In aula l’arringa della difesa di Annamaria Franzoni

Dopo la requisitoria del pg Vittorio Corsi, il processo d'appello ad Annamaria Franzoni prosegue da due giorni con l'arringa della difesa. L'avvocato Paola Savio ha ribadito la tesi secondo la quale ad uccidere il piccolo...
Società

Dopo la requisitoria del pg Vittorio Corsi, il processo d’appello ad Annamaria Franzoni prosegue da due giorni con l’arringa della difesa. L’avvocato Paola Savio ha ribadito la tesi secondo la quale ad uccidere il piccolo Samuele sarebbe stato un estraneo.
Le sue argomentazioni poggiano su tre capisaldi.
Il primo è quello dell’arma del delitto: secondo la difesa, infatti, Samuele sarebbe stato colpito con un sabot, calzatura con la suola rigida e dotata di scanalature antiscivolo.

In secondo luogo, per la difesa, l’assassino, a differenza di quanto sostiene l’accusa, non avrebbe indossato il pigiama.

Infine, l’avvocato sostiene che tracce di sangue non analizzate dagli inquirenti indicherebbero la via di fuga dell’assassino, ovvero l’ingresso principale della villetta.
Per illustrare questa tesi, ieri, in aula, l’avvocato non ha risparmiato nessun dettaglio ai presenti, mostrando ad esempio le fotografie del corpicino della vittima.

Oggi, alla ripresa della requisitoria, Paola Savio ha ricostruito il delitto basandosi sulle conclusioni precedentemente annunciate.

Secondo la penalista, l’omicida, dopo avere visto Annamaria Franzoni uscire assieme a Davide, il primogenito, sarebbe entrato in casa, con la semplice intenzione di ?fare un dispetto? alla madre del bambino.
Sorpreso dall’inattesa presenza di Samuele, rannicchiato sotto le coperte, l’omicida sarebbe stato preso dall’agitazione e, perso il controllo, avrebbe colpito il bambino ripetutamente con il sabot, per poi uscire, non visto, con la calzatura in mano.
Annamaria Franzoni, ha ribadito l’avvocato Savio, “si è assentata otto minuti, e per fare tutto ne bastano molti meno?.

Durante l’arringa l’avvocato ha azzardato un parallelo tra l’omicidio di Cogne e la strage di Erba, sfociata a partire da banali dissidi tra vicini di casa, per sottolineare come sia possibile che anche da un’apparentemente lieve dissapore possa scatenarsi una tragedia di tali proporzioni.

Paola Savio ha inoltre voluto confutare la tesi del Pg Vittorio Corsi, secondo cui il ?clan? Franzoni, e in primis il padre Giorgio, avrebbero cercato, con ogni mezzo, di condizionare giornali e tv: dopo avere stigmatizzato la ?manifesta antipatia? verso l’accusata emersa, a suo dire, dall’insieme del panorama televisivo, la penalista ha citato un testo biblico, il Deuteronomio, nella parte in cui dice che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli.
“Annamaria – ha affermato – non può essere considerata colpevole per l’arroganza e l’antipatia del padre. Così come non può essere considerata responsabile per l’ingenuità del suocero e per l’amore del marito che ancora oggi è qui in aula con lei e che le ha dato un altro figlio”.

In chiusura, Annamaria Franzoni e il coniuge, Stefano Lorenzi, hanno letto ad alta voce due lettere scritte per ricordare Samuele e la loro vita a Cogne prima dell’omicidio, mentre sul maxischermo, utilizzato, solamente ieri, per mostrare la scenna del delitto e il corpo della vittima, veniva proiettata una grande foto di Samuele.

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