Ici, eutanasia e matrimoni, siamo su un crinale pericoloso per direttore di Avvenire

Dibattito su Chiesa e contemporaneità nel salone del vescovado, ospite d'onore Marco Tarquinio, direttore del principale quotidiano cattolico italiano.
Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e il vescovo di Aosta Franco Lovignana
Società

Duemila anni fa i primi cristiani spargevano i semi della “buona novella”, oggi la voce del Papa si diffonde (anche) attraverso l’account @Pontifex. L’esigenza di base però è rimasta la stessa: raccontare e raccontarsi, leggere il mondo attraverso il proprio sistema di valori e al contempo dare visibilità all’esperienza di vita cattolica. Ieri il salone vescovile di Aosta ha ospitato Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, per discutere di “Chiesa e contemporaneità. Tra realtà e rappresentazione mediatica” assieme al vescovo di Aosta Franco Lovignana, al responsabile dell’ufficio diocesano Ezio Bérard e al direttore del Corriere della Valle Fabrizio Favre.
Introducendo l’intervento di Marco Tarquinio, il vescovo ha sottolineato l’importanza di una presa di coscienza delle dinamiche della comunicazione: “siamo chiamati a testimoniare la fede attraverso la parola – ha esordito – ma non sempre la rappresentazione mediatica è coerente con la verità e con l’insegnamento del vangelo e della chiesa. Con messaggi non coerenti rischiamo di sviluppare il virus della sfiducia e del relativismo strisciante che avanza nel mondo”. L’Avvenire si propone come uno degli antidoti. Il direttore Tarquinio ha toccato temi vari e d’attualità, un po’ come avviene tra le pagine del suo quotidiano, dove si alternano politica interna e internazionale, società, cultura, costume. Un discorso fiume di due ore abbondanti sull’etica dell’informazione, sul conclave, sull’Imu, sull’eutanasia, sull’estensione del matrimonio agli omosessuali, sul pluralismo delle opinioni.

L’Avvenire come modello di giornalismo cattolico
“Il nostro editore è particolarmente riconoscibile e trasparente, ed è il meno invadente che ci sia. Abbiamo come guida dei valori di riferimento, una griglia che applichiamo alla realtà per leggerla, e su questa base scriviamo per tutti, credenti e non credenti” ha evidenziato il direttore di Avvenire. “L’ispirazione cattolica spiega il nostro desiderio di essere universali, in un periodo in cui tutti sono impegnati, piuttosto, a guadare il proprio ombelico. La Chiesa è l’unica autorità morale del mondo che può parlare veramente a tutti”. Per mettere in pratica questi valori servono basi di buon giornalismo. “Controllare le fonti, sentire sempre l’altra campana sono operazioni necessarie. Quante volte dietro a pseudo scoop che mettono in cattiva luce l’operato della chiesa o che danneggiano la sua immagine ci sono fonti non verificate, notizie manipolate. Anche noi da giornalisti sbagliamo, ma quando capita facciamo ammenda”.

Il conclave e il nuovo Papa
Il 2013 è stato un anno denso di novità, con la sorprendente scelta di Ratzinger di rinunciare al papato e l’elezione al soglio pontificio di papa Francesco. “Nel mondo ci sono un miliardo e duecentomilioni di cattolici, quasi un miliardo non vivono nella vecchia Europa, perciò era probabile che prima o poi avessimo un pontefice proveniente dall’altra parte del mondo”. Avvenire ha pubblicato in anteprima la traduzione del manoscritto consegnato dall’allora cardinale Bergoglio al cardinale cubano Ortega, con i punti dell’intervento che il futuro Papa avrebbe tenuto davanti ai colleghi prima del conclave. “Papa Francesco parlava di Gesù, che nell’Apocalissa stava alla porta e bussava per entrare. Ci sono momenti però in cui Gesù bussa dall’interno, per uscire da una chiesa autoreferenziale, che pretende di tenerlo dentro di sé.”

