Treni bimodali, un “oggetto misterioso”

Non si intravede la fine del braccio di ferro che oppone i sostenitori delle locomotive bimodali a quelli dell'elettrificazione della tratta Aosta-Ivrea. A favore di quest'ultima i comitati e le associazioni oppongono quattro argomentazioni.
Società

Non hanno dubbi il comitato “Pendolari stanchi VdA” e l’Associazione degli utenti della ferrovia Chivasso-Ivrea-Aosta. In un comunicato stampa congiunto mettono a confronto i due progetti, l’acquisto dei locomotori bimodali e l’elettrificazione della tratta Ivrea-Aosta, si schierano a favore di quest’ultima soluzione. “Elettrificare la tratta tra Ivrea e Aosta farebbe diventare finalmente la Torino – Aosta una ferrovia normale, adeguata alle tecnologie presenti nel resto del territorio italiano, mentre l’impiego dei bimodali perpetuerebbe la condanna ad essere una ferrovia anomala e arretrata” si legge nel testo.

Non solo i soli a pensarla così: all’affollato convegno di Chivasso del 18 novembre scorso, dal titolo “Tramontato il progetto Lunetta: quali prospettive per la linea ferroviaria Torino-Chivasso-Aosta”, mentre l’assessore regionale ai trasporti Aurelio Marguerettaz sposava la tesi dei treni bimodali, tutti gli altri, i comuni di Chivasso e Ivrea, l’Agenzia per la Mobilità Metropolitana, i comitati dei pendolari e le autorità politiche regionali, oltre alla stessa Trenitalia, appoggiavano l’elettrificazione.
Per nessuna delle due opzioni i finanziamenti disponibili, “avanzati” dal progetto abbandonato della lunetta di Chivasso, sono sufficienti. I bimodali costerebbero circa 60 milioni, l’elettrificazione intorno a 90 milioni. In ogni caso, le due regioni coinvolte devono reperire nuove risorse.

Sono quattro le argomentazioni su cui hanno leva le associazioni dei pendolari e degli utenti. “I locomotori bimodali sono un “oggetto misterioso”: in Italia non esistono e, dopo l’acquisto, per entrare in esercizio dovrebbero prima passare la fase di omologazione da parte di RFI, non priva di incognite, come ha dimostrato la vicenda degli elettrotreni veloci francesi fermati a Modane” scrivono nel documento congiunto. In secondo luogo, i treni bimodali, essendo gli unici in Italia – “Non fanno parte del piano industriale di Trenitalia” avrebbe precisato un dirigente presente al convegno – presenterebbero problemi di gestione e manutenzione.
Terzo punto, “nessuno – si legge – è in grado di dire se i tempi di percorrenza non saranno ulteriormente sacrificati dalla necessità di passare in linea dalla trazione diesel a quella elettrica, con in più la complicazione dell’inversione di marcia a Chiasso”. Infine, il quarto punto: “i bimodali sarebbero una soluzione per i prossimi 15/20 anni, mentre l’elettrificazione è una soluzione per i prossimi 100 anni”.
E’ evidente che il braccio di ferro tra le parti è destinato a protrarsi nel tempo.
 

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