre più biografia, sintomo e risposta?.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte