Cala il sipario sul corso di laurea magistrale di Lingue e culture per la promozione delle aree montane. Troppo alti i costi per i pochi iscritti registrati in questi anni. La decisione di sospendere il percorso, attivato nel 2017, è stata presa dal precedente consiglio e formalizzata nei giorni scorsi dall’attuale Consiglio dell’Università, il primo a cui ha preso parte il neo presidente della Regione Erik Lavevaz e l’Assessore Luciano Caveri.
“Il problema è la sostenibilità economica del corso” racconta la Rettrice dell’Ateneo valdostano Maria Grazia Monaci “che in questi anni non è mai andato oltre i 20/21 iscritti.”
L’ultima carta, l’Università della Valle d’Aosta, finanziata dalla Regione, l’ha giocata quest’anno, mettendo un numero minimo di iscritti per l’attivazione del percorso: venti, dieci per ciascuno dei due curricula. I candidati si sono fermati, però, a 16. Da qui la decisione di non far partire il corso, offrendo la possibilità ai pre iscritti di optare per altri percorsi.
“E’ per noi sicuramente un dispiacere dover ridurre l’offerta formativa” prosegue la Rettrice “Speriamo, attraverso i tavoli che abbiamo attivato con la Regione, di poter pensare a sviluppi futuri del corso o ad ipotesi di riapertura, con un’offerta di lingue diversa, ad esempio stiamo pensando ad un master in convenzione con un Ateneo francese“. Altre ipotesi riguardano un corso di marketing & sales e uno in gestione del territorio montano. A conclusione degli studi di fattibilità e della necessaria concertazione con la Regione, eventuali nuove proposte formative andranno sottoposte al vaglio degli organismi di controllo del Ministero. Nuovi corsi di laurea potranno, quindi, vedere la luce non prima dell’anno accademico 2022/2023.
Nel frattempo, il Consiglio dell’Università di venerdì scorso ha approvato due convenzioni, una a livello nazionale e una a livello locale. La prima, con la Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant’Anna, prevede la possibilità, per gli studenti dell’Università della Valle d’Aosta, di frequentare a prezzi agevolati percorsi formativi integrativi denominati “Seasonal school” offerti dall’Ateneo toscano con l’obiettivo di arricchire il proprio curriculum, costruire percorsi di avvicinamento alla ricerca e ampliare le competenze e le conoscenze interdisciplinari nei temi di ricerca applicata delle scienze sociali e sperimentali.
La seconda convenzione prevede invece una collaborazione dell’Ateneo con il Gruppo di Azione Locale (GAL) della Valle d’Aosta al fine di mantenere e aumentare le relazioni di collaborazione con il territorio. La convenzione prevede scambi di informazioni su materie di reciproca utilità, organizzazione di iniziative di interesse comune e stage formativi per studenti.
5 risposte
Dopo il primo anno di frequenza all’Univda, avendo riscontrato tutta una serie di lacune didattiche e organizzative, mi sono trasferita all’Universitá di Torino. E non aggiungo altro.
Corsi strutturati male, costi alti per gli studenti rapportati ai servizi offerti dai corsi, nessun servizio per le pause pranzo, zero posti auto per chi viene da paesi limitrofi e praticamente nessun aiuto per stage formativi o attività didattiche sul campo inerenti agli studi . Si raccoglie quello che si semina.
Realtà asfittica porta ad un’ Università asfittica, ragazzi uscite dalla Valle! ( quando un DPCM lo permetterà)
Abito in Valle da 3 anni e ti garantisco che se cambiasse la mentalità valdostana non sarebbe un territorio asfittico…. non serve uscire dalla valle… basta avere la voglia di fare e lamentarsi meno
Non è propriamente un Università da fiore all’occhiello…