Sono stati 881 i casi trattati dall’Ufficio del Difensore civico della Valle d’Aosta nel 2020, 843 dei quali definiti nell’anno. Il confronto rispetto al 2019, anche per il venir meno di istanze collettive, rivela una diminuzione di 557 unità, pari al 38,73%, della casistica trattata nel corso dell’anno. Per quanto riguarda i casi nuovi, cioè quelli iniziati nel 2020, la diminuzione rispetto al 2019 è del 40,16%. Considerando i dati relativi agli ultimi otto anni, la crescita complessiva dal 2012 è di oltre il 95,8%.
Dati che sono emersi ieri – giovedì 15 aprile -, durante i lavori della prima Commissione consiliare “Istituzioni e autonomia”, nella quale il Difensore civico Enrico Formento Dojot ha presentato l’attività svolta dall’Ufficio di difesa civica valdostana nel corso dell’anno passato.
L’impatto della pandemia
Un calo che ha una ragione precisa: “Il decremento in parola, ça va sans dire – ha spiegato Formento Dojot -, è stato determinato dagli effetti della pandemia da Covid-19. La cittadinanza, e noi tutti, siamo stati sconcertati e giustamente impauriti da un fenomeno che non si manifestava da addirittura un secolo e, umanamente, la preoccupazione per la tutela del bene assolutamente primario della salute ha fatto premio su altre questioni, passate in second’ordine. La pandemia, per altro, ha, altresì, comportato un rallentamento, piuttosto marcato nel lockdown della primavera e poi più o meno contenuto nel successivo corso dell’anno 2020, dell’attività della pubblica Amministrazione, strettamente collegata, in virtù della competenza, a quella della difesa civica”.
I casi trattati hanno riguardato in particolare il settore dell’ordinamento (352 casi), a carattere trasversale, nell’ambito del quale si ricomprendono i beni pubblici, le sanzioni amministrative, i tributi, fra i quali anche quelli locali, i servizi pubblici, la residenza, i rapporti istituzionali e i danni, nonché i settori dell’organizzazione (82 casi), come il rapporto di lavoro alle dipendenze dell’ente pubblico, dell’assetto del territorio (62 casi) che ricomprende anche l’edilizia, le espropriazioni e l’urbanistica, ma anche istruzione, cultura e formazione professionale (47 casi).
Non ne resta esente la sanità (25 casi) e l’ambiente (11 casi) che ricomprende i rifiuti e la caccia e la pesca, mentre l’ambito dell’assistenza sociale (125 casi) ha registrato nel suo complesso un’importante flessione numerica “dovuta principalmente per il venire meno di varie istanze collettive – ha spiegato il Difensore civico -, trattasi di casi principalmente per emergenza abitativa pubblica, politiche sociali nonché per previdenza e assistenza. Fanno parte di questo settore anche le materie della cittadinanza e dell’immigrazione”.
Nell’esercizio in esame, tutti gli enti o categorie di enti rappresentati hanno subito una diminuzione più o meno cospicua in termini numerici. I Comuni, tutti convenzionati, destinatari di 270 casi, sono tornati al primo posto, seguiti dalla Regione e dalle amministrazioni ed enti fuori competenza con entrambe 173 casi, dalle amministrazioni periferiche dello Stato con 65 casi, gli enti, istituti, aziende, consorzi dipendenti dalla Regione con 49 casi, dall’Azienda Usl con 45 casi e, infine, le Unités des Communes valdôtaines con 6 casi.
La situazione della Casa circondariale di Brissogne
In seguito, Formento Dojot ha illustrato l’attività svolta in qualità di Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
Nel 2020, l’Ufficio ha trattato 64 casi, di cui 56 definiti nell’anno. “Casi strettamente connessi alla condizione di restrizione della libertà personale, quindi attinenti, sostanzialmente, al rapporto con il carcere, quali le condizioni della Casa circondariale di Brissogne e della detenzione, i rapporti con il personale dell’istituto e i trasferimenti, casi ricompresi in varie aree tematiche”, ha spiegato il Garante.
Il Covid e la diminuzione dei detenuti
La capienza regolamentare per i primi tre mesi dell’anno 2020 del carcere era di 181 unità, successivamente scesa a 177 unità, mentre la popolazione carceraria effettiva al 31 dicembre 2020 era di 172 unità, di cui 61 detenuti italiani e 111 stranieri. Sono 39 i lavoranti alle dipendenze dell’Istituto.
“L’esercizio 2020 è stato caratterizzato da una diminuzione della presenza di detenuti dovuta principalmente alle misure assunte per diminuire in tutte le carceri italiane la presenza di detenuti al fine di contenere i contagi e prevenire l’insorgenza della pandemia da Covid-19 – ha spiegato Formento Dojot -. Pertanto lo spettro del sovraffollamento è stato scongiurato. Per altro, il carcere valdostano continua ad essere caratterizzato da un elevato turnover e da un’abbondante presenza di stranieri, tenendo altresì conto che i collaboratori di giustizia sono italiani. Inoltre, l’assenza di una precisa identità si ripercuote anche sulle iniziative promosse in tema di lavoro, di formazione e ricreative. Ancora oggi Brissogne riveste il poco invidiabile ruolo di ‘polmone‘, rispetto a criticità di affollamento sussistenti in altri istituti limitrofi e spesso, vi vengono trasferiti i detenuti maggiormente problematici. Queste considerazioni fattuali sono state condivise dal Garante nazionale, nel corso della visita di un suo componente avvenuta nel mese di dicembre 2020”.
“Per quanto riguarda l’emergenza da Covid-19, a parte un periodo nella seconda ondata autunnale, la situazione appare sotto controllo – ha aggiunto il Garante -. Si perpetua l’ormai annosa assenza di un Direttore e di un Comandante della Polizia penitenziaria titolari. Gli incarichi a scavalco, cioè con Dirigenti reggenti e titolari in altri istituti, mostrano naturalmente e funzionalmente tutti i loro limiti, pur con l’impegno serio degli interessati”.
Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza
Infine, Formento Dojot ha illustrato l’attività svolta nel 2020 in qualità di Garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Nel 2020, il numero complessivo dei casi portati all’attenzione del Garantesono stati 1.697, la gran parte dei quali (1.645 unità) riguarda sette fascicoli collettivi per l’utilizzo da parte dei minori di età superiore ai sei anni dei dispositivi di protezione individuale.
Altri casi hanno registrato la prevalenza della Regione (1.438 casi), seguita dalle amministrazioni ed enti fuori competenza (248 casi), dall’Azienda USL della Valle d’Aosta (7 casi), dai comuni valdostani convenzionati (5 casi) e dai privati (1 caso).
Quanto alla distribuzione dei casi per materia, emerge in misura significativa che le aree tematiche che più frequentemente hanno determinato l’oggetto dell’istanza riguardano il settore dell’istruzione, cultura e formazione professionale (1.442 casi).
Le relazioni annuali sono consultabili sul sito internet del Consiglio regionale, all’indirizzo: http://www.consiglio.vda.it/difensore-civico/relazioni-annuali