Un processo di riacquisizione del proprio sentirsi “persona” per superare l’essere “detenuto”. Tutto questo è stato possibile, per alcuni detenuti del carcere di Brissogne, grazie al progetto “Itinerari di consapevolezza”, organizzato dall’Associazione socioculturale “Il Calicanto” di Hône in collaborazione con il Consiglio regionale della Valle d’Aosta e l’Assessorato regionale della sanità, salute e politiche sociali.
Il progetto ha avuto tre momenti ben distinti. Il ciclo di incontri “Chi sono io?”, che si è tenuto dal 5 al 17 aprile, affrontando diversi argomenti: i Chakra (relatrici Maria Teresa Aliberti e Silvia Fusinaz), la cura del sé (relatrice Cristina Faoro), il senso della vita (con Paolo Recaldini), le costellazioni familiari (a cura di Leonardo Vidale), onora il padre e la madre (con Andrea Penna).
Dal 30 aprile al 18 giugno, Daniela Crisafi ha tenuto un laboratorio di arteterapia del colore per dieci detenuti, proseguito per quindici appuntamenti, durante i quali i partecipanti si sono addentrati in questa pratica artistico-terapeutica creando uno spazio individuale e sociale in cui poter esprimersi, rielaborare i loro vissuti e trasformarli accogliendo nuovi impulsi e strumenti da utilizzare durante il lavoro pittorico e poter proseguire il “lavoro” da soli nel loro cammino di cambiamento, con coscienza e responsabilità.
“Sin dall’inizio ho rilevato alcuni aspetti prevalenti in loro: la necessità di essere guardati nuovamente come esseri umani, la loro profonda fragilità interiore, il desiderio di dignità umana”, spiega Daniela Crisafi. “A conclusione del laboratorio tutto il lavoro svolto ha lenito ed ammorbidito queste grosse mancanze iniziali”.
Per ampliare la conoscenza del percorso svolto e della sua valenza, nonché sensibilizzare la collettività sulla realtà carceraria, l’Associazione “Il Calicanto” ha poi deciso di allestire una mostra dei lavori eseguiti, con l’illustrazione dei passaggi dei vari incontri, prima in carcere e poi alla Cittadella dei Giovani fino al 29 giugno.
“Porgo i miei sentiti ringraziamenti per questa importante opportunità che ha permesso di portare questo strumento a delle persone bisognose di fare cambiamenti fondamentali per la loro vita e per la vita sociale. Sarebbe auspicabile proseguire il percorso di arteterapia in carcere, pratica rieducativa utilizzata in diversi paesi europei”, conclude Crisafi.