Dopo le prime nove giornate della regular season di IHL Division I, l’HC Aosta conferma il suo ruolo da protagonista. Con sei vittorie e tre sconfitte, la squadra valdostana ha mostrato solidità, intensità e un gioco sempre più maturo, nonostante un roster giovane e diversi infortuni che hanno pesato sulle ultime due partite contro Valpellice e Alleghe. Dopo un inizio travolgente, con successi esterni a Caldaro, Pergine e Dobbiaco e una convincente vittoria casalinga contro Feltre, il gruppo guidato dallo staff tecnico ha saputo costruire una propria identità, basata su ritmo, coesione e fiducia nei giovani. Poi sono arrivate due sconfitte consecutive, con Valpellice e Alleghe, che hanno riportato la squadra al quarto posto in classifica. Ora l’obiettivo è ritrovare continuità, con una rosa che sta progressivamente tornando al completo e un pubblico che, con una media di 700 spettatori a partita, conferma il rinnovato entusiasmo per l’hockey ad Aosta.
A fare luce sul momento della squadra è coach Luca Giovinazzo.
Le ultime due sconfitte hanno sorpreso, considerando che il campionato sembra molto equilibrato. Come le spiega?
È un campionato davvero molto equilibrato. Quest’anno viaggiamo di settimana in settimana, senza darci obiettivi a lungo termine, perché la squadra è giovane e nuova. L’obiettivo che ci eravamo posti anni fa era arrivare a questo punto: una squadra competitiva, solida davanti e dietro, capace di crescere partita dopo partita.
Il problema, però, è arrivato proprio in difesa: abbiamo avuto tre o quattro infortuni contemporaneamente. Ci siamo trovati senza Sukhytski, senza Movchan e poi con Lysenko fermo. Tre pedine fondamentali per il nostro equilibrio difensivo. Giocavamo già con sei difensori giusti, molti dei quali giovanissimi, nel sestetto base abbiamo cinque giovani, e quando stavamo trovando il ritmo giusto, gli infortuni ci hanno tagliato un po’ le gambe.
In più Mocellin era fermo da una settimana per mal di schiena, è rientrato per la partita ma non era al meglio, e Berger ha giocato influenzato. Tutto questo ha inevitabilmente abbassato il ritmo generale, quello che avevamo costruito con costanza.
Va anche detto che gli avversari meritavano: il Valpellice è una squadra completa, veloce e compatta, e l’Alleghe ha disputato una grande partita contro di noi. In questo campionato puoi vincere con la prima e perdere con l’ultima. Lo dimostra la classifica: dopo otto giornate, quasi tutte le squadre sono racchiuse in dieci punti. È un caso raro, ma molto positivo per lo spettacolo.
A proposito di mercato, quest’anno si è parlato di una situazione economica diversa. Cosa è cambiato?
È stato un anno di assestamento. Dico le cose come stanno: è anche una questione di budget. Abbiamo scelto di tornare a puntare su sponsor locali, coinvolgendo aziende del territorio che credono nel nostro progetto, e la risposta è stata ottima.
L’anno scorso, per motivi anche societari e politici, avevamo costruito una squadra molto attrezzata. Era il primo anno in IHL, il primo a pagamento, e dovevamo riportare entusiasmo e pubblico: serviva una squadra forte, che facesse parlare di sé. E l’obiettivo è stato raggiunto, basti pensare che oggi abbiamo una media di 700 spettatori a partita, quando due anni fa erano appena 200 e l’ingresso era gratuito. Quest’anno invece abbiamo voluto fare un passo avanti nel progetto sportivo, non solo nei risultati. L’obiettivo era valorizzare i giovani, consolidare il gruppo e creare basi stabili. Già dall’estate sapevamo che avremmo ridimensionato il roster, non per abbassare il livello, ma per dare spazio a chi è cresciuto qui.
