Il doppio degli accessi, nel 2020, al Centro donne contro la violenza rispetto all’anno precedente. Il triplo, durante il lockdown primaverile, in confronto allo stesso periodo del 2019.
È questo l’atroce “altro lato della medaglia” dell’emergenza da Covid-19, che esula dall’aspetto sanitario o economico – e che anzi per certi versi li interseca – nella convivenza forzata che il lockdown porta con sé.
“Durante gli scorsi anni – ha spiegato, audita nella Commissione speciale del Comune di Aosta, la presidente del Centro Donne contro la violenza Anna Ventriglia – abbiamo avuto circa 30/31 casi l’anno, ad oggi abbiamo avuto invece 59 nuovi accessi. Abbiamo di fatto raddoppiato il numero di donne che si sono rivolte al Centro. La maggioranza arriva da Aoste e le zone limitrofe, pochissime dall’Alta Valle, qualcuna in più in Bassa Valle. Il fenomeno è però davvero trasversale, quest’anno si sono rivolte a noi soprattutto donne italiane, di qualsiasi grado di istruzione”.
Alla Commissione speciale la richiesta che arriva dal Centro è quello di un supporto anche tangibile, in particolare nel reperimento di alloggi: “Durante il lockdown abbiamo avuto grosse difficoltà sull’allontanamento delle donne dalla casa e dal carnefice – prosegue Ventriglia –. A parte i casi di pericolo, per i quali abbiamo la ‘Casa rifugio’, abbiamo avuto casi in cui la donna aveva necessità di affrancarsi dall’uomo, ma con figli maggiorenni che non permettono di entrare all’Arcolaio. Ci stiamo muovendo per reperire anche degli alloggi e avere un’accoglienza di secondo livello”.
“Avere la possibilità di usufruire di alloggi per accompagnare le donne in questo percorso è fondamentale, anche per evitare la recidiva – aggiunge Cristina Del Favero –. Un’altra parte del percorso è quello di permettere alle donne di raggiungere una autonomia lavorativa, quindi finanziaria. La co-progettazione è una modalità che sta emergendo”.