“La Valle d’Aosta continua a soffrire, bisogna pensare a un nuovo modello di sviluppo”

Così Domenico Falcomatà nel presentare la nota congiunturale redatta dall'Ires, il Centro studi Cgil.
da sx Antonio Fuggetta, Domenico Falcomatà e Katya Foletto
Società

"Una fotografia in chiaroscuro di una Valle d’Aosta che continua a soffrire". Così Domenico Falcomatà nel presentare la nota congiunturale redatta dall’Ires, il Centro studi Cgil. "Non ci sono sostanziali novità rispetto a quanto ci aspettavamo" sottolinea il Segretario della Cgil "La Valle d’Aosta continua a essere in crisi con tutta una serie di indicatori che continuano a diminuire". E’ il caso ad esempio del Pil regionale che nel 2013 ha subito una contrazione dello 0,5% in termini reali, così come la domanda interna (meno 2,3% nel 2013) o ancora la spesa reale della pubblica amministrazione, – 7,9% nel 2012. Qui i cali più consistenti sono legati alla protezione dell’ambiente (-19,7%), attività ricreative, culturali (-14,9%) e l’ordine pubblico (-14,1%).

“Le uniche variazioni positive sono sugli investimenti e il comparto dell’amministrazione pubblica e solo se comparati all’area Nord Ovest" ricorda Domenico Falcomatà. 

La crisi sembrerebbe non aver influito così pesantemente però sul grado di sviluppo e benessere complessivi della regione, se misurato in termini di Pil pro capite e di reditto disponibile. La Valle d’Aosta è seconda dopo Bolzano per prodotto aggregato per abitante a livello nazionale e per grado di soddisfazione rispetto alla propria condizione economica (54% Indagine multiscopo Istat 2013, sceso al 50.5% nel 2014).

Soffre il settore dell’edilizia ma aumentano nel 2014 le esportazioni. Tra gli elementi di cricità segnalati, il 26esimo posto a livello nazionale per la diffusione della banda larga e l’aumento del tasso medio di disoccupazione, soprattutto fra i giovani fra i 15 e i 34 anni. Nei primi mesi del 2015 diminuiscono le ore autorizzate di cassa integrazione: – 4,4% l’ordinaria, – 47,5% la straordinaria e – 37,4% in deroga. 

"C’è sicuramente un problema di politiche attive del lavoro che vanno riscritte, bisogna ripensare un modello diverso di sviluppo – conclude Falcomatà  – anche perché sembra che il prossimo bilancio regionale subirà un taglio di altri 100 milioni di euro".

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