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Giro d’Italia, un’occasione persa (per la Valle d’Aosta o per i corridori?)

La Corsa rosa non è passata per la Valle d'Aosta, se non in pullman, per poi partire da Le Châble, prima della salita per la Croix de Cœur. Il sindaco di Saint-Rhémy-En-Bosses: "La Valle d'Aosta non conta nulla".
Sport

Alla fine ha vinto la pioggia. O forse la paura. Meglio ancora: hanno vinto le tensioni di quasi due settimane di Giro d’Italia nelle quali problemi di ogni natura hanno avuto il sopravvento su tutto il resto. La corsa è passata in secondo piano a causa del riaffiorare delle positività al Covid di tanti corridori – due su tutti: la maglia rosa Remco Evenepoel e Filippo Ganna – e delle cadute che hanno flagellato il gruppo, ma se la tensione fra i corridori era palpabile già da qualche giorno è anche a causa delle tante difficoltà organizzative che Rcs ha cercato di far passare sottotraccia.

La neutralizzazione dei primi 119 chilometri della tappa Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana è la somma di tutti i problemi vissuti dalla corsa rosa fin dalla partenza da Fossacesia. Poteva esplodere mercoledì a Tortona, dove già era stato minacciato un primo sciopero dei corridori, invece il tutto è stato rinviato di quarantotto ore. E a farne le spese, per certi versi, è stata la nostra regione.

La Valle d’Aosta al palo

La Valle d’Aosta che si era preparata con gli immancabili striscioni e palloncini rosa a salutare il Giro è rimasta a bocca asciutta. I pullman delle squadre, scortati dalla Polizia Stradale, hanno imboccato l’autostrada a Quincinetto e sono usciti ad Aosta Est, salendo poi in statale fino al tunnel del Gran San Bernardo. Un passaggio mesto e triste che niente ha a che fare con la festa che il Giro – e il ciclismo più in generale – porta con sé.

“Abbiamo appreso con grande dispiacere e all’ultimo minuto della decisione riguardante la modifica della tappa del Giro d’Italia che di fatto non prevede il transito dei corridori nella nostra regione. – hanno detto il presidente della Regione Renzo Testolin e l’Assessore al Turismo, Sport e Commercio, Giulio Grosjacques – Spiace soprattutto per i disagi causati alla nostra popolazione  per la sospensione della circolazione in alcune importanti arterie viarie, richiesta dall’organizzazione del Giro per la sicurezza della corsa. La nostra regione risulta particolarmente penalizzata dalla modifica del programma di oggi. Speriamo che nei prossimi anni la Corsa Rosa possa passare nuovamente nella nostra Regione in un contesto organizzativo che ne valorizzi il suo territorio e le sue bellezze naturalistiche”.      

Assessore Grosjacques e Direttore Giro, Mauro Vegni
Assessore Grosjacques e Direttore Giro, Mauro Vegni

Il disappunto dei Comuni valdostani

Il primo ad esternare la propria delusione, a caldo, è stato il sindaco di Saint-Rhémy-en-Bosses Alberto Ciabattoni: “Una delusione enorme, anche perché abbiamo passato giornate a preparare di questa tappa. Una delusione enorme non solo per Saint-Rhémy-En-Bosses, ma per l’intera Valle d’Aosta. Ci spiace perché come regione Valle d’Aosta non contiamo molto a livello nazionale. Questa ne è la dimostrazione. Prima abbiamo perso la Cima Coppi non solo per colpa nostra, ma anche degli svizzeri. La non partenza addirittura è proprio una delusione che difficilmente viene assorbita dalla comunità locale, spero vivamente che l’anno prossimo ci sia un confronto diretto fra Rcs e Regione e si spera che per la Valle del Gran San Bernardo, che ha perso tanto, almeno l’anno prossimo si faccia qualcosa per far tornare sul territorio delle ricadute turistiche così significative”.

I Sindaci valdostani, attraverso una nota diffusa dal Celva, hanno espresso amarezza per la gestione della giornata intera: “Gli amministratori locali, la polizia locale e i numerosi volontari che in ogni Comune si erano resi disponibili per agevolare il passaggio della “Corsa Rosa” sono stati lasciati senza indicazioni in merito alla gestione della viabilità, del pubblico e di tutte le operazioni connesse alla manifestazione”. Da parte dei Sindaci emerge quindi il forte disappunto per essere stati prima chiamati a garantire il presidio del territorio – che come sempre era stato pienamente assicurato – salvo poi essere stati dimenticati al momento di comunicare le informazioni circa la gestione delle nuove modalità dopo l’annullamento della parte valdostana della tappa, peraltro avvenuta solo pochi minuti prima della partenza prevista.

