Esserci quando nessuno lavorava nel settore della cosmesi. Compiere novant’anni di attività significa anche questo, essere pionieri in un settore, far crescere Aosta come città, permettere ai suoi abitanti di conoscere e poter comprare prodotti fino allora sconosciuti.
La storia della profumeria Vallacqua non può essere riassunta in poche righe o con parole comuni, si tratta di un pezzo di storia del commercio aostano, e valdostano, che resiste al tempo che passa e, anzi, si proietta nel futuro con convinzione e fiducia.
Per capire il senso di una storia quasi secolare difficile da spiegare basta la semplicità con cui il patron della maison, Angelo Vallaqua, descrive ciò che è stato: “C’è stato tanto da fare”. Sì, sicuramente da quel lontano 1929 di strada ne è stata fatta, soprattutto dal passaggio dell’attività del padre e dello zio, parrucchieri, al mondo della cosmesi: “Dopo la guerra, al ritorno di mio zio dalla Francia, mio padre gli lasciò una parte di negozio in quello che era Corso Vittorio Emanuele (ora Avenue Conseil des Commis n.d.r). Per 40 anni abbiamo avuto un’attività in via Bramafan, commercializzavamo acqua di colonia approfittando del contingente della zona franca. I grandi quantitativi non sarebbero stati commercializzabili altrimenti”.
Le signore dell’Aosta bene dell’epoca viaggiavano verso la Riviera francese e tornavano con ancora i profumi della lavanda impressi nella mente, si recavano da Vallacqua e chiedevano le stesse fragranze, nasceva così, da queste richieste, Fréval, l’unica azienda valdostana in grado di commerciare acque di colonia: “Quando ho iniziato -racconta Angelo -, negli anni ’50, ogni nazione Europea legiferava per se stessa, per i prodotti francesi la tassazione era pesante, ma con le esenzioni riuscivamo a commerciare con una differenza del 30% sul costo grazie all’esenzione. Lavoravamo sfruttando i contingenti della zona franca”.
Dopo la Costa Azzurra è il turno di Parigi e delle grandi case, una novità assoluta per Aosta: “Le fragranze avevano nomi esotici, ricordo bene, e ricordo le pubblicità sui muri del sud della Francia che le sponsorizzavano. Abbiamo iniziato a importare a prezzi interessanti soprattutto le bottiglie grandi di acqua di colonia. Abbiamo sfruttato quel filone e poi sono arrivate le grandi aziende come Balenciaga, ricordo che andavo a vendere questi prodotti anche nei bazar di montagna, era particolare e tutto nuovo, ovviamente nei paesi non c’era nulla che assomigliasse a una profumeria”.
Angelo sfoglia le pagine del libro confezionato per questo importante traguardo e racconta del viaggio a New York per incontrare Helena Rubinstein, l’imprenditrice polacca fondatrice dell’omonima casa cosmetica, oppure di quando con una delegazione volò fino in Giappone per visitare la Shiseido: “Il palazzo dove incontrai la Rubinstein era altissimo, l’attico a vista sulla città e quando parlai con lei mi ricordo che mi raccontò che pochi giorni prima non era stata bene. Insomma, erano persone anche loro, nonostante fossero colossi”.
I pensieri riaffiorano e in un mondo dove gli odori e i profumi occupano la maggior parte della memoria il ricordo principale è per forza legato a questo: “Mi ricordo di un odore particolare, lo zibetto, un prodotto fissatore. Deriva dalla ghiandola di un animale del Tibet, genera una puzza tremenda, ma fissa i profumi in modo da dare loro consistenza. Ricordo che nelle aziende in Francia lo mettevano in grossi bottiglioni misto ad alcol e poi cullavano i contenitori di modo che le due sostanze si fondessero insieme, a questo venivano poi aggiunte le varie fragranze. Aveva un odore tremendo, ma è uno dei ricordi più nitidi che ho”.
E poi la storia ha fatto il suo corso e Vallacqua è diventato nel capoluogo regionale il sinonimo di profumeria, e lo è ancora, come spiega Rosalba, la figlia del titolare: “Ora il mercato è cambiato, diciamo che cerchiamo di stargli dietro, ma è tutto più faticoso. Facciamo parte di un consorzio italiano con sede a Verona che ci tutela e raduna diverse profumeria tra cui molte storiche. Ora dobbiamo confrontarci con delle realtà molto gradi e con le catene di distribuzione e quindi il nostro valore aggiunto qual è? Di sicuro consigliare e guidare il cliente nell’acquisto, questo è quello che ci contraddistingue dai grandi marchi”.
Se una delle due figlie di Angelo ha seguito la sua strada, la nipote Elena sta per laurearsi in marketing e di sicuro porterà nuova linfa a Vallacqua, con un altro taglio, ma sempre per il bene dell’azienda di famiglia: “È già lei a curarci la parte social e presto metterà mano al sito – spiega Rosalba -, diciamo che ha preso un’altra strada, ma ci aiuta”.
Di tempo dagli arredamenti di noce massiccio in via de Tillier ne è passato, anche quello cambia e diventa più funzionale, ma non passa la vocazione della famiglia storica di Aosta, pioniera e coraggiosa apripista per tante altre attività nel settore. Angelo è consapevole della grande storia e soprattutto della responsabilità che negli anni è cresciuta: “Passa il tempo e si diventa decani, i capelli diventano bianchi, ma una volta, glielo assicuro, erano mori”.