Tinto dei colori delle bandiere di Libera Valle d’Aosta, composto da visi sorridenti ma seri, un piccolo corteo di circa 200 tra studenti e docenti ha sfilato oggi, martedì 21 marzo, nella via centrale di Aosta. Allo stesso tempo, stamane, alcuni dei loro coetanei provenienti dal Liceo Édouard Bérard e dall’Istituto Corrado Gex si sono riuniti in Piazza Duomo a Milano assieme a diversi volontari di associazioni valdostane e a una delegazione della Cgil in occasione della XXVIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
La manifestazione
Insegnanti e ragazzi provenienti dalle secondarie Éugène Martinet ed Émile Lexert non hanno potuto prendere parte direttamente all’evento milanese a causa di alcuni problemi tecnici nell’organizzazione della trasferta in autobus. Tuttavia, la parata ha voluto essere per loro un modo per far sentire la propria voce nella lotta alle infiltrazioni nonché la propria vicinanza ai numerosi italiani deceduti negli anni passati per mano dei clan.
“Siamo qui per dire che la mafia esiste anche se adotta modalità di azione meno eclatanti e rumorose e tiene un basso profilo per non farsi notare dai radar dell’informazione – ha dichiarato l’assessore regionale Jean-Pierre Guichardaz, ringraziando con affetto e riconoscenza i ragazzi presenti e le loro famiglie per il loro lavoro di sensibilizzazione -. Ma siamo idealmente a Milano per ricordare le 1069 persone morte nel tempo a causa dei clan, un tarlo onnipresente nella nostra attualità che scava indebolendo le istituzioni e continua a esistere sotto traccia insinuandosi nella società e minando la cultura della legalità”.
Il ruolo della scuola
L’assessore Guichardaz ha poi sottolineato il valore innegabile della scuola nella formazione di una coscienza collettiva di rinnego della mafia, “l’unica medicina in grado di combattere la malattia delle infiltrazioni sul lungo termine”.
Anche la referente di Libera Valle d’Aosta, Donatella Corti, ha voluto lasciare un messaggio agli allievi rimasti nella regione assicurando loro uno spazio nei pensieri di tutti i coetanei che si trovavano al momento a Milano.
“Coltivare la memoria è restituire vita alle vite che sono state spezzate dalle organizzazioni mafiose e donare alle vittime una nuova primavera perché esse possano fiorire sulle nostre gambe – riportava la lettera appositamente dedicata ai giovani valdostani -. L’impegno non deve esaurirsi alla sola giornata ma deve essere chiaro che è ancora possibile dire una parola e compiere un gesto per cancellare finalmente le mafie, la criminalità, l’intolleranza e la guerra”.
Tra nomi e storie
Dopo il ritrovo mattutino in Piazza Chanoux, i partecipanti hanno voluto leggere ad alta voce alcuni nomi di italiani vittime delle mafie, raccontandone le storie conosciute durante gli approfondimenti svolti in classe.
“Mario Francese, laureato in giurisprudenza a Palermo, è stato un giornalista con un grande interesse per la denuncia della criminalità organizzata in Sicilia – hanno spiegato gli alunni -. Dopo la pubblicazione del libro “L’onore perduto della mafia”, capace di suscitare scalpore e aiutare a sensibilizzare l’opinione pubblica ma anche valsogli alcune minacce di morte, egli viene ucciso il 26 gennaio del 1979”.
È invece una studentessa di psicologia originaria di Firenze Rossella Casini, la cui sola colpa è quella di essersi innamorata del giovane coetaneo calabrese Francesco Frisina senza sapere del suo lignaggio mafioso: dopo la morte del suocero e il grave ferimento del compagno, la donna decide per salvarlo di allontanarlo dalla sua famiglia confessando la sua storia alla polizia e per questo perdendo la vita il 22 settembre del 1981.
“È una bambina felice Simonetta Lamberti, figlia del magistrato anti camorrista Alfonso Lamberti, che ama vestirsi con i suoi abiti svolazzanti e le sue scarpette nere e che nella vita è indecisa se seguire le tracce del papà o divenire insegnante come la mamma – hanno continuato i ragazzi -. È al termine di una bella giornata di famiglia del 1982 che l’auto su cui la piccola viaggia è affiancata da un veicolo da cui partono colpi di pistola che lasciarono scampo soltanto all’uomo”.
È una figura importante sia a livello nazionale sia a livello regionale Giovanni Selis, primo magistrato che ha il coraggio di aprire assieme al collega piemontese Bruno Caccia un’indagine sulla frequentazione mafiosa del Casinò di Saint-Vincent, al tempo utilizzato per ricolare il denaro sporco della criminalità. Sopravvissuto al terribile attentato che ha distrutto la sua auto parcheggiata in Via Monte Vodice e di riflesso i vetri delle finestre delle case vicine, egli cade in depressione cedendo al suicidio il 9 maggio del 1987. Nel 2019 egli viene riconosciuto come vittima di mafia, mentre l’anno passato gli viene intitolato il Tribunale di Aosta.
“Risale al 27 luglio del 1993 la strage di Via Palestro, a Milano, quando l’esplosivo piazzato all’interno di una macchina uccide i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e il senzatetto Moussafir Driss – hanno raccontato ancora i giovani aostani -. L’attentato è commissionato da Matteo Messina Denaro per colpire lo Stato italiano a seguito dei vari arresti per mafia di quell’anno”.
La passione per il calcio spinge, un fatale giovedì 25 giugno 2009, il piccolo Domenico Gabriele, giocosamente soprannominato Dodò, a incontrarsi con alcuni amici per giocare. Proprio mentre è impegnato sul campo una serie di colpi di pistola irrompe ferendolo gravemente e portandolo alla morte a soli 10 anni di età dopo 10 mesi di agonia.
“Lea Garofalo proviene da una famiglia mafiosa e, innamoratasi dell’affiliato Carlo Cosci, diviene madre della piccola Denise – hanno concluso gli allievi delle scuole valdostane -. Entrata nel programma di protezione dei testimoni assieme alla figlia, la donna viene tratta in inganno dall’ex e attirata a milano, dove perde la vita il 24 novembre del 2009”.
Dalla sua posizione all’ombra del municipio di Aosta, il corteo si è poi lentamente incamminato lungo tutta la via sventolando bandiere e invitando i numerosi e curiosi passanti a unirsi alla sfilata.