Aosta, una delle città decorate con la medaglia d’oro al valore militare e alla Resistenza, istituirà una o più borse di studio per gli studenti universitari che discuteranno delle tesi di laurea sui temi legati al Giorno della Memoria, la cui ricorrenza cade oggi, 27 gennaio.
A deciderlo ieri, all’unanimità, il Consiglio comunale del capoluogo. In un ordine del giorno arrivato dai banchi della maggioranza, e precisamente da Pcp, il documento si faceva forte delle radici storiche della città, legate a doppio filo alla Resistenza, così come testimoniato anche dalla recente intitolazione della biblioteca di viale Europa a Ida Desandré, “una delle cittadine aostane che più ha contribuito negli anni al racconto e alla memoria del periodo storico nelle scuole”.
L’impegnativa dell’ordine del giorno, che chiedeva all’Ufficio di presidenza del Consiglio di individuare i fondi l’istituzione di una borsa di studio ha trovato a stretto giro l’appoggio dell’Ufficio stesso, per bocca del presidente dell’Assemblea Luca Tonino: “L’Ufficio di presidenza si impegnerà a scrivere un bando, ma non lo farà da solo, sarebbe. Andranno coinvolte le istituzioni come l’Università della Valle d’Aosta e l’Istituto storico della Resistenza”.
“Ringrazio per questa bella iniziativa – ha aggiunto Tonino –. Perché ricordare non un diventi esercizio lezioso e stanco e perché nel 2023 e oltre è necessario tenere viva la memoria”.
Tema che unisce tutta l’aula, compresi i consiglieri di opposizione, con Giovanni Girardini (La Renaissance) a ricordare che lo sterminio “ha riguardato oppositori politici, gay, portatori di handicap. Mi spiace un po’, lo dico senza polemica, che questo ordine del giorno si incentrati molto sulla questione ebraica. Che, ribadisco, mi agita e mi sconvolge al solo pensiero”.
Dai banchi della Lega il capogruppo Sergio Togni invita a tenere alta l’attenzione: “A noi italiani il pensiero va al 1938, quando sono state istituite le prime leggi razziali. Però, l’idea di andare avanti sempre verso un mondo positivo e sempre migliore, in cui certe cose non possano più succedere, non è sempre così”.
Toccante l’intervento del consigliere del Carroccio Bruno Giordano, per il quale la data del Giorno della Memoria incrocia ricordi e significati intimi: “Ho sempre vissuto il 27 gennaio come un fatto privato – ha detto con la voce tremula –. Anche perché, ben prima che venisse istituzionalizzata, è la data in cui è mancato mio papà, che da alpino è stato caricato ad Aosta, trasferito a Stettino, poi a Mauthausen e Auschwitz. Un uomo tornato a casa due anni dopo pesando 39 chili e trovando una lapide a suo nome. È cosa nobile aver presentato questo ordine del giorno. Ma se vogliamo che sia non un sentimento condiviso che deve generare frutti”.
Una risposta
Giordano ce l’aveva già detto e ridetto (d’altronde ha una certa età), ma in questo caso repetita iuvant