La Fiera di Sant’Orso non “sbanca”. Gli artigiani raccontano i “loro” numeri

Impressioni ondivaghe, quelle degli artisti, che dipendono da troppi fattori: dalla zona di Aosta in cui sono posizionati, dagli oggetti che producono. Fattori che, a macchia di leopardo, hanno influito anche sui ricavi e sulle vendite.
Sant'Orso  2018, Enrico e le sue sculture
Società, Speciale Fiera di Sant’Orso

“Alla fine della Fiera”, come si suol dire, si fanno i bilanci. Non solo quelli ufficiali, ma anche quelli degli artigiani, in un’edizione della “Millenaria” che ha visto numeri di visitatori in netto calo, anche rispetto allo scorso anno.

Impressioni ondivaghe, quelle degli artisti, che dipendono da troppi fattori: dalla zona di Aosta in cui sono posizionati, dagli oggetti che producono e – parzialmente, non per tutti – il fatto che la Foire di quest’anno sia caduta in settimana. Fattori che, a macchia di leopardo, hanno influito anche sui ricavi e sulle vendite.

Problemi però non vissuti da tutti: “Più o meno i ricavi sono gli stessi, in linea in questi ultimi anni – spiega Enrico, scultore posizionato all’ingresso ovest di Aosta, all’entrata da piazza della Repubblica – però ho trovato della gente più motivata e più ‘competente’, che fa domande sulle tecniche usate. Gli fa eco Ilario, anch’egli scultore, di poco distante, in via Aubert e che traccia un bilancio positivo: “Per me c’è sempre tanta gente – racconta – e non ho visto un calo delle vendite. Sono soddisfatto al 100%, e anche se partecipo alla Fiera da tanti anni questa la ricorderò”.

Vendite andate bene anche in via Croce di Città: “Ieri è andata molto bene – spiega Matia Serena – forse perché, con la Fiera in settimana, ci sono meno turisti e gente che viene proprio per acquistare. Oggi siamo stati un po’ in calo, ma quest’anno è andata meglio rispetto allo scorso”.

Cambia la zona, cambia il contesto. In piazza Giovanni XXIII le sensazioni sono un po’ diverse: “Siamo in linea con gli altri anni – spiega Silvia – anche perché è una zona in cui forse c’è più tempo per chiacchierare, e la gente chiede informazioni sulle tecniche e i materiali”. Anche qui, con i distinguo, soprattutto per gli scultori: “Da qualche anno le vendite sono praticamente a zero – dice Ermanno – anche se in Fiera vendere è difficile, al massimo veniamo contattati in seguito. La gente si ferma e si incuriosisce, ma non chiede neanche il prezzo”.

Via Xavier de Maistre riserva qualche sorpresa: “Ho venduto molto più dell’anno scorso – spiega invece il giovane Thierry –non automatico che più gente significhi più vendite. Anzi, così c’era più tempo per chiedere, per fermarsi a guardare i banchi”.

Qualche sofferenza tra i non tradizionali: “Ieri è andata benissimo – spiega un’artigiana – oggi meno. Rispetto all’anno scorso comunque è andata molto peggio, questa Fiera”.

Chi vede il “bicchiere mezzo vuoto” è il percorso più tradizionale della Foire, come via Aubert: “Faccio la Fiera da 45 anni – racconta invece Franco –e questa è stata una delle peggiori, ho venduto molto meno. Malgrado tutto si vede proprio che la crisi morde, abbiamo venduto meno ancora dell’anno scorso ed il problema non è il giorno della settimana perché la gente c’è”. Pensiero simile poco più avanti, come racconta un altro artigiano: “Ho venduto meno ma mi è piaciuta molto, questa Fiera. I visitatori sono stati meno ma più ‘di qualità’ e attenti. Forse anche per il fatto che potevano fermarsi e non farsi semplicemente trasportare dal flusso”.

Anche in via Porta Pretorie, come in Piazza Chanoux, la Fiera non è stata proprio memorabile: “Il ricavo è stato minore – ci spiega uno scultore nei pressi del monumento romano – e basta guardarsi attorno e vedere la gente che passa a testa bassa. L’anno scorso è andata molto meglio, quest’anno abbiamo lavorato solo nelle prime ore”. Ritornello, questo, che riecheggia anche in piazza e in Via De Tillier.

La Fiera da “cartolina social”
Com’era prevedibile, al netto dei ricavi dei singoli artigiani, sono stati i social a monopolizzare la Millenaria, ed era impossibile non vedere gente intenta a scattare foto con lo smartphone alle opere esposte: “Foto con i telefonini ne hanno fatte tante e in tantissimi – spiega uno degli artisti – anche se poi i visitatori non comprano”.

A volte è un piccolo “cortocircuito”: “È normale fare una foto col cellulare – spiega un altro artigiano, in via Porte Pretorie, senza polemiche, anzi quasi divertito – ma è strano che poi una persona stia a guardarsela solo sul cellulare. Hai l’opera di fronte, puoi osservarla dal vivo”.

 

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