Dal Parco del Mont Avic e l’Usl uno studio sull’esposizione alle radiazioni ionizzanti di chi lavora all’aperto

Lo studio - spiega una nota congiunta dell'Ente parco e dell'Usl - prevede il monitoraggio delle diverse radiazioni a cui è sottoposti chi, per lavoro o svago, trascorre gran parte del tempo all’aperto in montagna, quindi in ambienti ad elevata altitudine.
Parco del Mont Avic
Società

Il Parco naturale Mont Avic e l’Usl della Valle d’Aosta hanno collaborato studio dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti di chi opera in ambiente montano.

Durante i mesi estivi, infatti, l’Ente parco ha avviato due progetti a favore della tutela della salute che prevedono il monitoraggio delle diverse radiazioni a cui sono sottoposti coloro che, sia per lavoro sia per svago, trascorrono gran parte del loro tempo all’aperto in montagna, quindi in ambienti ad elevata altitudine.

Ambienti nei quali – spiega una nota congiunta del Parco e dell’Azienda sanitaria – “si è infatti più facilmente esposti a diversi tipi di radiazioni, naturali ma potenzialmente anche nocive”.

Il progetto più recente, che ha visto il coinvolgimento della Struttura complessa di Fisica Sanitaria dell’Usl valdostana, riguarda le radiazioni ionizzanti. L’obiettivo è quello di stimare sia la quantità di tali radiazioni presenti nell’ambiente, sia la dose che viene effettivamente assorbita dal corpo umano nonché dal cristallino, per valutare eventuali rischi per la salute.

Nel mese di agosto sono stati consegnati ai guardaparco e agli operai forestali del Parco naturale Mont Avic dei dispositivi indossabili – dei dosimetri –, in grado di rilevare la quantità di radiazioni ionizzanti che i lavoratori assorbono durante la loro attività all’aperto.

I dati raccolti saranno ora elaborati dal personale specialista in fisica medica dell’Usl della Valle d’Aosta, in collaborazione con l’Istituto nazionale di astrofisica. Nel processo, verranno associati i dati sperimentali a modelli matematici di radiazione cosmica e quindi effettuate valutazioni epidemiologiche riguardanti l’eventuale incidenza di patologie radioindotte, come tumori cutanei e cataratte.

Questa attività – si legge ancora nella nota del Parco – si inserisce in continuità con il progetto “UV Watch”, in corso grazie alla collaborazione con Arpa Valle d’Aosta ed il coinvolgimento dell’Università Sapienza di Roma, in cui si procederà a misurare l’esposizione degli stessi soggetti alla radiazione ultravioletta solare. I due progetti, congiuntamente, vogliono così estendere le valutazioni a un’ulteriore regione dello spettro elettromagnetico, integrando così al meglio la protezione e la tutela del personale esposto.

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