La Valle alle Olimpiadi anche tra i giudici di gara: lo starter Luciano Dalbard a Pyeongchang

Il 62enne, operatore tecnico della Centrale Unica del Soccorso-118, da trentacinque anni “dà il via” alle gare di short-track, il pattinaggio di velocità su pista. Una carriera iniziata “con mia figlia che pattinava, ma poi ha smesso. Io ho continuato".
Società

Oltre alla pattuglia di atleti, e ad alcuni rappresentanti del mondo dell’informazione, la Valle d’Aosta sarà alle olimpiadi invernali che inizieranno venerdì 9 febbraio prossimo a Pyeongchang anche tra i giudici di gara. Dalla nostra regione arriva infatti il 62enne Luciano Dalbard, che nella vita di tutti i giorni è operatore tecnico della Centrale Unica del Soccorso-118, ma in Corea del Sud sarà “starter” della International Skating Union, nello short-track femminile.

Parliamo delle gare di velocità in pista di pattinaggio su ghiaccio e, per andare oltre gli anglicismi, dell’ufficiale che chiama gli atleti sulla linea di partenza e dà i comandi quindi il via, sparando con la pistola puntata verso l’alto. Non solo, perché gli compete anche attribuire eventuali false partenze, ripristinando la procedura di start, oppure fermare la competizione, in caso di contatti o irregolarità commessi “fino all’apice della prima curva”, come spiega puntigliosamente lui stesso.

Dalbard, nel tempo non impegnato dal lavoro, veste questi panni da trentacinque anni, di cui quindici per la International Skating Union, che significa essere abilitati alle gare di Coppa del mondo od olimpiche. E’ una cerchia decisamente ristretta: quel ruolo, nell’ISU, è interpretato da appena diciotto persone al mondo, di cui solo due in Italia. Uno è lui. “Ho cominciato con mia figlia, – dice divertito – che aveva iniziato a pattinare. Lei ha smesso dopo un anno. Io sono andato avanti”.

La trafila lo ha visto occuparsi di gare regionali, poi interregionali, quindi nazionali, infine internazionali. Dopodiché, “visto che sei bravo”, l’abilitazione per la Coppa del mondo, con l’ultima competizione un paio di mesi fa, in Olanda, che è servita, per atleti e giudici, da "prova generale" dell’evento olimpico. “Sono venuto su dalla ‘gavetta’ – sottolinea – ed arrivare ai giochi invernali di Pyeongchang, i primi per me, lo considero un premio per l’attività svolta. Però, sono le Olimpiadi, è tosta”.

Allude al carico di tensione che avrà sulle spalle in quei momenti? In fondo, è comprensibile: un uomo solo, di fronte ad atleti di capacità distanti tra loro appena pochi decimi di secondo e che si preparano da quattro anni per contendersi una medaglia. “Nell’atletica, per fare un esempio, – risponde – sulla pista esistono dei sensori che avvertono di eventuali movimenti anticipati. Sul ghiaccio, ci si affida solo all’occhio dello starter. Credo di aver accumulato un po’ di esperienza, ma ‘sento’ per forza l’appuntamento. Se sbagli, il replay su schermo gigante è istantaneo, tutto il mondo si rende conto del tuo errore nel giro di pochi secondi”.

Il “copione” dello starter, nell’ambito di una manifestazione di risonanza mondiale, rilanciata in diretta ai quattro angoli del globo, è anche strettamente dettato dai tempi televisivi. “Ogni concorrente viene presentato individualmente, con l’indicazione degli eventuali record detenuti, – spiega Dalbard – e bisogna aspettare che questa fase termini, poi i partecipanti possono essere chiamati e partono i comandi della partenza. Da quando prendi in mano la pistola, tutto è più veloce, ma fino ad allora, i passaggi cui prestare attenzione sono diversi”.

Alla domanda su una pagina inconsueta della sua carriera, il 62enne risponde senza esitare, rimandando ad una gara di Coppa del mondo, disputata proprio in Corea del Sud, nel 2009, sulla distanza dei 500 metri. “Ho dovuto ridare la partenza per quattro volte. – racconta – In pista c’erano due atlete cinesi, la beniamina di casa sudcoreana e l’italiana Arianna Fontana. Per tre volte, ci sono stati contatti e cadute prima dell’apice della curva iniziale, nel tratto di mia competenza”. Ad ogni occasione, Dalbard ha fischiato e fermato i giochi.

In quegli attimi, emerge il lato umano. Lo starter non è un robot, che fa in carne ed ossa il lavoro che potrebbe compiere una macchina. Si tratta anche di spiegare agli atleti i motivi della decisione del giudice, senza tradire nervoso o altre sensazioni che potrebbero condizionare la loro performance. Insomma, un côté psicologico c’è, inutile negarlo. “In tutto questo tempo, – aggiunge – i rapporti con coach e concorrenti sono cresciuti e sono buoni e corretti. Molti sono contenti di sapermi sulla linea di start. Si sentono a loro agio con me”.

Prima di partire per Pyeongchang, Luciano Dalbard, che ha anche trascorsi da rallysta, come navigatore Wrc ("ho corso l'ultimo Sanremo di livello mondiale"), ha ancora una sfida davanti a sé, anche se lo sport non c’entra. Da domani, martedì 30 gennaio, sarà operatore del Centro Operativo Misto allestito per la fiera di Sant’Orso, in “trasferta” dalla Cus di Saint-Christophe ai locali temporanei di via De Tillier, per la parte sanitaria. “L’organizzazione, quest’anno – ragiona a voce alta – è cambiata molto, ma anche in questo caso me ne occupo da una decina d’anni almeno e l’abitudine a prendere decisioni non mi manca”. Quando l’esperienza è riposta con cura nel bagaglio di un individuo, il viaggio raramente è in salita.

La gara di Coppa del Mondo del 2009, in Corea del Sud:

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte