Un giovane valdostano a Boston per un mese di ricerca al M.I.T.

Il valdostano Matteo Migliaccio, dottorando in Architettura Storia e Progetto presso il Politecnico di Torino, è diretto a Boston. Un mese di ricerca alla prestigiosa università americana M.I.T. per studiare la “vibrancy” delle metropoli cinesi.
Matteo Migliaccio
Società

Le valigie per martedì sono già pronte. Il 23 aprile Matteo Migliaccio prenderà il primo volo per Boston. La sua destinazione è la prestigiosa università americana Massachusetts Institute of Technology – M.I.T., che lo ospiterà per un mese. Fondato nel 1861 a Boston e trasferitosi nel 1916 nella vicina Cambridge, il M.I.T., impegnato nei campi dell’istruzione, della ricerca e dell’innovazione, è considerato uno degli istituti più affermati e all’avanguardia a livello internazionale.

Il giovane valdostano, classe 1991, dottorando dall’ottobre 2018 in Architettura Storia e Progetto presso il Politecnico di Torino, rappresenterà China Room, gruppo di ricerca di cui fa parte. Composto da venti persone, tra dottorandi, ricercatori confermati e professori che fanno riferimento al Dipartimento di Architettura e Design, il team si occupa di sviluppo urbano e architettonico in Cina.

“Tra fine aprile e fine maggio sarò al M.I.T.” racconta Matteo, che la prima settimana avrà tra i suoi compagni di avventura anche il professore Michele Bonino, referente scientifico di China Room. Insieme presenteranno il progetto MITOR, frutto dell’unione tra M.I.T. e Torino, che studia le reti ferroviarie ad alta velocità e il loro impatto sulle metropoli cinesi.

La collaborazione tra i due atenei vede l’incontro tra quantitativo e qualitativo. Da un lato le analisi quantitative prodotte dai ricercatori statunitensi sui “big data” raccolti in circa trecento città cinesi. Dall’altro i processi qualitativi del PoliTo, che valorizza un approccio interdisciplinare.

L’ambizione italiana è verificare i grandi numeri. Analizzare i casi singoli e studiare la vibrancy delle metropoli cinesi, questa vitalità urbana che si sviluppa intorno alle stazioni dell’alta velocità. Comprendere l’impatto di quei fattori che il computer non è in grado di quantificare cercando i riscontri reali dell’analisi informatica. Così come insegna il motto “mens et manus” (mente e mano) del M.I.T., che suggerisce di fondere la conoscenza accademica con lo scopo pratico.

L’interesse di Matteo per i temi architettonici e urbani cinesi trova le sue radici nell’Atelier di Progettazione del Politecnico, intrapreso durante gli studi della magistrale in Architettura. Selezionato per far parte del gruppo Joint Studio, in previsione delle Olimpiadi invernali del 2022 di Pechino, Matteo ha contribuito alla realizzazione di una tesi progettuale riguardante gli ex siti olimpici di Torino e della Val di Susa concentrandosi sulla pista da bob di Cesana Torinese. L’elaborato ha ottenuto il primo premio “Giulia Marchisio” per la miglior tesi in contesto alpino e Matteo si è guadagnato un 110 e lode.

All’orizzonte oltre al soggiorno al M.I.T., c’è la Biennale di Shenzhen. L’esposizione, in programma dal mese di dicembre 2019 a marzo 2020, vede il team China Room, di cui fa parte Matteo, impegnato nell’organizzazione dell’evento. Poco conosciuta in Occidente, ma di riferimento per Asia e Oceania per i temi legati ad architettura e urbanistica, l’esposizione, non del tutto passeggera, contribuisce ad effettuare piccole trasformazioni urbane permanenti.

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