“Rinunciando ad 1 euro al giorno avete la possibilità salvare il posto di lavoro di un vostro collega: siete d’accordo?” La risposta di 62 lavoratori della Svap (su 88) è stata: “No”. E’ questo il risultato del “referendum” proposto nei giorni scorsi ai dipendenti dell’azienda che a fine marzo, dopo una lunga trattativa, aveva firmato l’accordo con i sindacati (Cgil, Cisl e Savt ma non dalla Uil) e Confindustria per il licenziamento di 10 dipendenti, di cui 8 autisti. La procedura era stata avviata a gennaio dopo i tagli operati dalla finanziaria regionale sul trasporto pubblico locale. Nel 2014, inoltre, era stata messa in atto la cassa integrazione a rotazione per gran parte dei lavoratori.
Il “referendum” interno, al quale hanno partecipato 85 persone (22 voti favorevoli, 62 contrari, 1 bianca), faceva parte di tale accordo e puntava a innescare una “forma di solidarietà con la rinuncia di 1 euro dalla indennità giornaliera (per un totale di 26 giornate e quindi 26 euro al mese, ndr) – come previsto dall’accordo del dicembre 2007 – al fine di ridurre gli effetti del personale in esubero”. La proposta che inizialmente prevedeva 1 euro a carico dell’azienda e 1 dei dipendenti, con la possibilità di salvare 2 posti di lavoro, però, è saltata con la presa in carico di Allo Nuit da parte della Svap che si era quindi sfilata. Oggi, rimodulata sui soli dipendenti, è caduta nel vuoto definitivamente con l’esito negativo del voto.
Nel frattempo, sul fronte interno, si discute sui nomi di chi a breve dovrà rimanere a casa. Per i licenziamenti i criteri scelti sono stati: presenza carichi di famiglia (moglie e figli), eventuali disabilità, abilitazioni alla guida e l’anzianità di servizio e di età.