Leggo con attenzione "L'opinione" di Enrico Martinet, dal titolo "Sull'ospedale la politica lasci il campo ai progettisti", pubblicata su "La Stampa" di domenica scorsa. Martinet con velata ironia (almeno così appare) dichiara che l'ospedale di viale Ginevra deve essere ampliato anche "per il consenso dei cittadini che hanno disertato il referendum sull'ospedale nuovo". In quanto co-promotore del citato referendum mi sento di dichiarare che l'esito della consultazione popolare non rappresenta necessariamente un giudizio contrario alla costruzione di un nuovo ospedale nella nostra regione.
Certamente non posso affermare che il referendum abbia raggiunto il quorum necessario a decretarne la validità, posso però dire che tra le decine di migliaia di elettori che si sono recati alle urne nel 2007 la stragrande maggioranza ha votato sì (il 63,56% di sì contro il 36,44% di no). Resta il legittimo dubbio che alcuni (pochi, molti?) di coloro che non si sono recati a votare abbiano scelto consapevolmente di delegare ad altri la difficile espressione di un parere su un tema forse un po' troppo specialistico e di delicata valutazione. So bene che la parte avversa al referendum ha invitato caldamente la popolazione a non recarsi alle urne per far saltare il quorum, ma mi conforta (paradossalmente) che proprio sul quesito relativo all'ospedale ci sia stato il maggior numero di votanti contrari. Ciò a testimonianza che l'equazione "astensione uguale no", in questo caso, non ha retto del tutto: molti cittadini (9.684 su un totale di 28.179) il "no" sulla scheda lo hanno voluto scrivere esplicitamente, quasi per dire che sull'argomento un loro parere (anche se negativo) lo volevano dare comunque.
Su questi numeri e solo su questi posso oggi valutare il livello di gradimento della nostra proposta referendaria. Qualcuno potrà dire che sto facendo solo speculazione, che le regole democratiche non si mettono in discussione e che se uno strumento legislativo prevede il quorum, il mancato raggiungimento di questo di fatto lo neutralizza. Rispondo che ciò deve valere per tutti, anche per quelli che subito dopo il referendum dichiararono baldanzosamente al mondo intero "Sull'ospedale di Aosta adesso bisogna andare avanti in fretta senza alcun indugio e tenendo proprio conto del fatto che il tempo è un elemento essenziale per corrispondere ai desiderata dei cittadini che vogliono l'ala nuova a fianco al complesso già esistente" (dichiarazione all'ANSA del 20 novembre 2007 dell'allora presidente Caveri).