Un tavolo per discutere “dell’attacco alla scuola pubblica”. I professori, invitati, non rispondono

La rete Contesta si è riunita ieri, venerdì 5 novembre, all'Espace populaire. Al centro della discussione la Riforma Gelmini e i suoi effetti. Ma a scaldare gli animi sono le gite scolastiche che saltano.
Società

Come difendersi “dall’attacco alla scuola pubblica” lanciato dalla riforma Gelmini, che il prossimo 18 novembre sarà discussa alla Camera? Gli studenti se lo stanno chiedendo e ieri, venerdì 5 novembre, si sono riuniti all’Espace populaire di via Mochet per fare il punto della situazione. A che punto è la protesta, come può evolversi, quale obiettivo si vuole raggiungere?

L’incontro è stato organizzato dalla rete ConTesta, ed era aperto agli studenti, ai docenti, al personale tecnico, ai ricercatori universitari e ai normali cittadini. L’obiettivo è dare vita a un “tavolo della conoscenza” che riunisca tutti i soggetti che gravitano attorno alla scuola e più in generale attorno alla cultura e alla formazione. Obiettivo per il momento raggiunto solo a metà: si è ottenuto solo il coinvolgimento degli studenti, perlopiù i rappresentanti d’istituto, di qualche ricercatore, di un solo sindacato  (la Cgil, con Katia Foletto) e di un solo professore delle magistrali. Insomma gli studenti chiamano i professori e questi non rispondono.

Isma Favad ha aperto la serata illustrando lo stato dell’arte: “Un momento difficile in cui si prospettano forti licenziamenti sia del personale docete sia di quello ausiliario; blocco degli scatti di anzianità, il maestro unico” e quant’altro. Circa 15 i ragazzi presenti, tutti concordano sulla gravità della situazione, ma il discorso ben presto si è spostato sul discorso gite scolastiche. Da un lato c’è chi sta a fianco dei professori, e considerano la protesta giusta; dall’altro c’è chi capisce la protesta “ma così paghiamo solo noi“.

Una scelta sofferta quella dei professori“, spiega Katia Foletto. “Cos’altro potevano fare? Nella scuola non si possono fare scioperi di più di un giorno, e in quel caso comunque ci avreste rimesso voi, gli studenti, perché siete voi che avete l’esame a fine anno. La gita è stato un taglio sofferto, ma ha sollevato la questione e tutti si sono accorti che il problema esiste“. I ragazzi annuiscono, anche se non tutti sono sembrati convinti. Ora si pensa alla prossima mossa: sicuramente un altro incontro, un’altra convocazione del tavolo, e probabilmente una manifestazione il 17.

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