Le “temperature interne del Beauregard” al centro delle polemiche

Riceviamo e pubblichiamo la e-mail pervenuta in redazione in merito alla polemica partita da una lettera pubblicata il 28 agosto scorso nella "posta dei lettori" sul quotidiano "La Stampa". L'ospedale Beauregard definito "forno crematorio".
I lettori di Aostasera, Società
Gentile Direttore, leggo su "La Stampa" il racconto di un turista milanese che ha avuto la "sventura" (dice proprio così) di ricoverare al Beauregard l'anziana madre, la quale dopo diversi giorni di degenza è deceduta, forse anche per il caldo dovuto alla mancanza di un adeguato impianto di condizionamento.
Lo sfogo conclude con l'amara considerazione che le strutture ospedaliere dell'avanzatissima Valle d'Aosta non sono poi così diverse da quelle tanto "vituperate" delle regioni del  Sud. Non è la prima volta che registro lamentele sulla mancanza dei più elementari comfort strutturali nei nostri ospedali: qualche giorno fa una neo mamma mi raccontava della sua permanenza in ostetricia, rilevando che nelle stanze si scoppia di caldo e che i bagni sono piuttosto insufficienti, considerata anche la tipologia delle utenti (quando mia moglie partorì la seconda delle nostre figlie, nove anni fa, i problemi erano gli stessi, con l'aggiunta che allora non vi era l'acqua calda da qualche settimana per guasti agli impianti idraulici).
 
Oggi il Direttore Generale dell'USL risponde che dopo una verifica "lunga e laboriosa" si è trovata una soluzione che consenta di allestire un sistema di climatizzazione dell'aria, ma non nega che vi siano stati problemi tecnici connessi all'inadeguatezza delle canalizzazioni dell'acqua e degli impianti elettrici. Risolti questi la Dott.ssa Riccardi assicura che si procederà agli interventi "una camera o due alla volta in modo da limitare il disagio dei pazienti". Colgo l'occasione per fare due riflessioni: la prima riguarda la "lunghezza e la laboriosità" delle verifiche occorse per trovare una soluzione tecnica al problema della geriatria; se ragioniamo in termini di riadeguamento dell'intero sistema ospedaliero valdostano (Umberto Parrini ed ex maternità compresi) è lecito pensare che le difficoltà incontrate per mettere qualche climatizzatore in poche stanze sono da moltiplicare all'ennesima potenza nel caso della prospettata opera di ristrutturazione e ampliamento dei nostri ospedali.
La seconda riflessione nasce dalle parole del Direttore Generale dell'USL, laddove dichiara che i lavori di climatizzazione delle stanze della Geriatria dovranno essere fatti un po' per volta per limitare il disagio dei pazienti. Allargando il campo mi piacerebbe che qualcuno di quei signori che ogni giorno critica l'idea di costruire un nuovo ospedale dicesse, con la stessa franchezza adottata dalla Dott.ssa Riccardi, come intende procedere alla ristrutturazione dei nostri vecchi ospedali (ricordo che l'Umberto Parrini è stato costruito ben 70 anni fa) e soprattutto dove pensa di ricollocare le migliaia di persone che vi lavorano e che vi transitano tutti i giorni, mentre i tecnici e i muratori si adopereranno in lunghe e laboriose verifiche per capire come fare ad erigere un muro o a spostare un impianto, a rifare un soffitto, ad impermeabilizzare una soletta, ecc.
Cordialmente.
Jean-Pierre Guichardaz

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