Martine Noussan, la valdostana che lavora alla pace tra Ucraina e Russia

03 Marzo 2022

Il conflitto in Ucraina non è l’unica situazione calda nelle zone che una volta componevano l’Unione Sovietica. Martine Noussan, 33 anni, valdostana, lo sa bene. Da ormai 2 anni vive a Berlino e da lì si occupa, insieme a un team di 8-9 persone, di un progetto per la risoluzione del conflitto in Ucraina, a prova del fatto che la strada della pace e del dialogo è da intraprendere e seguire senza cedere solo alla via bellica. Il lavoro che da due anni impegna la valdostana, di Sarre, chiamato DRA, è molto articolato, al momento è nella sua seconda fase (la prima si è svolta nel biennio 2018-2020 n.d.r.), è finanziato dal ministero degli esteri tedesco ed è composto da 3 pilastri: dapprima la creazione di una piattaforma internazionale della società civile, che riunisce una ventina di associazioni che lavorano per la risoluzione del conflitto russo ucraino, questa fa lavoro di Advocacy e informazione per i governi e la popolazione, e realizza progetti in ambito peacebuilding, transitional justice, dialogo e diritti umani.

Il secondo step è quello di monitoraggio della situazione riguardo ai diritti umani nella regione di conflitto, tramite missioni internazionali e monitoraggio costante a distanza. L’ultima fase è uno dei risultati concreti che il progetto vuole ottenere e cioè la “Drukarnia”, il Centro della società civile che si trova a Slovjansk, nella regione di Donetsk. Il centro è in pratica l’ufficio sul campo, è uno spazio per lo scambio e il dialogo per la società civile locale e realizza progetti di scambio internazionale per i giovani, di sviluppo di iniziative locali, di attivismo ecologico e tanti altri.

Martine, dopo un percorso universitario in lingue straniere, con focus su russo e tedesco, inizia a viaggiare e inanellare esperienze  nel settore dei progetti europei (in Russia e in Georgia prima ancora che in Ucraina e Germania), ma sempre con la voglia di lavorare nelle zone russofone e sempre nel segno della conciliazione e della risoluzione dei problemi che lo sgretolamento dell’URSS ha provocato nelle zone limitrofe: “Ho deciso di lavorare in questo progetto dopo aver trascorso un anno di Servizio volontario europeo in Georgia, in una ONG che lavorava con IDPs (internally displaced persons – sfollati interni n.d.r.) della guerra in Ossezia del 2008. Mi sono appassionata al lavoro di peacebuilding e ho deciso di continuare il mio percorso in questo ambito, e, avendo studiato russo all’università, il mio interesse è focalizzato sui conflitti in aerea post-sovietica”.

peace cranes tra bambini georgiani e bambini russi
“Dialogo per l’intesa, la comprensione e la giustizia: rafforzamento del contributo della società civile alla risoluzione del conflitto, allo sviluppo regionale e democratico, alla preparazione di una reintegrazione sicura dell’Ucraina dell’est”, questo il nome per esteso del progetto a cui Martine ha lavorato e sta lavorando e che, ovviamente, ha avuto un’accelerata in negativo nel maggio 2021, quando le prime avvisaglie di contrarietà da parte del governo centralista di Mosca si fanno sentire: “Un primo grande cambiamento del progetto – spiega la Noussan -, è avvenuto a maggio 2021, quando la nostra organizzazione è stata inserita dal governo russo nella lista delle “organizzazioni non desiderate” in Russia: DRA ha dovuto fermare immediatamente il suo lavoro in Russia e qualunque forma di cooperazione con cittadini russi, per evitare di metterli in pericolo, siccome un cittadino russo coinvolto in attività di organizzazioni “non desiderate” rischia numerose sanzioni fino all’incarcerazione. Questo ovviamente ha costretto DRA a riorganizzare interamente la sua struttura e il suo lavoro”.
La mostra organizzata da Martine e DRA con protagonisti giovani russi e ucraini

Questo stop non ha fermato Martine e nemmeno la sua voglia di continuare a lavorare nel segno della pace e della collaborazione tra le due nazioni nonostante il progetto dovrà trasformarsi e adattarsi al periodo e nonostante questo potrebbe significare stare lontani dalla Russia per un periodo imprecisato: “La guerra attuale in Ucraina rappresenta ovviamente un altro punto di non ritorno, e in particolare il mio progetto dovrà essere ripensato e adattato alla nuova realtà. Per adesso ci troviamo ancora nella fase “emergenziale” in cui stiamo cercando di reagire tempestivamente agli avvenimenti: raccogliendo fondi per i nostri partner sul luogo, pubblicando statements diretti al governo tedesco e ai leader politici, sostenendo i profughi che arrivano a Berlino o che in generale cercano di lasciare l’Ucraina. Il futuro e l’aspetto del nostro progetto dipenderà molto dall’evoluzione della guerra, e ora purtroppo è troppo presto per fare pronostici a lungo termine”.

Le difficoltà del lavoro di Martine e della sua ONG in generale sono soprattutto le continue tensioni che arrivano dalle posizioni del governo russo, come in occasione dell’allestimento di una mostra “che abbiamo organizzato a novembre e che è il risultato di un progetto di dialogo di due anni con giovani russi e ucraini che hanno rielaborato la loro esperienza della guerra accompagnati da artisti e designer. In questo caso abbiamo portato questa expo anche a Bruxelles e Nantes e a breve dovremmo pubblicare anche una versione online della mostra, che in realtà era già pronta, ma dopo che ci hanno vietati in Russia abbiamo dovuto cancellare tutti i volti dei partecipanti russi, nomi ecc, quindi ci sta prendendo un po’ di tempo, ma lo faremo”.
Martine Noussan in Georgia
Il pensiero di Martine sul conflitto e su quello che sta accadendo regala un altro punto di vista che non contempla nella dialettica un atteggiamento bellico o fazioso, perché in una guerra gli unici che non vincono mai sono i civili e nelle parole di Martine questo sembra chiaro: “Innanzitutto  questo conflitto, nel mio piccolo, mi fa avvertire una grande delusione; vedere tutto il lavoro di anni stravolto così in un attimo fa male e fa riflettere e provo una grande tristezza nel vedere che il governo russo si è pian piano trasformato in una piena dittatura, con tutto quel che ciò comporta: repressione di qualunque dissenso, propaganda estrema e  disprezzo dei diritti umani per citare solo alcuni aspetti”.
Le relazioni tra i due paesi, da sempre tese e complicate da valutare, ci metteranno molto tempo a ritrovare un equilibrio o qualcosa che possa assomigliarci, ma le differenze si fanno sui vari livelli di relazione: “Per le relazioni tra i due paesi dipende su che livello se ne parla – spiega Martine-: le popolazioni russe e ucraine hanno legami storici molto forti, che sicuramente verranno messi in discussione da quello che sta succedendo e ci vorranno anni per ricostruire la fiducia reciproca; per le relazioni a livello politico possiamo iniziare una discussione lunga ore sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato e nella Ue e sull’espansionismo di tipo imperialista russo, certo è che finché continueranno a cadere bombe sulle città ucraine non so che cambiamenti nelle relazioni ci possano essere. Di certo non cambiamenti positivi”.
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