“L’impegno che i Comuni valdostani hanno messo in questo appuntamento si è dissolto in un attimo: dopo situazioni come quelle di oggi diventerà sempre più difficile trovare energie e volontari per questo tipo di appuntamenti. I Comuni, il territorio e i cittadini valdostani hanno una dignità, che va rispettata in ogni occasione” afferma il Presidente del CPEL Alex Micheletto. I Sindaci valdostani auspicano infine che il territorio valdostano possa essere adeguatamente valorizzato – così come la passione e l’impegno della popolazione locale –  nelle prossime edizioni della manifestazione: dopo quanto accaduto oggi la Valle d’Aosta vanta senza dubbio un importante credito sportivo nei confronti dell’organizzazione del Giro d’Italia.

Chi sul banco degli imputati?

La Valle d’Aosta rimane al palo, almeno ciclisticamente, ma nei bar e sui social si parla comunque di ciclismo. Male, ma era inevitabile vista la mattinata appena trascorsa.

Come è consuetudine fare in Italia si va alla ricerca di un colpevole, e in questo caso il raggio d’azione è abbastanza esteso. La verità è che, ancora una volta il compromesso raggiunto da organizzazione e corridori – come nel caso della tappa del 2020 tra Morbegno e Asti – fa sì che non vi sia un capro espiatorio ben definito. Questo potrebbe anche aiutare a capire che non sempre c’è bisogno di un colpevole, ma non è questo il momento di iniziare una battaglia filosofica di questo tipo (che perderemmo, va da sé).

Imputato numero 1: i corridori

Lo slogan più declamato in Valle d’Aosta – e nel mondo degli appassionati di ciclismo – dal momento della conferma della neutralizzazione della prima parte di tappa è “Non ci sono più i ciclisti di una volta” (con tutte le declinazioni del caso, anche decisamente volgari).

Francamente: vanno bene fino a un certo punto le foto di Charly Gaul e Fausto Coppi su passi alpini con la neve alta due metri, ma bisogna capire che il mondo (e il ciclismo) è cambiato. Nella boxe il numero limite dei round è sceso da 15 a 12 per preservare la salute degli atleti, nel ciclismo sono stati fatti passi avanti per evitare che per inseguire il sogno del tanto decantato “sport eroico” i suoi protagonisti ricorressero a sostanze proibite.

Dove sta il punto? Che a parte la cronometro inaugurale di Fossacesia il gruppo ha preso acqua in tutte le altre 11 frazioni di corsa. Parlando con vari personaggi all’interno dell’organizzazione si scopre che non ci sono bronchiti solo tra i corridori, ma anche tra i motocilisti al seguito e tra gli addetti alla logistica di partenza e arrivo. “La mia macchina sa di muffa”, ha confidato questa mattina a Borgofranco un meccanico del cambio ruote neutro.

Per preservare i corridori da situazioni estreme è arrivato “l’Extreme Weathe Protocol” dell’Uci, un protocollo di garanzia per i corridori. Che dice, sostanzialmente, che sotto a certe temperature la corsa non si può svolgere. La domanda che segue è semplice: c’erano le condizioni per applicare questo protocollo? Tecnicamente no, perché i 5 gradi all’imbocco del tunnel del Gran San Bernardo non sono sufficienti ad arrivare alla neutralizzazione. I corridori – o buona parte di loro – l’hanno chiesta a gran voce. Che sia giusto o meno non sta a noi dirlo. C’è però qualcuno che ha accettato la richiesta dei corridori, legittima o meno.

Imputato numero 2: Rcs Sport

Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia da oltre un decennio, era stato assoldato da Rcs per sostituire Angelo Zomegnan, storico patron del Giro che nel finale di carriera aveva avuto non poche frizioni con le squadre. Vegni era un mediatore, e bisogna ammettere che ha recitato nel miglior modo possibile questo ruolo. La tappa di oggi è partita da Borgofranco e arriverà a Crans Montana, le sedi di tappa (e i loro investimenti) sono confermati. Il direttore ha cercato di salvare capra e cavoli, riuscendoci parzialmente: come ha ammesso candidamente alla Rai, ha barattato l’annullamento della parte valdostana della tappa in cambio della promessa dei corridori di spettacolo vero sulla salita della Croix de Coeur e sull’ascesa finale di Crans Montana.

