“Aspettando la Coppa del Mondo”, presentata la gara che (probabilmente) non c’è

All’Ecole Hotelière è andata in scena una tavola rotonda “ipotetica” di presentazione dell’eventuale Matterhorn Cervino Speed Opening. Gli organizzatori: “Noi non abbandoniamo, è un evento di lunga durata”.
Matterhorn Cervino Speed Opening preparazione delle piste fine settembre Copyright Anja Meier
Sport

“Aspettando la Coppa del Mondo”, o aspettando Godot? Il titolo dell’evento organizzato per presentare il Matterhorn Cervino Speed Opening, alla luce della vera attesa – quella sulla decisione da parte della FIS sulle gare femminili, prevista a mezzogiorno di martedì 25 ottobre, dopo l’annullamento di quelle maschili – può essere letto a più livelli. All’Ecole Hotelière tutto si è svolto inizialmente come se l’evento ci sarà, senza praticamente mai usare il condizionale. Il primo a farlo è Luigi Bertschy, assessore alle infrastrutture e vicepresidente della Regione: “Oggi raccontiamo quello che succederà, si tratta di un progetto e un investimento che guardano ad una lunga durata. L’appuntamento è semplicemente rimandato”.

Franz Julen e Luigi Bertschy
Franz Julen e Luigi Bertschy

Difficile imputare direttamente a qualcuno la “colpa” – se di colpa si può parlare – di una probabile défaillance temporanea: valdostani e vallesi si sono fatti trovare sulla carta prontissimi ad un evento dalle mille insidie e difficoltà, prime tra tutte l’arrivo posizionato a 2800 metri, senza una strada che vi arrivi (con tutto quello che, a livello logistico, ne deriva), ed una corsa contro il tempo da missione impossibile, visto che la gara di Coppa del Mondo tra Zermatt e Cervinia era prevista per il 2023. Ma contro il clima e la natura, in questa fase, impossibile farci qualcosa.

“Il Matterhorn Cervino Speed Opening ha degli atout e dei valori che servono all’intero mondo dello sci. Nonostante le criticità, noi non abbandoniamo, è un evento che ha una durata nel tempo”. Sono state queste le prime parole di Franz Julen, presidente del comitato organizzatore, che ha ricordato come l’idea della prima gara transfrontaliera del mondo sia arrivata proprio da Cervinia il 30 novembre 2019. “Federico Maquignaz mi ha presentato l’idea ed ho subito pensato che fosse fantastica”. Il neopresidente della Cervino spa, che ringrazia il suo predecessore Herbert Tovagliari e tutta la macchina organizzativa, conferma: “Le idee migliori arrivano davanti a una bottiglia di vino. Cercavamo un modo per valorizzare il collegamento tra Zermatt e Cervinia”.

Un’idea che ha un budget di “6 milioni e 600 mila franchi svizzeri, a cui vanno aggiunti i costi degli impianti di risalita. Ma siamo già in pareggio con gli sponsor da quest’anno. Il contratto con la FIS ha una durata di diversi anni, ma non posso dire quanti”, continua lo svizzero. Che per il futuro pensa a qualche cambiamento: “Forse bisogna spostare la data più avanti, non si possono trascurare i cambiamenti climatici”.

Julen rimanda al mittente le critiche

Ultimamente non sono mancate le critiche per l’evento. “Gli atleti hanno sempre ragione…”, scherza Julen. “Quando un evento è così radicalmente nuovo e unico, è normale che ci siano critiche. Se sono giustificate, le ascoltiamo: ad esempio abbiamo pensato a tre diverse partenze per scongiurare l’eventuale vento come suggerito da alcuni atleti, o abbiamo un po’ accorciato la lunghezza del tracciato”. Poi arrivano le frecciate, rivolte – senza mai nominarlo – a Johan Clarey: “In confronto ai Giochi Olimpici di Pechino siamo dei principianti per quanto riguarda l’impatto ambientale. Due terzi del percorso sono su ghiacciaio, non usiamo acqua, non abbiamo tagliato neanche un albero né modificato il terreno. Quelli che ci hanno criticato volevano usare l’elicottero per arrivare dall’arrivo alla partenza, se un’ora di impianti di risalita per gareggiare in Coppa del Mondo è considerata troppo, forse lo sci non è lo sport giusto per loro”.

