Ferrovia verso l’elettrificazione, ma i soldi restano un’incognita

I responsabili di RFI e Trenitalia sono stati ascoltati in quarta commissione consiliare. Sono tutti favorevoli al progetto, ma manca la copertura finanziaria. Sono state elaborate due ipotesi, la prima da 300 milioni, la seconda da 85 milioni.
Orazio Iacono Rfi
Società

Sono tutti d’accordo. La Regione vuole i binari elettrificati, Trenitalia e RFI – Rete ferroviaria italiana anche. Però, una volta stabilito che la montagna e Maometto si vogliono incontrare, bisogna capire come. L’audizione in quarta commissione consiliare dei due responsabili rispettivamente di RFI e di Trenitalia, Orazio Iacono e Pascal Laurent Gregorio, ha contribuito a fare un po’ di chiarezza. In ballo c’è un progetto preliminare per l’elettrificazione della tratta, con due ipotesi alternative: la prima, la più onerosa, è quella che prevede la realizzazione di una variante tra Chatillon e Verrès per bypassare la galleria, la seconda è senza variante. La differenza non è di poco conto, l’elettrificazione con la variante costa 300 milioni, senza 85.

Quale dei due progetti avrà un seguito? La risposta arriverà dopo giugno, quando ci sarà un nuovo tavolo di confronto tra gli enti coinvolti. Intanto la Regione sta cercando di capire quali sarebbero veramente i vantaggi derivanti dall’elettrificazione. Dipende, infatti, da molti fattori, come il numero di treni inseriti nella tratta e i numero di incroci. Se gli uni e gli altri sono numerosi il ritardo si accumula. Si può comunque arrivare a ipotizzare un risparmio di mezz’ora.

Ma la grande incognita è un’altra: che si tratti di 300 milioni o di 85, i soldi nessuno sa da dove prenderli. “Il contratto 2007-2011 tra RFI e Regione, in scadenza, non prevedeva capitoli di spesa legati all’elettrificazione, perciò non è possibile stanziarli” ha confermato l’addetto stampa di Trenitalia e RFI, Marco Pasquetti. Secondo Carmela Fontana, consigliera del Pd presente in commissione, la Regione appare abbastanza determinata nel cercare di non aprire i cordoni della borsa, o aprirli il meno possibile, chiedendo una mano allo Stato. “Se utilizzassimo i soldi stanziati per la lunetta di Chivasso, potremmo ottenere 40 milioni di euro, la metà di quelli necessari per fare partire l’elettrificazione in base all’ipotesi più economica” ha spiegato.

Già, la lunetta. Quella sì che era stata programmata nel famoso contratto in scadenza, i soldi infatti ci sarebbero. Doveva essere realizzata nei prossimi anni, valutazione di impatto ambientale permettendo, ma il progetto, asserisce ancora l’addetto stampa Pasquetti, “è in concorrenza con quello di modernizzare la tratta: se passa l’elettrificazione i tempi di realizzazione della lunetta quantomeno slitteranno. Noi non possiamo decidere nulla, l’ultima parola – ha concluso – spetta alla politica”.
 

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