Mi ripiglio: “L’Azzardopatia considerata dalla politica una dipendenza di serie B”
Bruno Trentin ha un passato da giocatore patologico. Per tredici anni ha convissuto con la malattia, una dipendenza che l’ha portato ad accumulare debiti e a commettere reati per recuperare il denaro utile ad alimentare la smania di gioco. Dopo un percorso terapeutico durato oltre un anno e mezzo ne è uscito: nel 2015 ha fondato l’associazione Miripiglio Sos gioco d’azzardo, un’organizzazione di volontariato che aiuta e affianca le persone che vogliono smettere e porta avanti un lavoro culturale di contrasto e sensibilizzazione contro l’azzardopatia. La sua associazione è tra i forti sostenitori della legge regionale valdostana sulla ludopatia, approvata nel 2015 e poi modificata in senso restrittivo nel marzo del 2019. La stessa legge che alcune forze politiche hanno espresso il desiderio di modificare mediante un articolo inserito nella legge Omnibus, in discussione il 24 marzo prossimo, e poi stralciato. Lo intervistiamo per fare il punto, dal suo osservatorio sul fenomeno azzardopatia in Valle d’Aosta.
La giunta regionale, è notizia di poco fa, ha fatto dietrofront sulla modifica della legge regionale sull’azzardopatia. Che ne pensa?
Meno male che si è riusciti, tra tutti, a non far votare questo articolo, avrebbe generato danni devastanti. E’ passata l’idea che servisse per aprire due sale giochi a Quart. Io penso che grazie a quella modifica, per ora scongiurata, si sarebbero aperte delle praterie per i gestori. Escludendo dagli obiettivi sensibili i luoghi privati, con le esternalizzazioni che abbiamo e che cresceranno in futuro, le aperture avrebbero interessato tutta la Valle, non solo Quart, con risultati se non simili, molto vicini a quelli ante legge regionale.
Ecco parliamone: che risultati misurabili ha generato la legge regionale di contrasto alla ludopatia?Indubbiamente ha migliorato la situazione, in particolare con l’introduzione delle distanze obbligatorie delle sale giochi dai luoghi sensibili come scuole, associazioni, ospedali, centri ricreativi e via dicendo. Non lo dico io, sia chiaro, lo certificano i dati del Monopolio di Stato. A giugno 2019 ad Aosta vengono chiuse, grazie alla legge, diverse sale slot: l’ammontare del giocato passa quindi dai 32milioni 975 mila euro del 2018, ai 17 milioni e 705 mila con una diminuzione del 46%.
Quindi in Valle d’Aosta nel 2019 si è giocato meno?
In moltissimi comuni sì. Ma ci sono delle eccezioni. Quart è un comune con diverse sale giochi che hanno fatto resistenza a questa legge attraverso i ricorsi al Tar poi persi. Ecco qui si registrano dei dati in controtendenza, da 19milioni e 800 mila euro di giocato del 2018 ai 22milioni e 700mila del 2019, ovvero il 15% in più. C’è stato indubbiamente un pendolarismo del gioco: alcuni giocatori dal capoluogo regionale si sono riversati nel comune limitrofo.
E’ sufficiente ridurre le sale per ridurre l’azzardopatia?
E’ molto importante. La diffusione capillare di sale da gioco sul territorio è gravissima per i giocatori e per creare nuovi giocatori patologici. Anche qui lo dicono i dati: nel 2019 tutti i comuni registrano percentuali di diminuzione di gioco altissime: dal meno 78% di Châtillon e Saint-Vincent al meno 76% di Sarre o al meno 71% di Villeneuve per citare alcuni dei comuni nella top ten regionale per il giocato con le slot machines. Io nella mia vita ho giocato in un’edicola, in una lavanderia automatica: tutte queste opportunità di gioco hanno contribuito a fare dell’azzardo un grande problema della nostra società. Poi, è vero, ci sono azzardopatici che via le macchinette passano alle lotterie istantanee o alle scommesse sportive, in forte aumento. Anche il gioco online cresce, ma lo ritengo un aumento fisiologico, legato anche al tempo che stiamo vivendo.
E’ possibile tracciare un identikit del giocatore tipo?
La dipendenza da azzardo viene da un malessere o da una vita di malessere. E diciamo che il periodo che stiamo vivendo vede l’esplosione di depressione e fatiche. Detto questo non dobbiamo pensare che ci sia una categoria più predisposta di altre: a giocare sono i bambini di 8 anni, magari insieme ai genitori, così come gli anziani di 80. In associazione stiamo seguendo un uomo di 82 anni con la dipendenza da gioco. Non c’è più neanche distinzione di genere: le donne giocatrici stanno iniziando a venire allo scoperto. I giocatori compulsivi sono poveri così come benestanti diventati povere dopo aver dilapidato un patrimonio per i debiti di gioco. Un comun denominatore? Tra quelli che seguiamo noi, sono tutti disoccupati, il lavoro l’hanno perso a causa del gioco.
Ma la politica secondo lei è sufficientemente consapevole di questa piaga?
L’azzardo credo che in Valle d’Aosta sia considerato ancora dalla politica una dipendenza da gioco di serie B, se si può da tenere nascosta. Il Serd non ha grossi numeri di persone in cura in questo momento, nonostante questo noi dell’Associazione Mi Ripiglio riceviamo dalle 150 alle 160 richieste di aiuto all’anno da persone che vogliono uscire da questo incubo e non riescono a farlo da soli. Perché è comunque una malattia e una dipendenza come quella da alcool e da droghe.
Voi come Associazione Mi ripiglio cosa fate?
In questo momento abbiamo un problema di collaborazione con le istituzioni ed è quindi più difficile per noi lavorare. Oltre al servizio di Sos telefonico attivo ancora adesso 24 ore su 24, noi organizziamo un gruppo di aiuto settimanale, che si svolge presso il Csv, a cui partecipano in media dalle 5 alle 15 persone. E’ un gruppo gestito da me e da una psicologa volontaria.
Tra le recenti denunce della sua associazione ci sono i pochi controlli sul rispetto della legge e del regolamento comunale di Aosta
Sì, abbiamo notato e denunciato di recente alcuni tabaccai che esponevano le vincite in vetrina. Questa è una sorta di pubblicità dell’azzardo, vietata dal regolamento comunale di Aosta. Lo abbiamo comunicato alla Polizia Municipale, senza ottenere risposte, poi ci siamo rivolti al Comune e al sindaco e ai responsabili dei controlli. La situazione si è risolta, per fortuna, perché queste forme di pubblicità sono sparite. Ciò che manca, però, sono controlli, periodici, fatti con una certa continuità. Dalla nostra esperienza, se non c’è la segnalazione di anomalie, i controlli non si fanno. E fenomeno diffuso e da noi verificato, molti tabaccai continuano a vendere Gratta e vinci ai minorenni.