Non è facile trovare difensori di livello sul mercato, ma ci stiamo muovendo. Gli infortuni ci hanno spinto a cercare un sostituto temporaneo: abbiamo preso un difensore ucraino, Alexander Voronin, che era già stato con noi due anni fa e che ha voluto tornare ad Aosta con entusiasmo, e abbiamo richiamato anche Pascal Blanc, ex capitano della Division I, che conosce bene i giovani e il gruppo. È di Aosta, era il capitano di 7-8 ragazzi che oggi giocano stabilmente in prima squadra, e la sua esperienza sarà preziosa, anche solo in panchina o negli allenamenti.
Da sabato torneremo ad avere 6-7 difensori a disposizione e da domenica rientrerà anche Nardella, che giocherà da italiano. La squadra, nonostante l’età media bassa, è compatta, solida e competitiva. Abbiamo anche un portiere di ottimo livello, che spesso sopperisce a qualche difficoltà difensiva.
Abbiamo inciampato in due partite, ma siamo pronti a rimettere in moto il nostro gioco. E lo dico sinceramente: quest’anno, da coach e da spettatore, il nostro gioco è anche più divertente da vedere.
La squadra è molto giovane: come sta crescendo questo gruppo?
Molto bene. In difesa abbiamo tre ragazzi del 2006, uno del 2007 e uno del 2008: parliamo di giocatori di 16, 17 e 18 anni che si stanno ritagliando spazio e responsabilità in prima squadra. E questo era il nostro obiettivo.
Abbiamo già fatto esordire un 2008, il secondo portiere è un 2009, e altri due 2008 entreranno l’anno prossimo dall’Under 19. Ogni anno vogliamo portare su un piccolo gruppo, circondato da giocatori esperti come Joshua Berger, Mattia Mocellin, Dmytro Nimenko e Vladyslav Lysenko quattro elementi che ho voluto fortemente confermare perché sono fondamentali dentro e fuori dal ghiaccio. Sono esempi positivi, trascinano i più giovani e creano un ambiente sereno, sportivo e motivante.
È bello vederli allenarsi insieme, fare gruppo anche fuori e pranzare insieme. È il segno che il progetto funziona. I giovani di oggi diventeranno i “veterani” di domani, e ogni anno ne inseriremo di nuovi. L’idea è costruire una squadra stabile, dove magari cambi solo uno o due giocatori all’anno, ma il gruppo resta questo.
A livello di struttura e sviluppo del movimento, quali sono le novità più importanti?
Sul fronte infrastrutturale ci sono grandi notizie. È in programma la costruzione del nuovo Palaghiaccio di Aosta, proprio di fronte a quello attuale: il progetto è stato approvato e i lavori partiranno entro fine anno.
Una volta completato, verrà demolita la vecchia struttura. Sarà un impianto moderno e funzionale, un enorme valore aggiunto non solo per l’HC Aosta, ma per tutto l’hockey valdostano e per il settore giovanile.
E poi c’è il College della Valle d’Aosta, una realtà ormai consolidata e in crescita. Accoglie ragazzi fin dai 13 anni e permette loro di studiare e allenarsi qui, senza doversi spostare. È un investimento sul futuro: molti dei nostri attuali giocatori come Gesumaria, Fraschetta, Badoglio, sono cresciuti nel college e oggi sono in prima squadra. È la prova che il modello funziona, che i ragazzi si affezionano alla città e restano.
Il futuro dell’hockey in Valle d’Aosta passa da qui: college e nuovo palaghiaccio sono due pilastri fondamentali per programmare e crescere.
Alcuni tifosi hanno parlato della mancanza di Garau o Timpone. Hai qualche rimpianto?
No, direi di no. Garau, per esempio, non si era integrato bene nella prima squadra: in Division One aveva fatto molto bene, ma in IHL faticava a entrare nei nostri meccanismi di gioco.