Franz Julen
Franz Julen

Un comitato organizzatore unico

Julen ha poi sottolineato l’unicità di un comitato organizzatore transfrontaliero, composto in associazione da Swiss Ski, Fisi e Asiva, gli impianti di risalita di Zermatt e Cervino spa e i due enti turistici. “Abbiamo chiamato diversi esperti in base alle proprie competenze, per offrire la massima qualità. Una corsa, due paesi, due culture, ma Zermatt e Cervinia si rispettano e si conoscono, e solo la collaborazione di tutti ha permesso questa corsa contro il tempo”. “Dobbiamo essere orgogliosi di quanto fatto, in pochi mesi abbiamo superato sfide non da poco”, dice Marco Mosso, presidente Asiva e vicepresidente del comitato organizzatore. “La montagna unisce e non divide, e questa organizzazione lo ha dimostrato. Una sfida sportiva, professionale ed umana che è stata molto arricchente e che solo grazie alla passione abbiamo potuto superare. Il nostro evento può migliorare tutto il circuito”.

Marco Mosso e Federico Maquignaz
Marco Mosso e Federico Maquignaz

“Il nome della Valle d’Aosta ha comunque girato”

Una gara di Coppa del Mondo rappresenta un biglietto da visita enorme, soprattutto per un progetto così ambizioso. Nonostante il probabile annullamento, “il nome della nostra Regione ha girato per il mondo”, dice Bertschy. “Avremmo portato qui il mondo. Per il futuro dello sci bisogna investire bene, speriamo che questi grandi investimenti potranno essere valorizzati già quest’anno con gli allenamenti delle varie squadre. E chissà che non ci sia ancora bisogno della nostra gara prima della prossima stagione…”. Bertschy annuncia comunque che anche il progetto di Coppa del Mondo a La Thuile non è chiuso. Valorizzare gli impianti già esistenti è l’obiettivo primario, visto che valgono circa 100 milioni di fatturato più almeno cinque volte tanto di indotto.

La Coppa del Mondo sarebbe stata una grande occasione dal punto di vista turistico: “Gli sport invernali sono la nostra vocazione, anche dal punto di vista economico. Questo è stato comunque un modo per raccontare la nostra regione e la nostra capacità di reagire agli eventi, e i risultati in termini di organizzazione e promozione sono stati grandissimi”, commenta l’assessore allo sport e turismo Jean Pierre Guichardaz. “La grandissima fratellanza con i nostri amici svizzeri può essere d’insegnamento ad altre realtà. Ci siamo fatti trovare pronti nonostante le difficoltà di allestire un arrivo a quota 2800 metri”.

Aspettando la Coppa del Mondo
Aspettando la Coppa del Mondo

L’apporto fondamentale dell’Ecole Hotelière e delle imprese valdostane

Guichardaz e Julen hanno poi sottolineato l’apporto fondamentale dell’Ecole Hotelière (definita dal primo un “gioiellino”), impegnata a preparare 2800 pasti per il pubblico e scelta “sia perché l’evento deve puntare sugli imprenditori locali, sia perché c’è grande difficoltà a trovare forza lavoro e per questi ragazzi si tratta di una splendida opportunità”, dice Julen.

Un modo per fare sistema e riunire i principali attori del territorio: “Le imprese hanno lavorato insieme e hanno lavorato bene, sviluppando grande competenza”, spiega Roberto Sapia, presidente della Chambre Valdotaine. “Grazie agli chef e alla scuola siamo riusciti a conciliare la cucina italiana con i prodotti valdostani, una cosa non facile”. Per Sapia è stata una sfida che rispecchia le sfide del futuro, “ambientali, economiche, di pace”.

Ed in effetti senza Coppa del Mondo ci si perde anche un ottimo menù, capace di combinare tradizione e innovazione, dal cappuccino di zucca e caprino al marbré di bollito misto, dal tortello al seiras al cubotto di manzo su purée di carote, fino ad una crostatina al gianduja, il tutto servito con una professionalità e competenza non comuni in ragazzi di 18 anni circa.

Il lavoro di preparazione, per i circa 120 alunni, iniziato a luglio con la supervisione degli chef Agostino Buillas (già impegnato a La Thuile) e Alfio Faccendini: “La scuola si è messa in moto a 360 gradi per garantire che sulla tavola ci fosse il territorio. Siamo stati onorati che il comitato si sia rivolto a noi. Abbiamo colto questa sfida: anche l’annullamento fa parte del nostro lavoro”, è il commento “filosofico” di Jeannette Bondaz, presidente dell’Ecole.

 

 

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