Lascereste andare in giro sola, in città, vostra figlia di 10 anni, senza avergli prima spiegato bene come orientarsi senza rischi in una metropoli? Lascereste guidare a vostro figlio un'automobile senza che conosca le regole del codice della strada? E senza che, prima, abbia fatto un bel po' di guide "affiancato" da voi o da un istruttore? Certamente no, è ovvio. Eppure, con tanta facilità e serenità, spesso diamo in mano uno smartphone ai nostri figli, talvolta inconsci della reale potenza di questo strumento; lasciamo che navighino in rete soli, perché magari mentre lo fanno sono “al sicuro” nella loro camera, mentre noi in cucina chiacchieriamo al telefono con un'amica dicendole "Ah, io sono fortunata. Anche se ha 15 anni, lui chiede poco di uscire. Preferisce stare a casa il sabato sera". Certo, come no! In quel momento è fisicamente a casa, ma è connesso col mondo intero!
C'è poco da fare. Internet ha cambiato le regole del gioco nella relazione educativa genitori-figli. O ci sforziamo di impararle, quelle regole, o un'intera generazione di giovani ci sfuggirà di mano. Lo so, questa volta i miei toni sono un po’ duri, chiedo venia. Di solito sono scherzosa, ironica, sdrammatizzo, ma questa volta non posso proprio edulcorare più di tanto la pillola.
Sono stanca di incontrare ragazzi, e ahimè ormai sempre più bambini, che hanno due genitori ma sono orfani nel web. E’ un viaggio complesso quello che devono imparare a fare i nostri figli nel mondo digitale; non è rischioso in sé, ma se viene fatto senza preparazione e senza un accompagnamento iniziale, allora sì che lo diventa! Attenzione, io sono pro Nuove Tecnologie: lo dichiaro subito per sgombrare il campo da inutili equivoci. Esattamente come io sono un'alpinista amante della montagna – in montagna devo avere il giusto equipaggiamento per affrontare una scalata impegnativa (se voglio fare la salita in sicurezza, magari pure divertendomi) – allo stesso modo bisogna essere sufficientemente attrezzati per viaggiare nel web. Non sempre i nostri figli lo sono perché, purtroppo, per primi, non lo siamo noi.
Non basta mettere delle regole come Catone il Censore, divieti a priori su un mondo che a stento noi adulti conosciamo, figuriamoci se lo capiamo! Loro troveranno sempre un modo per farla franca, per aggirare veti e ostacoli. Regole e sanzioni chiare servono, ma non bastano. Vanno educati ad avere delle corrette “regole relazionali”, nel mondo off-line come in quello on-line. Perché oggi è lì dentro che i nostri giovani costruiscono le loro relazioni amicali ed affettive; spesso ormai si fidanzano con WhatsApp, per poi magari lasciarsi platealmente su Instagram. Si sentono popolari se hanno tanti like su una foto, se superano i 1000 followers su un Social Network; ma dentro, c’è la stessa insicurezza emotiva che avevamo noi da adolescenti, ci sono le stesse contraddizioni. Anzi, purtroppo, ce ne sono molte di più!
Perché in questo Internet fa davvero la differenza tra i Nativi Digitali e gli Immigrati Digitali: il web è un amplificatore di stati d’animo, in particolare attraverso i Social. Le nostre crisi esistenziali da fanciulle quindicenni, noi ragazze le vivevamo chiuse in camera, magari al telefono (rigorosamente col lungo filo tirato fin dal soggiorno) con l’amica del cuore in telefonate eterne! Oggi, invece, la chat ha sostituito la cornetta telefonica; la piazzetta col chiosco dei gelati, dove i ragazzi si ritrovavano con gli amici, è stata sostituita dalle piazze virtuali che sono i Social Network. Dove troppo spesso c’è un’intimità esibita, aperta, spettacolarizzata. Tutto in un Instant-moment. Centinaia di messaggi, foto, commenti; sempre connessi, sempre con le emozioni in circolo, sempre up and down. Questa è l’adolescenza di oggi, queste le regole dettate dal web. Ora noi genitori siamo di fronte a un bivio: lasciare che i nostri figli navighino da soli in questo mare di tecnologia, invocando la buona sorte e affidandoli al caso, o decidere di salire consapevolmente su una metaforica barchetta (forse al motoscafo non arriveremo mai), e imparare a navigare nello stesso mare, riconoscere i venti, sapere dove ci sono scogli affioranti o dove ci si può arenare, dire loro quando le onde possono diventare pericolose e quando invece troveranno il mare che è un olio.
Lo so, sarebbe più confortevole rimanere sulla spiaggia ed ammirare il panorama comodamente seduti su una sdraio; ma oggi siamo chiamati a questa sfida. Saper navigare nel web, per cominciare a dare loro le GIUSTE E NECESSARIE REGOLE per viaggiare sicuri in rete. Come dice giustamente Rudy Bandiera, nel suo bel libro “Rischi e opportunità del Web 3.0”: abbiamo una grande opportunità e una grande responsabilità. Non sprechiamola!.