Forse ho solo un rimpianto per un difensore che avrei voluto confermare, ma ha dovuto lasciare per motivi di lavoro. Per il resto, nessun rimpianto. Quello che abbiamo fatto era già pianificato: dare spazio ai giovani e costruire il futuro.
È chiaro che quando arrivano due sconfitte la gente parla, ma fino a due settimane fa eravamo primi in classifica con una squadra giovanissima. E questo dice tutto: la direzione è quella giusta.
Come valuti il percorso complessivo finora e quali sono gli obiettivi a medio-lungo termine?
Finora sono molto soddisfatto. Siamo stati primi, poi quarti, ma sempre nelle posizioni di vertice. L’obiettivo è restare nelle prime sei e giocarci i playoff fino all’ultimo.
Gli infortuni ci hanno rallentato, ma con i rientri e qualche aggiustamento difensivo torneremo presto al nostro livello. Il gruppo è unito, motivato e sereno: c’è fiducia, c’è gioco e c’è entusiasmo.
A lungo termine vogliamo costruire una squadra stabile, radicata, con ragazzi cresciuti qui che possano restare per anni. Come dico spesso, noi non abbiamo ancora un leader “simbolo” locale, uno con il carisma di trascinare tutti, un giocatore come Enrico Chelodi, capitano del Fiemme, sarebbe l’esempio perfetto. Due anni fa, in Coppa Italia, reclamò un gol irregolare e gli arbitri lo annullarono: quel gesto dimostra cosa significa essere un capitano vero, rispettato e ascoltato. Avere un giocatore così, con quella personalità, sarebbe un sogno per qualsiasi allenatore.
Guardando al futuro, pensate a nuovi acquisti?
Non abbiamo nomi precisi al momento. Prima vogliamo valutare i rientri di Lysenko, Sukhytskyi, Movchan, Mocellin e Berger. Se si presenterà un’occasione davvero buona, economica e tecnica, per un sesto o settimo difensore, la valuteremo. Ma oggi preferisco dare fiducia ai nostri.
Lysenko ha ripreso a pattinare, ha una voglia matta di rientrare, ma vogliamo che lo faccia con calma, senza rischiare ricadute. L’acquisto temporaneo di Voronin serve proprio a questo: permettergli di recuperare al meglio.
C’è una squadra favorita quest’anno?
No, non direi. È un campionato davvero equilibrato. Caldaro resta sempre forte, grazie ai suoi giovani e a un progetto ben strutturato, ma anche Feltre l’anno scorso ha dimostrato che tutto è possibile: a inizio stagione nessuno pensava che potesse fare l’exploit che ha fatto, e invece ha vinto la Coppa. È bello così, vuol dire che nulla è scontato e che ogni partita è aperta.
Un’ultima battuta: che clima si respira oggi ad Aosta?
Molto positivo. Quest’anno si lavora bene: c’è entusiasmo, armonia, voglia di crescere. I ragazzi si allenano insieme anche fuori orario, si vedono, stanno bene tra loro. È un bel segnale.
Siamo partiti dal gruppo e non dai singoli, ed è la scelta giusta. Il sogno sarebbe arrivare alle Final Four, non è impossibile, ma bisogna restare umili e continuare a lavorare.
Abbiamo costruito un progetto che unisce sport, giovani e territorio: ora il pubblico si è riavvicinato e la città ha ritrovato passione per l’hockey. È questo, più di tutto, il nostro successo.
Sabato il ghiaccio di Aosta tornerà ad accendersi per l’11ª giornata di IHL: i valdostani ospiteranno il Fassa Falcons, in un match fondamentale per ritrovare ritmo e continuità. Con il roster quasi al completo l’HC Aosta punta a trasformare le ultime difficoltà in energia positiva. Il gruppo è giovane ma ambizioso, e la sfida contro Fassa sarà l’occasione perfetta per dimostrare, ancora una volta, che questa squadra sa giocare da protagonista.