Piaccia o meno, è un accordo tra le parti. E bisogna ricordare che la Valle d’Aosta, al tavolo delle contrattazioni, questa volta non era invitata.

Non si è scontentata solo la Valle d’Aosta, però: scene come quelle di oggi, obiettivamente, non fanno bene allo sport.

L’altro mantra recitato a gran voce dagli appassionati è che “Al Tour de France una cosa del genere non sarebbe successa”. In questo caso chi scrive si sente di confermare la cosa. Al Tour si fa quello che dice il Tour: anni fa un corridore fu espulso dalla corsa perché, nel giorno di riposo, non prese l’aereo per il trasferimento ma si fece 600 chilometri in auto. Il Giro d’Italia, invece, offre alle squadre biglietti di voli in elicottero per i propri capitani per evitare di aspettare troppo sul Gran Sasso. Non tiene troppo d’occhio le strade (far disegnare le strisce pedonali nuove di zecca a 30 metri dall’arrivo di Salerno è un delitto), pecca non poco sulla gestione alberghiera della carovana (si narra di hotel per la sera dopo comunicati via messaggi alle 3 di notte) e oggi cala le braghe di fronte alle richieste dei corridori.

Lo ha fatto perché con tutta probabilità ne sarebbe uscita fuori una tappa orribile dal punto di vista tecnico, con uno sciopero degli atleti che sarebbe concretizzato con una prima parte di corsa ai 25 chilometri all’ora senza attacchi e senza spunti di cronaca. Rcs ha così cercato di preservare la corsa, dimenticandosi però che lo spettacolo non è fatto solo dalle gesta degli atleti, ma anche dai luoghi che il ciclismo aiuta a scoprire. Lo spettacolo del Giro sono i bambini a bordo strada, le fioriere addobbate di rosa, le coreografie sui campi immortalate dalle telecamere dell’elicottero. Quelli che la Valle d’Aosta aveva preparato e che nessuno ha visto.

La decisione: si parte dalla Svizzera

E’ terminata intorno alle 10.30 a Borgofranco la riunione tra l’organizzazione del Giro d’Italia e i team per definire le modifiche al percorso della 13esima tappa della corsa rosa, la Borgofranco – Crans Montana.
Confermate le sensazioni della prima mattina, con l’ufficializzazione della neutralizzazione della prima parte della gara, quella che transitava nella nostra Regione. Si partirà da Le Châble, prima della salita per la Croix de Cœur, attorno alle 14 come da programma: saltano pertanto i primi 124,4 chilometri della corsa, per un totale di 74,6 km.

Tappa Giro d Italia modificata
Tappa Giro d Italia modificata

“Le squadre hanno richiesto l’applicazione del protocollo “meteo estremo” dell’Uci – ha dichiarato il patron del Giro d’Italia Mauro Vegni ai microfoni di RaiSport – e noi siamo andati incontro alle loro richieste, a condizione che però si faccia la tappa “vera” sulla salita della Croix de Coeur e sull’ascesa finale di Crans Montana”.

Il rito del foglio firma, però, si è tenuto comunque a Borgofranco, senza però il solito folklore che accompagna questa festa: successivamente gli atleti saliranno in autobus e raggiungeranno Le Châble.

Giro dItalia Saint Rhémy En Bosses
I tifosi delusi a Saint-Rhémy-En-Bosses

Rischio sciopero per i corridori

Alle 11 da Borgofranco d’Ivrea doveva partire la 13esima frazione del Giro d’Italia, che avrebbe portato i corridori dopo 199 chilometri a Crans Montana. Ma le prime ore della mattinata – e la serata di ieri – sono state piuttosto concitate: c’è infatti un forte malumore all’interno del gruppo dei ciclisti. Le motivazioni sono molteplici: in primis le condizioni meteo di questi giorni, che hanno impedito alla corsa di vivere finora una vera e propria giornata primaverile. Le tante cadute delle ultime tappe – anche gravi, come nel caso della frazione con arrivo a Tortona che hanno costretto al ritiro uno dei favoriti, il britannico Tao Geoghegan Hart – fanno il paio con le bronchiti (e il Covid) che hanno messo a repentaglio la salute dei corridori.

La scuola media di Borgofranco addobbata a festa
La scuola media di Borgofranco addobbata a festa

A questo si aggiungono le tensioni tra le squadre e l’organizzazione: la gestione del caso di Remco Evenepoel non è piaciuta a Rcs, che di contro viene tacciata da buona parte dei team di non essere all’altezza della situazione relativamente all’organizzazione (soprattutto nella gestione degli alberghi).

