Un gruppo di oncologi preoccupati per il Pirogassificatore

Quattro oncologi dell'Ospedale Parini di Aosta scrivono: "per esprimere la nostra viva preoccupazione per l’ipotesi di costruzione di un impianto di trattamento a caldo dei rifiuti, denominato Pirogassificatore".
I lettori di Aostasera, Società

Noi, Specialisti Oncologi, da anni impegnati in Valle nella cura dei Pazienti con malattie neoplastiche, desideriamo esprimere la nostra viva preoccupazione per l’ipotesi di costruzione di un impianto di trattamento a caldo dei rifiuti, denominato Pirogassificatore,
Nelle popolazioni esposte alle emissioni di inquinanti, provenienti da inceneritori, sono stati ben documentati numerosi effetti avversi sulla salute, tra cui un aumentato rischio di cancro del polmone, linfomi non Hodgkin, neoplasie infantili e sarcomi. Non a caso gli impianti di incenerimento rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie; qualunque sia la tipologia adottata e qualunque sia il materiale destinato alla combustione essi danno origine a diverse migliaia di sostanze inquinanti, solo in parte identificate.
Particolare allarme desta il rischio legato al particolato ultrafine, quello cioè con dimensioni inferiori a 0.1 μm , prodotto soprattutto dagli impianti di più recente generazione. Come afferma il recente documento su “Ambiente e tumori” della nostra società scientifica (Associazione Italiana Oncologia Medica)” le particelle di diametro inferiore a 0,1 μm non vengono trattenute nemmeno dai più moderni sistemi di abbattimento e non sono soggette a monitoraggio; sono in grado di attraversare la parete degli alveoli polmonari e giungere in ogni distretto dell’organismo, interferendo con le più delicate funzioni cellulari (si pensi che l’UE valuta che siano ben 370.000 le morti causate ogni anno in Europa dal particolato fine (PM 2,5) ). La letteratura scientifica non sgrava gli inceneritori – anche quelli di “recente generazione” – dal dubbio che tali impianti possano avere effetti anche gravi, sulla salute delle popolazioni che vivono intorno ad essi. Anche gli impianti più recenti producono residui (ceneri e filtri di depurazione usati) con alte concentrazioni di inquinanti di difficile smaltimento.
Nel nostro Paese, come nostra Valle, da decenni si assiste a un incremento di molte forme tumorali, in relazione con la trasformazione dell’ambiente e degli stili di vita; i più anziani di noi ricordano bene quando i casi di neoplasia in età giovanile erano oggetto di interesse scientifico come “ eventi rari”, mentre oggi le nostre sale d’aspetto sono purtroppo frequentate da tutte le fasce d’età .In particolare sono in forte aumento le neoplasie infantili e giovanili, situazione che non può che interrogare le nostre coscienze di cittadini e, speriamo, anche a quelle dei nostri Amministratori, sul ruolo dell’ esposizione a cancerogeni durante il periodo di gestazione. Sentiamo parlare di costi, ma quanto costano le vite umane che sacrifichiamo ad un ambiente già molto inquinato, anche nella nostra bella Valle (Traffico urbano, riscaldamento, pesticidi ecc)?; anche solo per il Principio di Precauzione siamo in dovere di evitare qualunque rischio aggiuntivo. L’argomento infine che, non esistono studi che dimostrino la nocività degli impianti di nuova generazione, ci lascia sgomenti ; in realtà non esistono studi che dimostrino l’innocuità , come non esistevano prima dell’avvio dei grandi impianti di incenerimento che avvelenano l’aria di molte parti di Italia. Noi questi studi non vorremmo proprio farli; calcolare “a posteriori”, a tragedie già avvenute, i rischi per la salute NON ci interessa…anche sui morti per mesotelioma nell’area di Casale Monferrato sono stati fatti studi esemplari a posteriori …La migliore cura del cancro è la Prevenzione Primaria.
I nostri figli vivono oggi in un ambiente molto più inquinato di quello in cui abbiamo trascorso la nostra giovinezza; noi tutti dovremmo sentire sulle nostre spalle questa responsabilità, e sforzarci di invertire la marcia. Per una piccola comunità come la nostra , è possibile pensare ad alternative, magari più complesse e faticose da costruire perché coinvolgono il nostro stile di vita
( ridurre i rifiuti alla fonte, differenziare meglio e di più come anche la Legge ci richiede, magari raccogliendo la frazione umida come già altre realtà fanno ).
Non avendo alcun interesse di tipo economico o politico nel sostenere la nostra opinione contraria alla costruzione di un impianto di pirogassificazione, ci sentiamo però vincolati da una forte motivazione di tipo etico che è alla base della nostra professione, il dovere cioè di tutelare prima di tutto la salute delle persone

Fulvia Grasso
Alessandra Malossi
Alessandro Mozzicafreddo
Silvia Spinazzè
 

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