Una messa celebra il Natale anche in carcere. I detenuti: “Vogliamo lavorare”

Più di 80 detenuti hanno partecipato ieri, mercoledì 23 dicembre, alla Messa celebrata da Mons. Giuseppe Anfossi e dal cappellano del carcere Fratel Renato Tallone. Ad ascoltare le parole del Vescovo anche tanti musulmani.
Un momento del buffet preparato dai detenuti
Società

Anche nella casa circondariale di Aosta, almeno per un giorno, è arrivato lo spirito natalizio a rallegrare i circa 260 detenuti ospiti. Un'ottantina di loro hanno partecipato ieri, mercoledì 23 dicembre, alla Messa celebrata da Mons. Giuseppe Anfossi e dal cappellano del carcere Fratel Renato Tallone.

Ad ascoltare le parole del Vescovo anche tanti musulmani: per loro la messa rappresenta comunque un momento di svago, di incontro con gli altri e un'occasione per uscire dalle celle. Così come la realizzazione del presepe "Questo anno – ha commentato con fierezza il cappellano – è ancora più bello di quello degli anni scorsi, i ragazzi, anche se di altra religione, si sono impegnati tantissimo". L'impressione, per chi viene da fuori, è davvero che in carcere si seguano logiche diverse, meno rigide. E' come se paradossalmente, in un contesto di reclusione, ci sia una tolleranza ed uno spirito di accoglienza, che difficilmente si ritrovano all'esterno.

La realtà della casa circondariale rimane comunque complessa e delicata. Sono circa 260 i detenuti reclusi, molti di più dei 161 che la casa circondariale a rigore potrebbe ospitare. Di questi quasi il 60% sono stranieri extracomunitari, una percentuale che colloca il carcere di Aosta ai primi posti in Italia per presenza di stranieri. Stessa percentuale circa, il 59%, per i detenuti con condanna definitiva, il che significa che oltre il 40% sono ancora in attesa di giudizio.

Sul fronte delle attività, la casa circondariale di Aosta, rispetto ad altre realtà carcerarie, può dirsi fortunata. "Si deve sapere – commenta Fratel Renato Tallone – che in carcere si fanno delle attività anche e soprattutto grazie all'impegno di soggetti esterni". I numeri sono comunque contenuti. Solo 75 circa i detenuti, il 28% del totale, sono impegnati in attività diverse che vanno dai lavori domestici alle attività di alfabetizzazione o di formazione professionale. Più nello specifico 16 detenuti stanno frequentando due corsi di formazione professionale, coordinati da Projet Formation, per camerieri e aiuto cuoco e giardinieri e vivaisti cofinanziati dal Fondo sociale europeo.

Alla messa è quindi seguito un rinfresco preparato dagli stessi detenuti che chiedono a gran voce di essere occupati. " Siamo manovalanza praticamente a costo zero – ci dice accorato Ismail – vorremmo che le imprese e le realtà produttive della Valle d'Aosta ci sfruttassero perché se è vero che abbiamo sbagliato, siamo stati condannati e stiamo scontando la nostra pena, è altrettanto vero che tenere le persone chiuso 20 ore in una cella di pochi metri quadrati non è dignitoso e produttivo per nessuno".

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