“Sindrome Italia”: il malessere delle lavoratrici straniere
Sono impiegate per lo più in lavori manuali, a bassa qualifica, precari e poco retribuiti. Il quadro, piuttosto disarmante, del lavoro delle donne straniere in Italia e in Valle d’Aosta è emerso giovedì 9 novembre durante l’evento “Woman’s rights Vda”, promosso dalla Cittadella dei Giovani, e realizzato in collaborazione con BLU Associazione culturale, nella prima “Special Edition” di The First Thursday dedicata ai diritti delle donne.
A disegnare la fotografia di solitudine, violenza e isolamento a cui sono costrette le lavoratrici straniere è stata Arnela Pepelar, mediatrice interculturale, referente dell’area migranti della cooperativa L’Esprit à l’Envers e intervenuta nel panel intitolato “Lavoro, immigrazione e stereotipi”. “Nonostante rappresentino il 54,9%, degli stranieri residenti in Valle, sono lavoratrici per lo più invisibili, confinate dentro le mura domestiche”.
Secondo i dati riportati nell’ultimo Dossier statistico sull’Immigrazione, la metà delle donne straniere che lavorano in Italia sono impiegate in sole quattro professioni (a fronte di 20 mestieri che si registrano per le donne italiane): collaboratrici domestiche, assistenti familiari o badanti, addette alla pulizia di uffici ed esercizi commerciali e cameriere.
Il 42,2% delle lavoratrici straniere è sovraistruito possiede quindi un titolo di studio più alto rispetto al lavoro svolto (per le donne italiane è il 26,5%,). Ancora, nel 40,7% dei casi le donne immigrate svolgono un impiego precario, a collaborazione o a tempo determinato, e nel 30,6% dei casi sono costrette al part time involontario ovvero a lavorare per un monte ore inferiore alle reali disponibilità.
Dati e numeri che, da soli, non riescono però a raccontare la condizione di isolamento vissuta dalle donne straniere, rumene e moldave in primis, impiegate in Italia e in Valle d’Aosta nella cura dei bambini e degli anziani. “Sono persone che lasciano le loro famiglie, mariti e figli, nel loro paese e si sacrificano per garantire loro una prospettiva migliore senza riuscire spesso ad ottenerla”. Vanno così incontro a depressione, insonnia, ansia, attacchi di panico, i disturbi di quella che già dal 2005 è stata definita la “Sindrome Italia”, una condizione medico-sociale riconosciuta che caratterizza queste lavoratrici alle prese con l’allontanamento del loro paese, la perdita degli affetti familiari e una condizione lavorativa che non garantisce agio o possibilità di riscatto.
Il format ideato dalla Cittadella e articolato in talk con esperti, racconti e testimonianze un confronto era incentrato più in generale sui diritti delle donne e sul problema, di grande attualità e di difficile risoluzione, della violenza di genere. “Vorremmo che si potesse dialogare di diritti delle donne con la consapevolezza che si tratta di diritti di tutti: sostenere l’uguaglianza, l’istruzione, la fine dei matrimoni precoci, la fine della violenza di genere, dare opportunità a donne e ragazze attraverso progetti e iniziative concrete ci riguarda tutti, è interesse collettivo e fonte di miglioramento della qualità delle nostre vite” ha sottolineato Roberta Carla Balbis, una delle promotrici dell’incontro.
Il progetto “Una stanza tutta per sé”
Tra gli ospiti dei lavori anche il Colonnello Giovanni Cuccurullo, Comandante del Gruppo Carabinieri di Aosta, che ha tracciato una fotografia del fenomeno violenza in Valle d’Aosta e presentato il progetto “Una stanza tutta per sé”, realizzato già nel 2019 da Zonta Club Aosta Valley e Soroptimist VdA, secondo un protocollo nazionale che vede la collaborazione tra l’Arma e il Club internazionale Soroptimist.
“Nel 2019 abbiamo creato anche in Valle d’Aosta il progetto “Una stanza tutta per sé”, in collaborazione con Soroptimist Valle d’Aosta e Zonta Club Aosta Valley. Non è un semplice ufficio, ma è uno spazio protetto e accogliente, allestito presso la Caserma di Aosta e pensato per mettere a proprio agio le donne vittime di violenza permettendo loro di raccontarci ciò che subiscono”.
La stanza è ora in fase di rinnovamento e sarà dotata di una serie di strumenti informatici utili ad acquisire le deposizioni con una modalità meno impattante sul piano emotivo per le donne che scelgono di denunciare le violenze fisiche, psicologiche ed economiche che subiscono.
La diretta di Woman’s rights Vda