Lotta alle mafie vuol dire anche formazione e lavoro sul campo: questo il significato dell’iniziativa “E!State Liberi” a cui hanno aderito anche i presidi di Libera Landieri-Levrano di Aosta e Bruno Caccia di Verrès, coordinati da Donatella Corti .
I partecipanti hanno trascorso una settimana nel comune di Mesagne, in Puglia, dove hanno contributo alla ristrutturazione e al riassetto di alcuni beni confiscati alla mafia.
“Il peso emotivo del lavoro nei campi è stato grandissimo; noi lo abbiamo fatto per un’ora al giorno e alle 8 di mattino, con condizioni climatiche quindi accettabili ed è impossibile non pensare a chi è costretto a farlo tutti i giorni per ore sotto il caporalato.” così hanno commentato l’esperienza Fabrizio Bal e Veronica Ruberti, referenti del presidio di Aosta e Verrès.
Moltissime inoltre sono state le attività di formazione, tra cui l’incontro col procuratore della Repubblica di Brindisi e con Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte, assessore alla cultura del comune di Nardò uccisa dalla Sacra corona unita nel 1984.
E se da un lato la presenza sul campo ha permesso ai giovani di Libera di entrare in contatto con molti oppositori del sistema mafioso, dall’altro è emerso come tale sistema sia ancora profondamente radicato e come paura e reticenza siano ben lontane dall’essere scomparse. Anche questa presa di coscienza ha però avuto i suoi lati positivi, come spiega Noémie Rapetti: “Questa esperienza mi ha permesso di fare un primo grande passo verso la maturità, proprio rendendomi conto che nonostante la paura sono in molti ad avere il coraggio di dire no e a lottare per un futuro migliore.
Contemporaneamente al campo di Mesagne molte sono state le iniziative di questo genere organizzate da Libera, attiva ormai dal 1995, con lo scopo di combattere una realtà ancora troppo spesso ignorata.