Fabio Nouchy, da Fénis alla Belgian Nuclear Society
Fabio Nouchy, classe 1987 di Fénis, è un ragazzo che da adolescente non ha per niente le idee chiare. Al termine delle scuole medie decide di iscriversi a ragioneria, per la semplice ragione che, al termine del percorso, avrebbe avuto una professione spendibile. Durante il quarto, ma ancor più durante il quinto anno, Fabio si rende conto che le sue passioni non stanno andando di pari passo con i suoi studi, perché i suoi interessi vertono verso il mondo scientifico. Una volta diplomato, valuta quindi l’idea di iscriversi a un percorso universitario, anche se l’idea di spostarsi dalla Valle d’Aosta non lo entusiasma. Nonostante tutto, Fabio prende coraggio e si trasferisce a Torino, dove intraprende il percorso triennale in Energia energetica presso il Politecnico. Un’esperienza che accende sin da subito la passione per questo ambito, tant’è che, conseguita la laurea breve, si iscrive alla magistrale: “mi sono trovato davanti a un bivio: potevo iscrivermi al percorso convenzionale, oppure a quello di energia nucleare. È stata una scelta combattuta ma ero così affascinato dal settore nucleare che ho scelto quella strada”.
Al secondo anno per Fabio si presenta l’opportunità di partire in Erasmus. Proprio lui che non voleva lasciare la Valle d’Aosta, si trova catapultato in Svezia, a Stoccolma, dove frequenta il Kungliga Tekniska Högskolan (KTH), l’Istituto Reale di Tecnologia: “è stata un’occasione che ho voluto cogliere al volo, mi ha permesso di toccare con mano un sistema didattico molto diverso da quello a cui siamo abituati, dove la parte pratica ha un ruolo centrale. È stata inoltre un’occasione per migliorare il mio inglese e, addirittura, imparare lo svedese”.
Fabio inizia così a coltivare altresì la passione per le lingue e, grazie anche alla frequentazione di una ragazza tedesca, impara il tedesco, che lo aiuterà poi in futuro ad apprendere l’olandese, una lingua che utilizza tutt’ora nella sua vita professionale.
Fabio continua a studiare ingegneria nucleare e si sensibilizza al problema dei cambiamenti climatici: “il periodo più difficile è stato dopo lo tsunami che ha causato l’incidente a Fukushima, in Giappone, a marzo 2011. Le immagini dell’esplosione dell’idrogeno che si era accumulato fuori dal reattore mi hanno scioccato e trovavo incredibile che fosse davvero accaduto.” Avendo studiato approfonditamente la materia, Fabio possedeva tutti gli strumenti per capire cos’era tecnicamente successo: “oltre al comprendere che l’incidente era evitabile, in me ha prevalso la consapevolezza dell’urgenza del riscaldamento globale, per contrastare il quale abbiamo bisogno di tutte le tecnologie a nostra disposizione. A distanza di più di dieci anni, possiamo anche affermare che l’incidente di Fukushima non ha causato decessi, mentre l’inquinamento causato dalle fonti fossili continua a uccidere milioni di persone all’anno”.
È il 2012 e Fabio si laurea: dopo cinque mesi di viaggio in giro per il mondo, si trasferisce in Belgio, dove aveva già accettato un’offerta di lavoro nel settore dell’energia nucleare.
Nonostante la sua permanenza in terra belga dovesse inizialmente essere temporanea, Fabio conosce, per caso, una ragazza finlandese, Heini, diventata poi sua moglie e mamma dei suoi due figli, Lumi e Valo.
Oggi Fabio lavora ancora nell’azienda che dieci anni fa lo ha accolto, la Tractebel Engineering del gruppo Engie, dove si è occupato di approvvigionare il combustibile per le centrali belghe e i contenitori per il combustibile usato. Dal 2019 si occupa di accompagnare le imprese che vogliono intraprendere il processo di decarbonizzazione attraverso l’utilizzo del nucleare.
La passione per l’energia nucleare Fabio la coltiva anche nel tempo libero attraverso la Belgian Nuclear Society, della quale è stato presidente della giovane generazione nel biennio 2020-2021, e con l’Associazione Italiana Nucleare, nella quale ha contribuito l’anno scorso a riattivare la giovane generazione. Ora il suo obiettivo è di connettere i giovani che sono interessati a questo ambito tra di loro e con le numerose imprese italiane che lavorano nel settore. Questa attività lo ha così riavvicinato all’Italia, sebbene rimanga stabile a Bruxelles.
Nel 2020, Fabio ha anche ideato un videogioco che ha quali protagonisti gli atomi: i giocatori hanno la possibilità di conoscerli meglio e imparare le loro caratteristiche in maniera ludica. Sebbene il gioco sia ancora in fase di sviluppo di un prototipo, il concetto si può trovare cercando nel sito web “https://radiomon.games“.
Nonostante la malinconia delle montagne sia forte, nel futuro di Fabio, al momento, non c’è spazio per un rientro in Italia: “qui in Belgio c’è la mia famiglia, i miei due bambini parlano tre lingue e ci sono per loro tantissime opportunità. L’ambiente internazionale di Bruxelles è ciò che più mi tiene attaccato al rimanere in Belgio, oltre al lavoro che mi appassiona. Quanto meno nel breve-medio periodo, non intravedo possibilità di un mio rientro”.