Ici/Imu e chiesa cattolica
Ecco un tema che ha scaldato gli animi, soprattutto in tempi di crisi. Il parere di Tarquinio chiaramente si rifà a quello di Bagnasco e delle gerarchie cattoliche. “Non esistono leggi “ad ecclesiam”, quindi niente privilegi speciali per noi, che abbiamo sempre pagato l’Ici prima, e l’Imu poi, su tutte le attività commerciali. Chi ci contesta, per colpire noi ha colpito tutto il mondo del no profit. Se la prendono con la parte più bella del paese, che è largamente cattolica”. Secondo il direttore di Avvenire, uno degli errori fondamentali è quello di considerare la chiesa alla stregua di una holding, invece che un ente che, come si legge nel vangelo di Giovanni, vive nel mondo, ma non è del mondo. “La chiesa possiede 7.500 ospedali, ma quante volte si tratta di dispensari indispensabili nel terzo mondo, lebbrosari e altri istituti fondamentali, non possiamo considerarla un’azienda” ha ricordato. Non ci sono solo i San Raffaele, insomma.

La crisi economica e l’eutanasia
Esiste un filo conduttore che lega fenomeni differenti, secondo Tarquinio: la mercificazione dell’umano. “Stiamo raccontando la crisi economica come una guerra, perché lo è. L’anno scorso 45 milioni di persone sono morte a causa della speculazione sui derivati alimentari. Le banche hanno smesso di fare certe cose quando i giornali come il nostro ne hanno parlato. In un mondo in cui tutto ha un prezzo, in cui tutto è negoziabile, ci sono valori che non lo sono, e il primo è la dignità di tutte le persone”. Da qui alla legalizzazione dell’eutanasia il passo è breve, afferma. “Prendersi cura degli ultimi ha un costo. Allora si trasforma un ragionamento basato sulla convenienza economica in una scelta individuale, tutto per convincerci a farci da parte quando diventiamo un peso: vogliono dirci quando curare, quando nutrire, quando staccare la spina. Ma davanti agli ospedali non ci sono file di persone che chiedono di essere terminate. Ci sono persone che chiedono di essere curate il meglio possibile”.

Il matrimonio e la famiglia eterosessuale
Tra i temi caldi non poteva mancare l’omosessualità e la legislazione in proposito. “In questo momento siamo al paradosso, tocca ai vescovi spiegare ai laici il valore civile del matrimonio, l’abc” è la constatazione del direttore di Avvenire. “Il matrimonio non è uno strumento che serve per normare la dignità degli affetti. E quando mai è avvenuto? Cosa c’entra lo Stato negli affetti individuali? Ho paura di uno Stato che decide di intervenire su questi aspetti. Il matrimonio serve per tutelare il prodotto naturale dell’unione tra un uomo e una donna, ovvero i figli, ma tra due donne, o tra due uomini, questo prodotto non c’è, se non si ricorre alla fecondazione in laboratorio, alla mercificazione degli apparati riproduttivi, all’affitto dell’utero, all’acquisto del seme. E’ una deriva drammatica per l’umanità”. In prima linea contro le leggi che allargano l’istituzione del matrimonio a tutte le coppie non c’è solo la chiesa, ma un fronte più largo. “C’è chi di chiama marxisti ratzingeriani, chi atei devoti. Si sono resi conto che per fortuna restiamo noi a vigilare. La società sta camminando su un crinale molto pericoloso, per mettere l’uomo al posto di Dio. Lo stato etico non è quello che vogliamo imporre noi, è quello che pretende di inculcarci valori innaturali, come l’abolizione della differenza tra maschio e femmina a favore del concetto di gender, un genere mutevole e a scelta, oggi sono uomo, domani cambio idea”

Il pluralismo nella comunicazione sociale della chiesa cattolica
Una voce dal pubblico ha chiesto al direttore di Avvenire come il suo giornale dia conto delle differenze di pensiero all’interno della chiesa, anche riguardo alla famiglia e agli stili di vita, nello spirito del Concilio Vaticano II. “Avvenire non è monolitico” ha risposto Tarquinio. “Persone come don Milani e don Mazzolari sono visti da noi come santi, figure preziose ed esempi di ciò che la chiesa ha donato al mondo. Ma sono il direttore, ed è mio compito decidere a chi dare spazio, non ne concedo agli stravaganti e a chi parla male della chiesa”.
 

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte