Laura Spandre, giovane valdostana classe 1989, nutre da sempre il sogno di viaggiare. Al secondo anno di Liceo Scientifico, si presenta la giusta occasione: il programma Intercultura, attraverso il quale accede ad un percorso didattico di sei mesi in Australia, finalizzato a migliorare la padronanza dell’inglese. Un’opportunità che Laura non si è fatta sfuggire, nonostante le perplessità della sua famiglia di lasciare partire da sola, per sei mesi ed in capo al mondo, la giovane figlia appena quindicenne.
Una volta diplomata, forte della sua passione, Laura decide di iscriversi all’Università degli Studi di Torino, dove inizia un percorso di studi in lingue orientali per imparare il cinese, proseguito poi con la Laurea Specialistica in Relazioni Internazionali dell’Asia Orientale, che prevede, al secondo anno, la frequentazione di un college a Hangzhou in Cina: “Un’esperienza davvero entusiasmante – racconta Laura – un mondo completamente diverso dove non riesci nemmeno a leggere se non conosci i caratteri e quindi anche le cose semplici diventano complicate”.
Al rientro a casa, convinta che la conoscenza della lingua cinese le avrebbe aperto facilmente le porte del mondo del lavoro, Laura si scontra invece con proposte di lavoro insoddisfacenti sia dal punto di vista del profilo occupazionale che di quello salariale.
Decide quindi di provare una nuova esperienza, inviando la propria candidatura per il programma Eurodyssée, che offre la possibilità di svolgere uno stage in Europa. In quella fase della sua vita, Laura ha le idee chiare: diventare export manager. Il caso vuole che una delle vacancy aperte del programma preveda un ruolo di export manager assistant per un’azienda belga che fabbrica carrelli di lusso per hotel. Al termine dello stage, l’azienda offre a Laura un contratto a tempo indeterminato ed è così che comincia ad occuparsi, da export manager, dello sviluppo del mercato prima nell’area mediterranea e poi Gran Bretagna e Asia orientale, viaggiando in tutto il mondo.
Nel 2019, però, la vita professionale s’intreccia con quella familiare: in quel periodo, infatti, l’azienda in cui lavora Rodrigue, suo marito, offre a quest’ultimo l’opportunità di trasferirsi a Chicago e Laura, senza pensarci troppo su, decide di seguirlo. Non mancandole l’intraprendenza, si presenta al proprio datore di lavoro comunicandogli la decisione del trasferimento e, allo stesso tempo, proponendogli (con tanto di business plan alla mano) di sviluppare l’azienda nel mercato nord americano. Una proposta che entusiasma immediatamente l’imprenditore che, oltre a sostenerla, le propone di aprire una filiale a Chicago e di diventarne responsabile: “Un’opportunità straordinaria – spiega Laura – negli Stati Uniti infatti è facile lavorare ma, all’inizio, è quasi impossibile che ti riconoscano la carriera che hai costruito sino ad allora in un altro Paese. È come se si dovesse ricominciare da zero e riconquistare tutto: così, invece, ho potuto continuare in maniera lineare il mio percorso”.
Laura ha però poco tempo per abituarsi alla nuova città, ai nuovi ritmi ed alle nuove responsabilità: l’emergenza Covid, infatti, frena inevitabilmente lo sviluppo del progetto lavorativo, complici anche le pesanti ripercussioni della pandemia sul settore alberghiero.
Le limitazioni negli spostamenti complicano i piani di Laura, che nel frattempo è anche diventata mamma della piccola Gaia. Si trova così costretta a ridurre i viaggi, a trasferirsi in maniera più frenetica e con maggiori difficoltà, ma nonostante tutti questi ostacoli, riesce comunque a sviluppare il proprio business tra Orlando e Las Vegas.
La pandemia incide anche nelle scelte familiari di Laura e Rodrigue, che decidono di lasciare il centro città per stabilirsi in una realtà poco distante da Chicago, così da godere di una maggiore tranquillità. In questa nuova realtà, oltre a dedicare gran parte del suo tempo libero alla sua piccola, Laura ritrova la sua passione per lo sport e in particolare per lo yoga, aderisce ad un Book Club e scopre il piacere della cucina. Una grande differenza che Laura riscontra nella sua nuova vita americana riguarda i rapporti interpersonali: “Qui è molto diverso – racconta Laura – le persone sono molto meno affezionate alla propria terra d’origine e, di conseguenza, anche i legami sono più fievoli, io e mio marito infatti abbiamo legato principalmente con persone emigrate dall’Europa”.
Per il futuro prossimo Laura nutre la speranza che si possa superare velocemente l’emergenza Covid in modo da poter tornare a viaggiare in serenità: “Ho in piedi dei progetti importanti per far crescere il mio business e spero che con il progressivo ritorno alla normalità si possano realizzare al più presto”.