Un valdostano, un’artista e la sua tela, in viaggio da Courmayeur a Santa Maria di Leuca
Più di tremila chilometri percorsi con sostenibilità. Venticinque treni e diciotto bus dalle pendici del Tetto d’Europa, Courmayeur, al tacco dello Stivale, Santa Maria di Leuca. Andata e ritorno.
A intraprendere il viaggio Andrea John Déjanaz e Francesca Dondoglio. Gli spostamenti dei due viaggiatori sono stati fatti su mezzi di trasporto pubblico o a piedi. In tre settimane hanno attraversato l’Italia “per dimostrare che un altro mo(n)do è possibile”.
Valdostano lui, con una laurea in Scienze naturali e una passione per la fotografia. Attivista impegnato nella lotta alla crisi climatica, in prima linea nei “Friday for future” di Piazza Deffeyes. Torinese lei, artista laureata in Conservazione e restauro dei beni culturali. Trentenni che hanno scelto di unire passioni e interessi così da trasformare un semplice viaggio in un’avventura esemplare.
Accompagnati nel loro percorso da un’opera d’arte: “Via di mezzo”. Un olio su tela che raffigura la ricerca di un equilibrio tra due diverse nature. “In Via di mezzo va in scena un dialogo tra due colori. Il rosso e il blu, metafora di quei poli che coesistono in ognuno di noi”. Due anime in contrapposizione, una più passionale e pratica l’altra più spirituale e contemplativa.
Via di mezzo è contemporaneamente opera e idea. Quell’idea di percorrere in maniera sostenibile la linea che congiunge i due estremi dell’Italia. Tappa immancabile l’Opificio Puca di Caserta dove è stata esposta la tela insieme ad altre opere curate da Francesca.
Un tocco d’arte capace di rendere più accattivante l’avventura. “Come l’artista, anche l’opera è cresciuta nel viaggio. È mutata con l’esperienza, si è arricchita nelle varie tappe di cicatrici, polvere di bauxite, temporali, sale e sole, tornando diversa da come era partita”. Sorretta dall’artista e fotografata in ogni luogo visitato, nelle piazze delle principali città da Nord a Sud, da Torino agli scavi di Pompei, ai vicoli di Napoli e ai Sassi di Matera.
Protagonisti che non si sono limitati a predicare, ma hanno messo in pratica portando un pizzico di concretezza nella loro battaglia per il futuro. A pochi giorni dal rientro, affermano con soddisfazione “abbiamo attraversato l’Italia per ricordare a noi stessi che il cambiamento lo dobbiamo vivere oltre che volere. La mobilità del futuro non passa soltanto attraverso le macchine e i monopattini elettrici. Passa soprattutto attraverso una mobilità condivisa e sostenibile, attraverso mezzi pubblici, spostamenti a piedi, in bici e, in misura minore, anche su mezzi privati. Ci siamo goduti il viaggio appieno nella speranza di essere precursori di un futuro radioso”.