C’era anche l’assessore regionale all’Ambiente Manuela Zublena a seguire il convegno di Legambiente sabato pomeriggio 9 giugno a a Palazzo regionale, sul recupero del patrimonio minerario di Cogne, tema oggetto di discussione e analisi nell’ultimo Consiglio regionale, non senza polemiche tra maggioranza e minoranza.
L’incontro “Cogne, una miniera di opportunità” organizzato dal Circolo di Legambiente VdA è stato denso di interventi e relatori che hanno messo a confronto le esperienze di riconversione provenienti un po’ da tutto il nord Italia. “È il contributo costruttivo che noi ambientalisti vogliamo portare al dibattito sulla valorizzazione e il recupero dell’immenso patrimonio minerario della Valle D’Aosta” ha spiegato Alessandra Piccioni, presidente del circolo Legambiente regionale. Il convegno ha il patrocinio dell’Associazione Nazionale Ingegneri Minerari, una categoria professionale in calo da quando l’attività estrattiva si è praticamente esaurita nel nostro Paese. “Nonostante un passato zeppo di esempi poco edificanti, oggi ambientalismo e scienza mineraria non sono necessariamente in contrasto” ha rassicurato l’Ing. Mauro Fornaro dell’Università di Torino.
Esperienze più o meno riuscite di riconversione turistico-culturale dei siti minerari dismessi si susseguono da tutto l’arco alpino, dalla Liguria al Veneto. Tra luci e ombre, non viene tralasciato l’aspetto economico dei progetti, “Fondamentale in un periodo di vacche magre com’è questo” ha sottolineato il dott. Luca Genre di Scopriminiera, un fortunato percorso eco-museale realizzato in Val Germanasca, a Pinerolo.
Nell’incontro si è fatto poi il quadro delle attività di recupero già intraprese in Valle d’Aosta: dall’impianto legislativo regionale in materia, ai lavori di messa in sicurezza concordati con la Fintecna prima della sua dipartita, la rinascita del Museo Minerario regionale, sino ai progetti di restauro e trasformazione delle miniere di Brusson e Chuc-Servette, nel comune di Saint Marcel.
A toccare infine il nervo scoperto del trenino del Drinc è stato il perito Flavio Menolotto. Con rammarico per quanto appena deliberato dal Consiglio regionale, l’esperto ha esposto una serie di perplessità sugli studi che hanno orientato la scelta della Regione. Pur riconoscendo da subito alcuni problemi strutturali, come la scarsa portata oraria della tranvia Pila-Cogne, Menolotto ha mosso dubbi sui costi e sulle soluzioni tecniche ipotizzate per rimettere in moto il trenino della discordia. “Basterebbero soluzioni tecniche più oculate e appena 9 milioni euro per ripristinare quell’infrastruttura” ha concluso.
“Salviamo il salvabile” è l’appello del professor M. Fornaro. “Buttare via in un colpo, il trenino del Drinc e parte del patrimonio minerario di Cogne, con i milioni di contributi spesi nei decenni scorsi, non è una vera soluzione. Vuol dire solo condannare l’impianto ad un inevitabile decadimento.”