Matteo Deval, il sogno di “tradurre in termini robotici l’architettura tradizionale alpina”

Matteo Deval, giovane architetto valdostano, ha progettato e realizzato un bivacco aviotrasportabile per il monitoraggio dei ghiacciai. Spinto dalla passione per l’architettura tradizionale alpina, ha ideato una tecnica di progettazione "a blocchi" registrata all’Ufficio brevetti della Ue.
Matteo Deval SAIE
Società

Il percorso di Matteo Deval, ventiquattrenne di Nus, inizia tra i banchi dell’Istituto per geometri di Châtillon. Non appena diplomato decide di iscriversi ad Architettura presso il Politecnico di Torino, durante il percorso triennale coglie l’opportunità di fare un’esperienza all’estero grazie al programma Erasmus e si trasferisce così a Bruxelles dove svolge anche un tirocinio in uno studio di architettura.

I risultati scolastici sono ottimi, tanto che Matteo entra a far parte del programma “Giovani Talenti” promosso dall’Ateneo torinese. La sua passione per la materia cresce di anno in anno: così, conclusa l’esperienza belga e conseguita la laurea, decide di proseguire gli studi specializzandosi nel settore dell’architettura per la sostenibilità. Durante il percorso magistrale, Matteo si distingue ancora entrando a far parte del “Honours Program” un’opportunità promossa dal Politecnico di Milano e quello di Torino, che offre la possibilità alle studentesse e agli studenti meritevoli di partecipare a percorsi di eccellenza altamente innovativi, paralleli al percorso di studi magistrale.

Successivamente, Matteo decide di partecipare al team universitario “Shelters” le cui attività iniziano in Valle d’Aosta, più precisamente al rifugio Prarayer nel Comune di Bionaz, con l’obiettivo di costruire un bivacco per il monitoraggio dello scioglimento dei ghiacciai, completato ed esposto poi dallo scorso 9 dicembre al Forte di Bard: “Il suo grande vantaggio – spiega – è quello di poter essere aviotrasportato e, quindi, di poter effettuare più monitoraggi con la stessa struttura nelle differenti vallate valdostane”.

Durante questa esperienza nasce la sua idea di tesi: “È stata un’idea in qualche modo ‘romantica’. Mentre mi trovavo presso il rifugio Prarayer, insieme ai miei compagni, mi sono soffermato spesso a osservare le antiche architetture tradizionali in legno presenti in quei luoghi e mi sono chiesto se fosse possibile valorizzare queste tecniche costruttive in una nuova forma”. Con questa idea in mente Matteo decide di ripartire per un altro Erasmus, questa volta a Rotterdam, dove frequenta un tirocinio di sei mesi finalizzato anche alla redazione della tesi finale, in uno dei migliori studi specializzati nell’architettura della robotica: “Si tratta di un settore di nicchia estremamente interessante, i professionisti non si occupano solo di gestire la progettazione, ma anche della produzione dell’opera.” 

Matteo è da sempre appassionato delle costruzioni in legno alpino: “Avevo l’intenzione di tradurre in termini robotici l’architettura tradizionale alpina che mi ha sempre affascinato. Questa tecnica di costruzione, che ho ideato, si basa sul blocco e non su travi o pilastri, come un sistema di blocchi Lego. La difficoltà maggiore è la mole di calcolo che vi è alla base, ma l’evoluzione della programmazione sta agevolando anche queste complessità. Questo tipo di progettazione modulare permette di creare una vera architettura per il riuso sostenibile“. 

L’idea di Matteo si è rivelata vincente: il centro di ricerca Indexlab del Politecnico di Milano ha infatti permesso lo sviluppo del progetto e, dopo aver esposto il risultato alla fiera delle costruzioni SAIE 2023, il sistema costruttivo di blocchi di legno è stato registrato all’Ufficio brevetti dell’Unione Europea.  

L’obiettivo di Matteo è quello di continuare a divulgare questo metodo di progettazione: “Nel prossimo futuro vorrei far conoscere questo progetto e testare l’interesse che possono avere gli enti pubblici e le università. Mi piacerebbe poterlo fare in Valle d’Aosta, dove ritengo che ci siano delle grandi potenzialità di rivedere il settore ligneo e farlo crescere in termini di competitività. La Valle mi ha aiutato a formarmi, supportandomi con le borse di studio, e mi piacerebbe in qualche modo restituire questo investimento, portando nel nostro territorio delle innovazioni nei processi che possano dare un nuovo slancio al settore delle costruzioni, in particolare a quelle che utilizzano il legno”. 

Una risposta

  1. Bellissimo esempio di ingegno, impegno e costanza espresso da un giovane promettente valdostano. Bravissimo

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