Luca Marten-Perolino è nato ad Aosta nel 1973. Dopo le scuole superiori si trasferisce a Torino, dove si iscrive a Scienze Politiche con indirizzo relazioni internazionali. Una volta conseguita la laurea, spinto dal desiderio di migliorare la padronanza della lingua inglese, parte alla volta dell’Australia. Dopo questa esperienza rientra a Torino e, quasi per caso, passando davanti a Palazzo Nuovo, un avviso relativo all’attivazione di un master in Peace keeping management attrae la sua attenzione: poiché quelli sono gli anni successivi alla guerra nei Balcani, si trattava di un master nato per far fronte a una reale necessità e Luca, che era alla ricerca di un lavoro stimolante, decide di iscriversi. Al termine di questo percorso l’Università gli propone uno stage in Gabon: “sono partito in Africa e non sono più tornato. Ho iniziato lavorando per la ONG Alisei per quasi due anni in cui sono stato responsabile del progetto per l’assistenza ai rifugiati del Congo Brazzaville presenti in Gabon”. Dopo questo periodo, lo Sri Lanka viene colpito da uno tsunami che provoca un’importante emergenza umanitaria, così Luca si unisce al GVC (Gruppo di Volontariato Civile, un’organizzazione umanitaria di Bologna) e, per quasi un anno, si occupa della gestione e controllo del programma di aiuti a Trincomalee, sulla costa nord est del paese. A seguito dell’esperienza asiatica, rientra nel continente africano, questa volta in Sudan, come Responsabile del del programma AMI (Aide Medicale Internationale) nel Sud Darfur. E’ qui che Luca conosce Lisa, una ragazza spagnola che, nel 2019, diventa sua moglie.
Il suo impegno nel continente africano continua per molti anni nel settore programmi: “ho vissuto in diversi paesi del centro Africa: nella Repubblica Democratica del Congo sono stato responsabile della gestione del programmi di urgenza del Nord Kivu, dove mi sono occupato in particolare di progetti legati alla salute; nel sud del Sudan ho effettuato uno studio di fattibilità sulla realizzazione di pozzi d’acqua e la costruzione di latrine; in Etiopia ho lavorato per la ONG francese Action Contre la Faim, in cui ho appreso in maniera molto approfondita che cosa fosse la logistica, in quanto ho ricoperto il ruolo di responsabile della logistica per tutto il paese ”.
Nel 2010 Luca riparte per tornare nei territori dello Sri Lanka e della Birmania, questa volta con il Consiglio Danese per i Rifugiati (DRC Danish Refugee Council), come coordinatore di emergenza, trovandosi a collaborare non solo con le ONG, ma anche con le Nazioni Unite e il governo locale.
Nonostante questa importante esperienza, Luca decide di rientrare in Africa, un continente difficile e bisognoso: “si tratta di un territorio con crisi enormi, solo nel corno d’Africa si contano 5 milioni di rifugiati. Esiste un grave problema di sfollati interni che migrano a causa del cambiamento climatico, soprattutto per quanto concerne la siccità. A questo si aggiunge la piaga dei conflitti. Le popolazioni non hanno resilienza, le famiglie hanno pochi risparmi e passano quindi velocemente dall’essere poveri a essere poverissimi. Ci sono, inoltre, enormi problemi di malnutrizione, che causano un’elevata mortalità infantile”.
Nel 2017 Luca non riesce più a trovare la sua consueta motivazione e decide di mollare: “Avevo bisogno di staccare. Mi sono trasferito nel paese di mia moglie, Marbella in Spagna, dove ho creato un mio piccolo business. Mia moglie invece è rimasta in Africa e, alla fine, il desiderio di riavvicinarmi a lei è prevalso”.
Nel 2019 Luca, grazie alla sua esperienza, inizia a lavorare per la Direzione Generale per la Protezione Civile e le Operazioni di Aiuto Umanitario (ECHO, European Commission Humanitarian Office) della Commissione Europea a Nairobi, in Kenya, in qualità di Coordinatore logistico regionale: “mi occupo del monitoraggio dei programmi di logistica, per citarne alcuni quello implementato dal PAM (Programma alimentare mondiale) attraverso il Logistic Cluster nel sud Sudan e quelli di prevenzione ai disastri realizzati dalla Croce Rossa danese in Malawi e da quella francese in Madagascar. Come responsabile di tutti gli office della DG ECHO in Africa orientale e australe ho seguito l’apertura della nostra sede a Pretoria in Sud Africa”.
Ora Luca e sua moglie vivranno per almeno quattro anni a Dakar, in Senegal: “sono molto contento di aver trovato un bell’ambiente. Mi ritengo soddisfatto e fiero di lavorare per la DG ECHO, il cui obiettivo è salvare la vita delle persone. Mi sono tolto tante soddisfazioni nel corso degli anni e mi sono goduto il piacere di fare un lavoro che ha un valore, sebbene non sia sempre riconosciuto. Per me è difficile capire le critiche sulle ONG, forse perché, per quanto mi riguarda, conta solo l’obiettivo finale, che è quello di aiutare la gente”.
Rispetto al futuro Luca ha ancora voglia di nuove esperienze: “il futuro prossimo mio e di mia moglie è qui in Senegal. Grazie ai collegamenti più agevoli del solito ci godremo sicuramente di più l’Europa e ne approfitteremo per rientrare più spesso. Per il futuro più a lungo termine, invece, ci piacerebbe trasferirci a Panama o in Giordania”.
Una risposta
Tanti i valdostani giovani e meno giovani che fanno la loro carriera oltre pont Saint Martin