La somma di tutti questi elementi potrebbe sfociare addirittura in uno sciopero: questa mattina molti giornali nazionali hanno paventato questa possibilità e all’interno della carovana si parla diffusamente di “colloqui di pace” tra organizzazione e squadre iniziati nella serata di ieri e proseguiti nella notte. Per capire cosa succederà basterà attendere le ore 11, quando il sindaco di Borgofranco Fausto Francisca abbasserà la bandierina a scacchi e darà ufficialmente il via alla 13esima tappa del Giro d’Italia numero 106. Pochi chilometri dopo, terminato il trasferimento, vedremo cosa avrà in mente il gruppo.

Il precedente del Giro d’Italia a Morbegno

C’è un precedente recente – e non positivo, almeno per quel che concerne la nostra regione – di una protesta dei corridori sfociata in un vero e proprio sciopero. Nel 2020 la tappa Morbegno – Asti del Giro d’Italia, numero 19 di quella corsa disputatasi a ottobre dopo la prima ondata della pandemia, il gruppo si rifiutò di partire a causa della forte pioggia: la frazione era una delle più lunghe di quella corsa rosa, per evitare la neutralizzazione dell’intera tappa il patron Mauro Vegni acconsentì che i corridori – dopo il trasferimento verso il chilometro zero – salissero in autobus e raggiungessero Abbiategrasso. La tappa fu quindi accorciata di 100 chilometri: era una frazione “di trasferimento”, quella di oggi tra Borgofranco e Crans è totalmente differente. Ma la pioggia è presente anche qui, e potrebbe tramutarsi in neve al Col de la Croix de Coeur, prima dell’arrivo di Crans Montana.

8 risposte

  1. Non si capisce perché a mezzogiorno le strade ad Aosta pare che fossero ancora chiuse mentre la decisione di annullare la tappa era stata presa alle 10,30…..

  2. dall’infame squalifica di Pantani nel 1999 – non parliamo poi della sua esecuzione nel 2004 per tappargli la bocca – non ho piu’ guardato un Giro, il ciclismo ha perso ogni credibilita’ come sport.

  3. Per il sindaco di Saint Rhémy e per gli organizzatori del Giro…
    Elenco delle date di apertura del Colle del Gran San Bernardo a partire dal 1996:
    1996: 7 giugno
    1997: 6 giugno
    1998: 5 giugno
    1999: 2 giugno
    2000: 2 giugno
    2001: 9 giugno
    2002: 7 giugno
    2003: 6 giugno
    2004: 7 giugno
    2005: 8 giugno
    2006: 9 giugno
    2007: 8 giugno
    2008: 6 giugno
    2009: 5 giugno
    2010: 3 giugno
    2011: 2 giugno
    2012: 7 giugno
    2013: 7 giugno
    2014: 6 giugno
    2015: 5 giugno
    2016: 10 giugno
    2017: 2 giugno
    2018: 8 giugno
    2019: 7 giugno
    2020: 3 giugno
    2021: 2 giugno

  4. Altro che “sperare che il prossimo anno il giro passi di qui” come affermano i nostri governicchianti, io chiederei i danni a Rcs per tutti i disagi, l’organizzazione andata a vuoto, i volontari che si son dati da fare per nulla, il tempo è un pretesto qui non ha neanche piovuto,

  5. Tanti disagi per nulla, perlomeno hanno dato una rinfrescata alle strade in vista del Giro che ci ha preso in giro. Contiamo sempre meno.

  6. Nel paese dei farlocchi, quando passa il giro d’Italia, si asfalta e si fanno le strisce nuove.
    Nel paese dei farlocchi, quando passa il giro d’Italia, si chiudono le strade e le forze dell’ordine fanno i guardia pista.
    Nel paese dei farlocchi, il giro d’Italia passa in mezzo a capannoni e centri commerciali, non a campi, boschi e vigneti.
    Nel paese dei farlocchi, quando passa il giro d’Italia, si chiude l’unica arteria che serve la città.
    Nel paese dei farlocchi, quando passa il giro d’Italia, se ti arrabbi perché non puoi andare dove vuoi, la gente ti guarda storto.
    Nel paese dei farlocchi, il giro d’Italia passa in Svizzera.
    Nel paese dei farlocchi, quando passa il giro d’Italia, splende sempre il sole. Anche se piove.

  7. Eh niente .. sarebbe da organizzare il giro d’italia ad ottobre e la discesa libera di cervinia a Maggio …

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