L’edizione d’esordio dell’attesa grande gara tra regine del Vallese, della Savoia e della Valle d’Aosta non poteva chiudersi in modo più favorevole per le rappresentanti dei combats rossoneri. La prima a scrivere il proprio nome nel palmares del “Combat de l’Espace Mont Blanc” è stata una regina valdostana, Merlitta dell’allevatore Aurelio Cretier de St-Christophe.
Merlitta ha sconfitto la padrona di casa Chipie di Paul Favre, allevatore di Isérables, nel vallese. Sono quattro le valdostane ad essere entrate in classifica: oltre alla campionessa, ci sono Zara, di Marco Chamonin, di La Salle, in quarta posizione, Manda di Elio Montrosset, di Jovençan, in sesta, Rintintin, di Loris Pieiller, di Fénis, in settima.
Gli svizzeri invece hanno conquistato la terza posizione, con Colombin, di Rolf Brantschen, di Saint Niklaus, Baronne, di Jean Michel Quinodoz, di Les Haudères (5 posizione) e Amira, di Andres Kurt, di Ergisch (ottava posizione). L’unica francese in classifica arriva nona, ed è Diva, di Jean-Luis Mollard, di Les Contamines.
La delegazione valdostana, accorsa in grande numero, si è dunque fatta onore nell’arena di Aproz, piccolo comune vicino a Sion, in Svizzera, in concomitanza con la grande finale delle batailles svizzere. Rispetto all’arena della Croix noire di Aosta, struttura in cemento che accoglie la finale delle valdostane, l’arena svizzera si trovava in aperta campagna, immersa nel verde, ed è costituita da un ampio anfiteatro dalle pareti in buona parte erbose, con una tribuna discreta e pochi orpelli. Si è trattato, nel complesso, di una grande festa, che ha attirato un pubblico numeroso, nonostante il meteo instabile. Tutto attorno, non mancavano gli stand gastronomici, i campanacci, una mostra di fotografie dedicata ai combat. La Valle d’Aosta era presente con uno stand dell’Arev e uno stand con prodotti gastronomici tipici, ma anche con numerosi partecipanti, tifosi, amis des reines. Alcuni studenti dell’Institut Agricole, figli di allevatori, hanno dato vita ad una breve presentazione pubblica delle loro aziende di famiglia, raccontando cosa significhi per loro portare avanti questa tradizione professionale.
Sono stati inoltre organizzati due dibattiti con esponenti politici, responsabili di associazioni di allevatori e altre figure legate al mondo agricolo delle tre regioni coinvolte, il primo sul futuro delle vacche alpine, robuste e combattive, ovvero la svizzera razza d’Hérens e le vadostane pezzata nera e castana, e il secondo sul futuro delle piccole aziende agricole di montagna.
Tra i relatori, anche il sociologo ed etnologo di Sion Bernard Crettaz, secondo cui “le bovine possiedono un’importanza economica, riassumono un ambiente ed uno stile di vita di cui non possiamo fare a meno, ma hanno soprattutto una valenza simbolica fondamentale per l’intera umanità”. Insomma, ha riassunto, “pas de vaches, pas de civilisation”, ovvero, senza vacche non c’è civiltà.