Con la possibilità, nella cosiddetta fase 2, di tornare a fare attività fisica, le gite in montagna rappresentano un ottimo modo per fare movimento, respirare aria pura ed ammirare il paesaggio. Ci sono, però, tanti accorgimenti da tenere, sia per quanto riguarda le misure sanitarie per il contenimento dell’epidemia Covid-19, sia per far sì che questo ritorno alla montagna sia graduale. USL e la Fondazione Montagna Sicura hanno perciò creato un opuscolo di “Consigli per tornare in montagna nella fase 2 della pandemia Covid-19”, scaricabile qui.
“Finalmente possiamo uscire di casa e tornare alle nostre amate montagne”, scrive nella prefazione il dottor Guido Giardini, responsabile del Centro di Medicina di Montagna dell’Ausl Valle d’Aosta e presidente della Fondazione Montagna Sicura, “ma ci sono molti rischi, per nulla trascurabili. Il possibile contagio non è affatto improbabile, vanno mantenute scrupolosamente le misure e i dispositivi consigliati. Gli ospedali sono ancora sotto scacco e il personale sanitario che ha curato le polmoniti virali ieri è lo stesso che compone le squadre del soccorso alpino. Evitiamo di impegnarlo in inutili interventi”.
Nell’opuscolo si trovano informazioni di carattere generale sulla montagna, che in questi due mesi di minima frequentazione umana è cambiata e vi sono consigli utili per la frequentazione degli ambienti in quota. Sono inoltre riportate indicazioni sull’intensità dello sforzo e dell’impegno fisico, sulla frequenza cardiaca ideale da mantenere durante la progressione, cosa fare in caso di febbre o sintomi da infezione alle vie respiratorie, per chi è portatore di patologie croniche e per chi è reduce da una polmonite da Covid-19.
“Siamo stati fermi a lungo, dobbiamo quindi riprendere l’anelata attività sportiva in montagna senza fare sforzi eccessivi ed inutili”, conclude il dottorGiardini. “Ricominciamo a passo lento, che da sempre è il passo dei montanari. La montagna è di tutti ma dobbiamo tornare ad essa con il buon senso”.