La Didattica a distanza? Per i docenti valdostani serve maggiore formazione

Presentati i risultati di una ricerca condotta dalla Società italiana di ricerca didattica, curata in Valle dalle docenti dell'Università della Valle d'Aosta Teresa Grange e Chiara Annovazzi. In 310 insegnanti hanno risposto ad un questionario relativo all'adozione della Dad nel primo lockdown.
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L’utilizzo della didattica a distanza durante il primo lockdown ha sicuramente messo in luce diverse criticità, ma ha anche evidenziato alcuni punti di forza. A dirlo è una ricerca, condotta fra i docenti dalla Società italiana di ricerca didattica, curata in Valle dalle docenti dell’Università della Valle d’Aosta Teresa Grange e Chiara Annovazzi, che è stata presentata stamane nel corso di una conferenza stampa. Se a livello nazionale hanno risposto al questionario – oltre 100 le domande a risposta chiusa e aperta – circa il 2% dei docenti, nella nostra regione l’adesione è stata del 13,50%, ovvero 310 insegnanti di ogni ordine e grado e di ogni età.  “Un’adesione record, segno  – spiega la professoressa Teresa Grange, ordinaria di Pedagogia Sperimentale – della necessità dei docenti di esprimersi, di poter dire la loro, sapendo di essere ascoltati in un contesto piccolo come il nostro”.

Fra i punti di forza della Dad evidenziati dagli insegnanti: lo sviluppo di nuove competenze per docenti e studenti, l’autonomia nella gestione del tempo (intesa come smart working), la possibilità di evitare i contagi e l’utilizzo di un linguaggio più vicino agli studenti. “Molti hanno scritto anche che la Dad non aveva punti di forza”.

Le criticità segnalate riguardano il senso di abbandono sia fra i docenti che fra gli studenti, la difficoltà a motivare gli studenti, la perdita del diritto di studio (maggiore in Italia, “qui c’è stato uno sforzo notevole a dotare famiglie e alunni degli strumenti tecnologici”), la collaborazione con le famiglie, i problemi tecnologici e soprattutto la difficoltà a valutare gli studenti e la necessità di formazione per poter innovare la didattica. “E’ suonato un campanello.  – aggiunge Grange – Molti insegnanti si sono interrogati: ma davvero la didattica che faccio di solito funziona? Si è visto che coloro che lavoravano già per competenze, che erano aggiornati, erano meno a disagio, anche con la valutazione”.

L’obiettivo della ricerca era di capire l’impatto della didattica a distanza, “non di valutarla”. “Questi dati – evidenzia la sovrintendente agli studi Marina Fey – ci servono per interrogarci su come migliorare, oltre ad essere un momento di restituzione alla comunità”.

“La didattica a distanza è stata come un cerotto sulla ferita dell’impossibilità di muoversi e di stare insieme” ha ricordato l’Assessore regionale all’Istruzione Luciano Caveri. “In questo momento la Dad è eccezione e facciamo gli scongiuri affinché non ci siano delle ricadute”.

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