Ogni anno nel 15/18% delle neomamme insorge la depressione post-partum. Un fenomeno in gran parte sommerso che fa sì che le donne che ne soffrano si percepiscano come cattive mamme e vengano viste dal proprio contesto familiare come madri inadeguate.
Una patologia che lascia i segni non solo sulla donna ma anche sul bambino.
Per cercare di prevenire questo fenomeno, “sempre più frequente nelle nostre società dove mancano adeguate reti familiari e sociali”, l’Azienda Usl della Valle d’Aosta avvierà dal primo dicembre e fino al 30 giugno 2009 un progetto sperimentale nel distretto 4 (Bassa Valle).
L’iniziativa che dovrebbe coinvolgere circa 150 donne con bambini nei primi tre mesi di vita e future mamme al 7°/8° mese di gravidanza partirà con uno screening.
Le mamme o le future mamme verranno intercettate nei corsi pre-parto e attraverso i servizi socio assistenziali del territorio e verrà loro proposto un colloquio con uno psicologo e tre diversi questionari. Sulla base di questi tre strumenti si cercherà, ha spiegato il dottor Antonio Colotto, direttore della struttura di Psichiatria “di individuare i campanelli di allarme e di offrire alle donne che ne avessero bisogno, sostegno e cura”. Il progetto coinvolgerà anche circa 20 donne immigrate per intercettare le quali si metteranno in campo anche dei mediatori interculturali.
“La gravidanza – ha precisato la dott.ssa Raffaella Sanguineti, direttore della struttura di Psicologia – non è il momento felice e idilliaco che viene descritto dai media. Nella maggior parte dei casi l’esperienza presenta delle criticità cosi come il puerperio.” Il 50/80% delle donne dopo il parto sperimenta il baby blues un periodo che si caratterizza per sbalzi di umore, pianto, ansia, paura e preoccupazioni eccessive e che svanisce da solo nel giro di due settimane.