L’indice Rt in Valle scende a 1,14. L’obiettivo è arrivare sotto l’1

La settimana scorsa era pari a 1,5. Il dato è merso dalla conferenza stampa della Cabina di Regia nazionale. "L’insieme delle valutazioni porta ad un rischio alto e l’epidemia si mantiene a livelli critici” ha spiegato Brusaferro, Presidente dell'Istituto superiore di Sanità, parlando dei dati nazionali.
Il Presidente dell'Istituto superiore di Sanità Brusaferro
Società

L’indice Rt della Valle d’Aosta è all’1,14 – era a 1,5 la settimana scorsa -, con una valutazione della probabilità moderata e una classificazione complessiva del rischio che resta alta.

Il dato è stato illustrato in conferenza stampa da Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto superiore di Sanità, nello spiegare l’andamento dell’emergenza da Covid-19 in Italia.

Brusaferro che non si è soffermato sulle singole regioni, ma ha tracciato una panoramica dell’epidemia.

“La media italiana è di 732 nuovi casi per 100mila abitanti – ha spiegato il Presidente ISS -. Alcune regioni sono ancora eccedenti, altre si stanno muovendo sotto questa cifra. La proiezione a 30 giorni sulla saturazione dei posti letto, compresi quelli attuabili o quelli di riserve delle Regioni, dice che la completa saturazione si è un po’ allontanata grazie alla capacità espansiva sia nell’area medica, sia per le Terapie intensive”.

Situazione che sta migliorando, anche se è troppo presto per abbassare l’attenzione: “Per la prima volta in alcune regioni c’è una discesa dei flussi. I focolai sono presenti in tutte le regioni ma stanno calando – spiega ancora Brusaferro -. Per l’impatto prevale il livello alto, perché proseguono i casi di cui occuparsi in area medica e i focolai. L’insieme delle valutazioni porta ad un rischio alto e l’epidemia si mantiene a livelli critici”.

“C’è una riduzione dell’Rt rispetto alla settimana precedente – prosegue il Presidente dell’ISS -, il che suggerisce l’effetto delle misure introdotte dal 14 ottobre. Non cantiamo vittoria perché l’Rt è ancora sopra 1, i casi crescono anche se lentamente, ma l’obiettivo è tornare sotto l’1. Dobbiamo perseguire la decrescita rapida dei nuovi casi, ed è assolutamente necessario riportare l’incidenza alla soglia in cui il tracciamento sistematico sia possibile. Da qui la necessità di mantenere in atto le misure adottate, di rispettarle rigorosamente e adottarle a tutti i livelli sapendo che ci sono regioni classificate o equiparate al rischio alto da più di tre settimane”.

Richiamo all’attenzione alta – e un monito – arriva anche da Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità: “I dati sono indicativi di uno spiraglio significativo che si apre, ma questa è l’occasione per insistere in una condotta che sta portando i suoi risultati. L’errore di pensare che l’epidemia fosse alle spalle è già stato fatto in estate”.

L’impressione generalizzata è che si stia attraversando unplateau“, con una curva epidemiologica che si sta appiattendo: “Il quadro regionale è sempre quello – ha spiegato il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza -, con la Lombardia e la Campania, le più popolose, con il maggior numero di casi. Anche nelle regioni più piccole ci sono variazioni quotidiane, in alcune c’è una tendenza in discesa ma la situazione è stabile“.

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